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Omotransfobia: un prete palermitano apre ai matrimoni gay

Omotransfobia: un prete palermitano apre ai matrimoni gay

Tratto da: Adista Notizie n° 19 del 03/06/2023

41480 PALERMO-ADISTA. Registrazione all’anagrafe dei figli di genitori dello stesso sesso? Sì, certo. Matrimonio religioso fra persone dello stesso sesso? Nulla in contrario, anche se bisogna attendere tempi più maturi. Questo pensa e questo dice don Antonio Zito, parroco di Maria SS. della Misericordia a Palermo. Anzi, per la trascrizione è “passato ai fatti”.

È successo che per celebrare la Giornata Internazionale di lotta all’omobilesbotransfobia – che ricorda il giorno, il 17 maggio 1990, in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità eliminò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali – nel capoluogo siciliano oltre trenta tra associazioni, parrocchie e chiese (luterane, avventiste, valdese e cattolica) hanno organizzato un evento che ha avuto il suo culmine il 18 maggio nella parrocchia di Maria SS. della Misericordia. È qui che si sono riunite le persone che poco prima avevano sfilato di fronte all’Ufficio dell’Anagrafe di Palermo in segno di protesta contro la decisione del governo (recepita solo da una parte dei comuni italiani) di interrompere la trascrizione dei figli di coppie omogenitoriali. In chiesa don Antonio Zito, che è anche direttore dell'ufficio per l'insegnamento della religione cattolica dell'arcidiocesi di Palermo e da anni animatore della veglia palermitana, ha letto un messaggio di vicinanza e solidarietà dell’arcivescovo, il card. Corrado Lorefice. E due giorni dopo ha rilasciato un’intervista alle pagine palermitane di Repubblica (20/5) nella quale è stato molto netto nel condannare ogni tipo di discriminazione verso le coppie gay e quelle omogenitoriali: «È grave che ancora oggi non sia possibile registrare due genitori dello stesso sesso all'anagrafe cittadina», ha dichiarato, sottolineando però di esprimere «opinioni personali, non riferibili all'ufficio che ricopro nell'arcidiocesi». Di più, Zito ha anche aggiunto di essere favorevole al “matrimonio egualitario”, sicuramente per quello civile, «perché l'amore non può essere soggetto a ingabbiature di nessun genere». Ma non ha escluso la possibilità per le coppie gay di sposarsi in futuro anche in chiesa. Non a breve termine però. Rispetto al dibattito in corso a livello ecclesiale, don Zito ha detto infatti che «viviamo un momento di crisi, ma mi piace sottolineare che vedo la crisi come espressione positiva, come un momento di crescita. È bello che ci siano tutte queste sollecitazioni, ma mi sembra che non sia ancora il momento opportuno per prendere delle decisioni».

Rispetto al tema delle trascrizioni all’anagrafe dei figli nati da coppie omogenitoriali, don Antonio ha ricordato che «nel giorno della veglia per il superamento dell'omotransfobia abbiamo voluto fare un passaggio dall'anagrafe proprio per lanciare un segnale. Lo Stato deve registrare entrambi i genitori: non è soltanto un suo dovere, è soprattutto un suo diritto», ossia il «diritto di affermare se stesso». Più problematica a giudizio del presbitero la questione della gestazione per altri, ossia il cosiddetto utero in affitto. «Anni fa ho conosciuto una coppia di donne che stavano insieme e hanno fatto un figlio. Una ha impiantato il suo ovulo nell'utero dell'altra e poi si è proceduto con la fecondazione assistita. Ho chiesto loro se quel bambino avesse un papà e loro mi hanno risposto di no, che aveva due mamme. Ma non è così, quel bambino da qualche parte del mondo un papà ce l'aveva. Non vedo necessaria questa pratica o quella della gestazione per altri. Ci sono altre vie», perché «la maternità e la paternità non sono necessariamente legate all'aspetto biologico». In questo senso, don Zito si dichiara favorevole alla possibilità per le coppie gay di adottare o avere minori in affido: «Non trovo niente di scandaloso nell'avere due papà o due mamme che effettivamente li amino. È chiaro che si tratta di situazioni che vanno esaminate singolarmente, non stiamo parlando di banalità. Occorrerebbe far sedere attorno a un tavolo tutti gli attori coinvolti, a patto che questi siano sinceramente disposti all'ascolto dell'altro, senza pregiudizi».

L’intervista ha destato un certo scalpore in diocesi. E indotto don Zito a ribadire, attraverso una nota pubblicata il giorno stesso dell’uscita dell’intervista sul sito dell’arcidiocesi, ciò che di fatto il prete già aveva chiarito nell’intervista: «Al fine di evitare erronee interpretazioni e possibili strumentalizzazioni, è mia premura precisare che quanto dichiarato e pubblicato è frutto esclusivamente delle mie opinioni personali non riferibili all’Ufficio da me ricoperto presso l’Arcidiocesi di Palermo».

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