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Armi e Intelligenza Artificiale: una macchina non può decidere chi vive e chi muore

Armi e Intelligenza Artificiale: una macchina non può decidere chi vive e chi muore

Gli esperti del settore le chiamano “Lethal Autonomous Weapons” (LAWs), i pacifisti “killer robots”. Sono armi letali, totalmente autonome, dotate di sofisticati sistemi di Intelligenza Artificiale (IA) in grado di riconoscere, puntare e distruggere obiettivi strategici e, perché no, uccidere persone in contesti di guerra o lotta al terrorismo. L’immagine più comune per rappresentare questo tipo di sistema d’arma è quella dei droni, che volano e attaccano senza il controllo umano.

Da tempo la società civile internazionale è mobilitata con campagne e iniziative per contrastare l’uso indiscriminato di questi sistemi d’arma, in particolare nei contesti di guerra dove è alto il rischio di coinvolgimento delle popolazioni civili. Martedì scorso, nell’ambito di un meeting Onu sulla regolamentazione globale dell’intelligenza artificiale, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha sottolineato che l’IA è uno strumento potente, nel bene ma anche nel male, lanciando l’allarme sulle sue possibili applicazioni distruttive per l’umanità. Un grande sfida ma anche un pericolo enorme per il pianeta intero.

«Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato un appello urgente agli Stati affinché adottino un Trattato per vietare le armi letali autonome (LAWS, i cosiddetti “killer robots”) entro il 2026». In una nota pubblicata ieri, la Rete Italiana Pace e Disarmo – membro della Campagna Stop Killer Robots – sottolinea che l’appello di Guterres «fa parte della “Nuova Agenda per la Pace” del Segretario Generale in vista del “Summit of the Future” che si terrà nel 2024. La scadenza posta da Guterres è un riconoscimento cruciale del fatto che le nuove tecnologie pongono problemi umanitari, legali, di sicurezza ed etici fondamentali che minacciano direttamente i diritti umani e le libertà fondamentali».

Su questa battaglia di civiltà per il futuro l’Onu è in buona compagnia, si legge ancora nella nota: ci sono gli scienziati e i tecnici esperti di IA, e ci sono poi organizzazioni come Amnesty International, Human Rights Watch, il Comitato Internazionale della Croce Rossa, 26 premi Nobel e tante realtà della società civile internazionale, come la stessa Campagna Stop Killer Robots, che chiedono «l‘urgente negoziazione di una nuova norma internazionale che affronti la questione dell’autonomia dei sistemi d’arma e garantisca un controllo umano significativo sull’uso della forza».

La Rete Pace e Disarmo punta il dito sul crescente impiego di tecnologie sempre più avanzate nei conflitti, «con livelli di autonomia preoccupanti». E accusa una progressiva «disumanizzazione digitale» dei sistemi d’arma. Preoccupazioni condivise, si legge ancora nella nota, dal segretario generale Onu: «Le macchine con il potere e la discrezione di togliere la vita senza il coinvolgimento umano sono politicamente inaccettabili, moralmente ripugnanti e dovrebbero essere vietate dal diritto internazionale». Probabilmente già ad ottobre, avverte la Rete, gli Stati presenteranno in all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite «una Risoluzione per l’apertura di nuove consultazioni internazionali, un passo fondamentale verso un nuovo Trattato internazionale».

Secondo Clare Conboy (Campagna Stop Killer Robots) occorre restare al passo del progresso tecnologico: «Gli sviluppi tecnologici non aspettano. Il Segretario Generale ha aperto la strada agli Stati, chiedendo di negoziare una nuova legge internazionale che vieti le armi autonome entro il 2026. È tempo che gli Stati compiano passi significativi per proteggere l’umanità dalle catastrofiche conseguenze umanitarie derivanti dallo sviluppo dei killer robots, e in generale dalla disumanizzazione digitale». «Una risoluzione in ottobre è il prossimo passo verso un nuovo Trattato internazionale e la garanzia che non sarà permesso ad alcuna macchina di prendere decisioni di vita e di morte».

La strada verso la Risoluzione già si preannuncia ricca di ostacoli: al momento sono 90 gli Stati che hanno preso posizione contro i killer robots, ma numerose altre potenze militari stanno investendo ingenti capitali sullo sviluppo dell’IA nel comparto militare e, verosimilmente, si opporranno a un suo ridimensionamento.

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