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Insostenibile e antidemocratico: associazioni contro il rilancio del nucleare civile

Insostenibile e antidemocratico: associazioni contro il rilancio del nucleare civile

Tratto da: Adista Notizie n° 33 del 07/10/2023

41594 ROMA-ADISTA. Detto fatto: il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin lo aveva annunciato in pompa magna al Forum Ambrosetti di Cernobbio il 3 settembre scorso, spalleggiato dal collega delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. E così, il 21 settembre, presso la sede del Mase a via Cristoforo Colombo, lo stesso Pichetto Fratin ha convocato enti pubblici di ricerca, mondo accademico, associazioni scientifiche e aziende del settore per dar vita a una “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile” (PNNS): «La piattaforma – spiegava il Ministro a Cernobbio – costituirà il soggetto di raccordo e coordinamento tra tutti i diversi attori nazionali che a vario titolo si occupano di energia nucleare, sicurezza e radioprotezione, rifiuti radioattivi, sotto tutti i profili. In particolare, si punta allo sviluppo di tecnologie a basso impatto ambientale e a elevati standard di sicurezza e sostenibilità. L’attività della piattaforma, coordinata dal MASE con il supporto di RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) e di Enea, sarà finalizzata anche a rafforzare il contributo dell'Italia nella ricerca e nell’alta formazione universitaria (corsi di laurea, laurea magistrale e dottorati di ricerca), implementare la cooperazione e la partecipazione a livello europeo e il coordinamento dei progetti e delle attività a livello nazionale tra Università ed enti di ricerca» (Comunicato Stampa Mase, 5/9).

Lo stesso giorno dell’incontro, il Ministero ha poi informato che «l’Italia, come già previsto nella proposta di aggiornamento del PNIEC (il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima, ndr), punta sulla vasta diffusione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica per garantire la decarbonizzazione e la sicurezza energetica, anche attraverso la diversificazione delle fonti e l’integrazione delle diverse soluzioni tecnologiche disponibili». A tal fine, la PNNS si propone di «definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia e alle opportunità di crescita della filiera industriale nazionale già operante nel settore». Secondo il ministro nuclearista, «non si tratta evidentemente di proporre il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grande taglia della terza generazione, ma di valutare le nuove tecnologie sicure del nucleare innovativo quali gli Small Modular Reactor (SMR) e i reattori nucleari di quarta generazione (AMR)».

Un nuovo referendum?

Pichetto, attacca il 21 settembre l’Osservatorio Sulla Transizione Ecologica – coordinamento di associazioni composto da Laudato sì’, Coordinamento Democrazia Costituzionale, NOstra e Ambiente Lavoro – «sta all’ambiente come la volpe al pollaio». Sebbene «consapevole che ben due referendum popolari in Italia hanno detto no al nucleare» e che «la Germania ha chiuso definitivamente le sue centrali elettronucleari», intende andare avanti come un treno per la sua strada. E – è l’accusa dell’Osservatorio nella nota firmata dai rappresentanti Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Serafini – il ministro tenta di “smontare” l’esito dei referendum del 1987 e del 2011 parlando di nucleare “buono” e “sostenibile”. Si dice anche convinto che gli italiani hanno bocciato per ben due volte il nucleare civile a causa delle tecnologie impiegate in quegli anni e che sarebbero pronti a cambiare idea una volta opportunamente informati sulla bontà delle centrali “quarta generazione”. Ma ignora, spiegano le associazioni, «che la sostanza del nucleare disponibile oggi è la stessa di prima e che non basta attaccargli un cartellino con un altro numero, definendolo di nuova generazione, per renderlo più sicuro». Tra l’altro, centrali nucleari e sicurezza non sembrano proprio fare rima, spiega la nota dell’Osservatorio, come dimostra il diffondersi del terrore con l’approssimarsi del conflitto russo alle centrali ucraine.

