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“Niente modifiche alla 185!”: appello di associazioni cattoliche alla coscienza dei deputati

“Niente modifiche alla 185!”: appello di associazioni cattoliche alla coscienza dei deputati

Tratto da: Adista Notizie n° 10 del 16/03/2024

 

41786 ROMA-ADISTA. Anche le associazioni e i movimenti cattolici si mobilitano per difendere la Legge 185/90 dalle modifiche, già approvate dal Senato e in attesa di andare in aula a Montecitorio, che vorrebbero rendere ancora più facile esportare armi e ridurre la trasparenza finanziaria (v. notizia precedente). Lo scorso 4 marzo, alla vigilia della seconda Giornata internazionale per la consapevolezza sul disarmo e la non proliferazione, in una conferenza stampa a Roma è stato presentato «l’appello alla coscienza dei Parlamentari contro il falso realismo della guerra» sottoscritto da Giuseppe Notarstefano (presidente Azione Cattolica Italiana), Emiliano Manfredonia (presidente Acli), Matteo Fadda (presidente Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII), Cristiana Formosa e Gabriele Bardo (responsabili Movimento dei Focolari Italia) e mons. Giovanni Ricchiuti (presidente Pax Christi Italia) e a cui hanno aderito anche Agesci, Banca Etica e Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei).

«La Legge 185, che è stata una grande conquista della società civile, non abolisce il commercio delle armi ma vi pone delle limitazioni secondo alcuni criteri “umani”», ha spiega Carlo Cefaloni, redattore del mensile Città Nuova e moderatore della conferenza stampa. Ma ora, ha aggiunto Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo, «siamo a un punto di svolta verso il via libera generalizzato all’esportazione di armi a chiunque». E p. Alex Zanotelli, religioso comboniano dalle cui denunce negli anni ‘80 sul mensile Nigrizia del traffico di armi in Africa partì la mobilitazione che nel 1990 portò all’approvazione della legge che ora il governo vuole smontare: «In un mondo sempre più armato e militarizzato, abbiamo ancora più bisogno della 185. Ma il governo, fra i cui esponenti c’è il ministro della Difesa Guido Crosetto, già presidente della Federazione delle aziende armiere, è “pappa e ciccia” con il complesso militare industriale». Infatti, ha aggiunto Maria Elena Lacquaniti, coordinatrice Commissione globalizzazione e ambiente della Fcei, «i parlamentari che hanno proposto e approvato le modifiche, hanno eseguito come scolaretti le richieste della lobby delle armi».

Andrea Baranes, presidente della Fondazione Finanza Etica e consigliere d’amministrazione di Banca Etica, ha sottolineato soprattutto la mancanza di trasparenza finanziaria che provocheranno le modifiche alla legge: «I cittadini e i consumatori hanno diritto a sapere come investe e impiega i soldi la propria banca, se sostiene il commercio delle armi o no, ora però non sarà più possibile». Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale delle Acli, ha lanciato un grido di allarme: «Se in nome della crescita del Pil continuiamo a produrre e vendere armi, sviluppando un’economia di morte, dopodomani ai nostri figli e nipoti verrà chiesto di rimettersi l’elmetto». Del resto, ha aggiunto Giovanni Ramonda, dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, «la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha auspicato che l’Unione aumenti ancora la produzione di armi e avvii un programma comune di riarmo così come si è fatto per i vaccini, e il presidente francese Emmanuel Macron ha ipotizzato l’invio di truppe a fare la guerra in Ucraina». È quella che il deputato Paolo Ciani (unico parlamentare presente), già responsabile romano di Sant’Egidio e ora deputato di Demos, ha definito «tentativo culturale di normalizzare la guerra e di farci familiarizzare sempre più con le armi, comprese quelle nucleari, evocate sempre più spesso».

In questo contesto, cosa fare? «I rapporti di forza a Montecitorio sono negativi», ha ammesso Ciani. Occorre allora parlare alla società perché, come ha detto don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, in certi momenti «tacere diventa una colpa e parlare è un obbligo morale e civile». E per coinvolgere la società, Zanotelli ha invocato l’impegno della Chiesa: «Gli enti ecclesiastici dovrebbero dare un segnale forte togliendo i propri soldi dalle banche che sostengono il commercio di armi, i vescovi e i parroci invitare i fedeli alla mobilitazione». Ma sono temi che fanno fatica a emergere, sia nelle parrocchie sia nella Conferenza episcopale italiana. «In questi 18 anni di episcopato – ha rivelato mons. Ricchiuti, da poco vescovo emerito di Altamura, ma ancora presidente di Pax Christi – nelle assemblee sono intervenuto molte volte, nei corridoi ho ricevuto sostegno e attestazioni di stima, ma a livello ufficiale non è successo molto altro. Nell’episcopato mancano ancora molto coraggio e tanta parresia evangelica».

Forse, aggiungiamo noi, la Cei non parla perché non ha ancora reciso tutti i rapporti con le banche armate (v. Adista Notizie n. 30/23), e quindi rischia di contraddire se stessa. Eppure in passato è intervenuta puntualmente per contestare alcuni provvedimenti legislativi sgraditi, dalla Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita al testamento biologico, quindi potrebbe farlo anche in difesa della Legge 185. Del resto avrebbe un alleato fortissimo, ossia papa Francesco, che ne ha parlato nuovamente lo scorso 3 marzo, al termine dell’Angelus da piazza San Pietro: «Quante risorse vengono sprecate per le spese militari che, a causa della situazione attuale, continuano tristemente ad aumentare! Auspico vivamente che la comunità internazionale comprenda che il disarmo è innanzitutto un dovere, il disarmo è un dovere morale. Mettiamo questo in testa. E questo richiede il coraggio da parte di tutti i membri della grande famiglia delle Nazioni di passare dall’equilibrio della paura all’equilibrio della fiducia». 

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

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