Gli effetti delle leggi sui migranti a Castelvolturno: l’insostenibile gioco al ribasso
Riceviamo e volentieri pubblichiamo l'articolo che segue, inviatoci da di Filippo Ivardi Ganapini, missionario comboniano a Castel Volturno
La corsa ad ostacoli dei migranti per acquisire dignità si scontra contro la barriera di leggi sempre più disumane che provocano irregolarità. Invece di favorire l’inserzione di persone straniere nel lavoro e la costruzione di una società interculturale si preferisce la chiusura e la creazione di ghetti geografici e sociali
Il film “Io capitano” termina con l’urlo di gioia di chi ce l’ha fatta. Di chi arriva sulle coste italiane dopo aver attraversato le onde del Mediterraneo. Ma il lungo viaggio non finisce con l’approdo sulle spiagge italiane o al valico di frontiera a Trieste. Proprio lì comincia un'altra odissea dentro lo spartiacque complessissimo della burocrazia italiana e delle sue leggi sull’immigrazione. Fatte ad hoc per rendere la vita impossibile a chi è fuggito dalla sua terra per lasciarsi alle spalle guerre, terre infuocate, violazioni di diritti umani o semplicemente per realizzare il sogno di una vita migliore. Ha ragione Luca di Sciullo, direttore del Centro Studi sull’Immigrazione IDOS: “Ci abbiamo messo 25 anni per arrivare ad una legge quadro sull’immigrazione, il Testo Unico, e poi ne abbiamo spesi altri 25 per smantellarlo gradualmente”.
Gli effetti a valanga di una legislazione sempre più crudele e disumana verso i migranti e che, con la legge 50 dello scorso anno, impropriamente ribattezzata “Decreto Cutro”, mostra il suo volto più feroce e illegale, li vediamo ogni giorno qui a Castel Volturno. Dove tra dinieghi, inutili e lunghissime attese, ricorsi, non convertibilità dei permessi, lavoro schiavo, richieste erronee in Prefettura, fatica a trovare una residenza, decreti flussi che portano alla regolarità del lavoro percentuali troppo basse, i nostri fratelli e sorelle migranti sentono sulla pelle il peso di chi vuole soltanto le loro braccia. Ma anche il macigno di politici che li usano per farsi strada e soffiano benzina sul fuoco delle paure della gente e imprenditori che, in Italia, hanno richiesto manodopera per oltre 600.000 lavoratori all’anno mentre il Decreto Flussi dello scorso anno ne prevede la regolarizzazione annuale di meno di un quarto.
Sono volti e vite di chi lotta per affermare una dignità sempre calpestata e che, quando diventa precarietà costante, rischia di cadere nella delinquenza. I fratelli e sorelle migranti hanno sete di un lavoro, una casa, dei documenti. Ma anche di relazioni umane e di sentirsi accolti e rispettati. Dopo il deserto, i lager in Libia e il Mediterraneo pensavano che l’approdo in Europa segnasse una svolta. E invece…
Vincent lavora in un autolavaggio dalle 8 di mattina alle 7 di sera per circa tre euro all’ora. Lo incontro sulla strada e ci chiede una mano per cercare un'altra occasione, magari proprio quella di imparare un mestiere.
Paul ha un permesso di protezione speciale ma non può convertirlo in lavoro proprio in seguito all’ultima legge “Cutro”. Quindi lavora in nero qualche oretta a settimana, coltiva un piccolo orto, tira a campare finché presto finirà di nuovo nei gangli dell’irregolarità.
Jhon ha finalmente ricevuto un permesso di soggiorno per lavoro subordinato dopo una lunga trafila di due anni e mezzo. Ma si è accorto subito dell’inganno: la data di scadenza era ravvicinatissima. “Ma come?” si è chiesto. Semplice: la durata del suo permesso di soggiorno è stata fatta decorrere dalla data di decretazione della pratica e non da quella di acquisizione. Prassi che sembravano superate e che ciclicamente ritornano.