E mentre il ministro si gongola pensando «all’enorme affare che rappresenterebbe la costruzione di una centrale nucleare», denuncia ancora la nota, nei cassetti del Ministero giacciono, abbandonati e ignorati, numerosi progetti di energie rinnovabili e realmente pulite. Questa l’accusa delle associazioni afferenti all’Osservatorio: «Il ministro non si occupa del rispetto degli obiettivi in materia di rinnovabili ma si preoccupa degli interessi delle lobbies del fossile e del nucleare. Questo governo non è solo conservatore ma ha la testa all’indietro ed è subalterno ai gruppi che hanno interessi sulle fonti energetiche fossili, dimenticando che se l’Italia vuole raggiungere una maggiore autonomia deve puntare sulle energie da fonti pulite e rinnovabili, tutte senza esclusione, e spingere sull’acceleratore, altrimenti i disastri ambientali cresceranno e arriveremo al 2030 nel modo peggiore».

In chiusura, l’Osservatorio avverte il governo Meloni che la società civile si opporrà a ogni tentativo di scavalcare la volontà popolare con progetti retrogradi e nocivi, mobilitandosi con un referendum così come nel 2011. Insomma, «il referendum sul nucleare ci sarà se reso necessario da un ritorno al passato del governo. Elettrici ed elettori possono, se necessario, ribadire ancora una volta che il nucleare in Italia non si deve fare».

Il nucleare “sostenibile” non esiste

È di due giorni prima dell’evento la nota congiunta – firmata Legambiente, WWF Italia, Greenpeace Italia, e Kyoto Club – nella quale gli ambientalisti italiani denunciano che “Sul nucleare il Governo sta totalmente sbagliando strada”. La nota congiunta del 19 settembre lancia una severa accusa al governo Meloni, ostinato «a credere che la strada del “nucleare sostenibile” sia percorribile». Secondo le storiche organizzazione si tratta invece «di una scelta sbagliata e insensata che rischia di traghettare l’Italia verso un modello di transizione energetica che non ha nulla di sostenibile».

Le quattro firmatarie dell’appello chiedono con urgenza al ministro dell’Ambiente e al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano un incontro per discutere seriamente di energie rinnovabili, che ritengono il «vero volano di cui il Paese ha bisogno e che è inspiegabilmente bloccato tra ritardi e burocrazia».

Allo stato attuale, contestano le quattro firmatarie «il nucleare di quarta generazione o nei mini-reattori modulari nucleari (Small Modular Reactor), la cui realizzabilità è tutta da dimostrare, ha costi alti, tempi lunghi e non elimina l’annoso problema delle scorie», eredità pesante consegnata alle future generazioni e anche business decisamente appetibile per la criminalità organizzata. Si tratterebbe dunque di «una scelta assolutamente contraddittoria», in contrasto con «l’urgenza negli interventi di riduzione delle emissioni climalteranti». Le organizzazioni accusano dunque il governo di voler «traghettare l’Italia verso una transizione energetica che non ha nulla di sostenibile e che non guarda al bene del Paese e dell’ambiente». Peraltro tradendo la volontà popolare già nettamente espressa nei due referendum del 1987 e del 2011.

Al ministro dell’Ambiente, le organizzazioni chiedono un confronto «sul vero futuro energetico del nostro Paese», visto che l’Italia «ha tutte le carte in tavola per diventare l’hub europeo delle fonti pulite. Ancora oggi lo sviluppo delle rinnovabili e la realizzazione di nuovi impianti da fonti pulite sono rallentati da ritardi, burocrazia e da un iter lento e farraginoso in fatto di autorizzazioni, anche regionali, punti su cui occorre accelerare il passo creando una piattaforma nazionale per le rinnovabili». Da qui si deve partire per garantire un futuro “pulito” al nostro Paese, non dal «“nucleare sostenibile” che non esiste».

Le organizzazioni chiamano in causa anche il ministro della Cultura Sangiuliano, al quale chiedono un incontro «per risolvere l’annoso problema dei dinieghi ripetuti delle Sovrintendenze ai progetti di impianti a fonti rinnovabili». 

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