Verso le elezioni europee 2024: i partiti alla prova del Green Deal
Un’indagine, condotta in Italia sui partiti che concorreranno alle elezioni europee di giugno, per informare gli elettori sulla loro posizione in merito al futuro del Grean Deal dell’Unione, il “Patto Verde” europeo, la strategia dalla Commissione Europea per condurre il Vecchio Continente alla neutralità climatica entro il 2050.
L’inchiesta è stata condotta dall’osservatorio “Natura Chiama Europa”, promosso dal WWF nell’ambito della campagna “Our Values”. Da qui alle elezioni, “Natura Chiama Europa” analizzerà anche iniziative, dichiarazioni e programmi elettorali sul tema specifico delle politiche per il clima e per la natura.
«Qual è la posizione dei partiti italiani sul futuro del Green Deal, l'ambiziosa agenda politica elaborata dall’Unione Europea per affrontare il cambiamento climatico e il degrado ambientale e rendere l’economia europea più efficiente e competitiva dal punto di vista delle risorse? Cosa hanno in serbo le forze politiche per la natura e il clima in vista delle prossime Elezioni europee?». Sono le domande che hanno motivato l’indagine – corrispettiva di un’analoga iniziativa condotta sui partiti europei dal WWF European Policy Office – tra i partiti italiani in campagna elettorale: Alleanza Verdi e Sinistra (AVS); Azione; Forza Italia (FI); Fratelli d’Italia (FdI); Italia Viva (IV); Movimento 5 Stelle (M5S); Lega; Partito Democratico (PD); +Europa.
Agli esponenti delle formazioni politiche sono state poste domande su 4 macroaree – cambiamento climatico, natura, agricoltura e alimentazione, dimensione sociale ed economica della transizione verde – seguendo come traccia le 10 richieste per le elezioni europee della campagna (v. Adista Notizie n. 4/24).
AVS, Azione, M5S, PD e +Europa, spiega il WWF al termine dell’indagine, «hanno accettato di incontrare il WWF e rispondere a uno specifico questionario, mentre Forza Italia, Fratelli d’Italia, Italia Viva e Lega non hanno fornito riscontro. La maggior parte dei partiti che hanno risposto al questionario del WWF conferma, con diversi gradi di ambizione, il proprio sostegno a riconfermare il Green Deal come una delle principali priorità politiche della prossima legislatura europea. Sebbene questa sia una buona notizia, non mancano preoccupazioni sulla reale volontà di dare rapida attuazione alle politiche del Patto Verde, rafforzandone l’impianto, la portata e l’implementazione».
La nota dolente è rappresentata invece dai partirti di governo (insieme ai renziani), che hanno deciso di non rispondere all’intervista del WWF, che si poneva proprio l’obiettivo di informare l’elettorato sulle idee dei partiti in merito al Green Deal e alla transizione verde. Questa assenza, si legge nella nota del WWF, «solleva serie preoccupazioni e dubbi sulla volontà delle forze del centro-destra di confermare il Green Deal e la transizione ecologica come priorità della prossima legislatura europea». Un pessimismo, quello dell’organizzazione, coltivato in anni di votazioni al Parlamento europeo – basti pensare alla Nature Restoration Law (v. Adista Notizie n. 9/24) – che «hanno infatti visto i partiti di Governo schierarsi compattamente contro le principali ambizioni del Green Deal». La stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha più volte espresso la posizione «contraria del governo italiano – con la sola eccezione di Forza Italia – al Green Deal, non tenendo per nulla conto che la transizione verde non è una guerra ideologica ma una necessaria e urgente trasformazione supportata dalla scienza e dettata dagli effetti disastrosi che la crisi climatica e ambientale ha generato e continua a generare sull’economia e sulla società».
Luci e ombre anche a livello europeo: i partiti per lo più riconoscono la necessità della transizione, ma non c’è accordo sui modi e soprattutto sui tempi di uscita dai combustibili fossili.
Secondo Dante Caserta (responsabile Affari Legali e Istituzionali del WWF Italia), «il Green Deal è l’unica agenda di politica industriale a livello europeo volta a contrastare le sfide epocali poste dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità. I risultati del questionario del WWF ai partiti dimostrano che c’è ancora spazio affinché il Green Deal resti una priorità politica del prossimo Parlamento Europeo. Tuttavia, tra le forze politiche rimangono notevoli differenze quando si tratta di impegnarsi su misure specifiche e con scadenze obbligatorie. Il mancato riscontro dei partiti di Governo al questionario WWF pone due problemi: il primo di metodo, perché non è certo un segnale positivo che delle forze politiche si rifiutino di confrontarsi con la società civile e con determinati portatori di interessi generali; il secondo di merito perché questo silenzio accompagnato alle numerose dichiarazioni populiste contro le principali misure del Green Deal pronunciate dai leader del centro-destra sollevano non poche preoccupazioni sulla volontà politica di rafforzare il percorso verso una transizione ecologica rapida, efficace e inclusiva».
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