Salomon non avanza con il rinnovo del suo permesso di soggiorno perché sul modulo ha indicato solo il domicilio, come previsto dalla legge. Ma in Prefettura gli chiedono erroneamente un documento di Ospitalità o un Certificato di Residenza. Allora corre come un pazzo a cercare una dichiarazione di ospitalità alimentando il lauto business delle richieste.
Dulal vive in una casa abbandonata a Destra Volturno. Tra poco gli scade il permesso di soggiorno ma, vivendo in una casa abbandonata, non riesce ad avere la residenza che gli permetterebbe di rinnovarlo. Stiamo cercando di aiutarlo nelle cure mediche e di trovargli qualcuno che gli fornisca la residenza.
Nel via vai alla Prefettura di Caserta i nostri amici migranti perdono lezioni di Italiano alla nostra Scuola Black&White che sarebbero di grande aiuto per districarsi dentro i meandri di quei labirinti quasi sempre inospitali per chi arriva da terre straniere. Ma soprattutto perdono intere giornate di lavoro e i rispettivi magri salari, in viaggi non sempre semplici tra treni, autobus improbabili e passaggi in “One Euro” veri e propri taxi informali che accompagnano per pochi spiccioli ai principali snodi di trasporto pubblico. Qualcuno arriva tardi la sera all’appuntamento con i figli piccoli che escono dal nostro Doposcuola. Altri rientrano con in testa il ritornello: “Devi aspettare. Ritorna”. Molti, grazie al lavoro meticoloso dei Centri Sociali di Caserta sono aiutati nel disbrigo delle pratiche per i documenti qui sul posto, al Centro Fernandes.
Per far fronte comune a tutta questa serie di complicazioni, attese infinite e sofferenze come Missionari Comboniani e Associazione Black&White inseriti nella Rete Castel Volturno Solidale, insieme di organizzazioni della società civile che lavorano a fianco dei migranti, abbiamo incontrato recentemente il Questore e il Vicario del Prefetto di Caserta. Con franchezza abbiamo espresso loro tutte le riserve su un impianto legislativo che fa acqua da tutte le parti e non è di fatto applicabile in tanti suoi aspetti come dicono anche diversi Tribunali Regionali che si sono espressi contro l’impedimento alla convertibilità dei permessi di soggiorno dimostrando come l’accanimento dei vari governi di ogni colore contro i migranti non porta da nessuna parte. Non solo a livello italiano ma anche in Europa: il recente Patto Asilo e Immigrazione è un compromesso al ribasso che addirittura peggiora le politiche migratorie tra procedure accelerate alle frontiere e quindi respingimenti più facile e veloci, solidarietà tra paesi nell’accoglienza dei migranti che può essere scavalcata dal pagamento di quote, strumentalizzazione delle domande d’Asilo ed incremento delle politiche di esternalizzazione delle frontiere, che in pratica si risolve nel “vi diamo soldi, tenetevi i migranti”.
Allo stesso tempo abbiamo proposto alle autorità un tavolo permanente di monitoraggio, tra noi e le autorità pubbliche e di sicurezza, sulla realtà di Castel Volturno per verificare insieme i progressi di un lavoro minuzioso di risoluzione dei problemi veri dei migranti e quindi di tutta la popolazione. Abbiamo trovato, da parte delle istituzioni, la disponibilità al confronto, a rivedere l’interpretazione della Legge per andare incontro alle richieste pressanti dei migranti bloccati da cavilli e procedure spesso insensati, inefficienti e inapplicabili. Ma anche a sottoporre al Ministero dell’Interno le questioni più spinose, come ad esempio l’inefficacia dei Decreti Flussi, che non funzionano adeguatamente e che lasciano per strada, senza prospettive, documenti e dignità migliaia di migranti solo perché i ritardi nell’avere un nulla osta hanno vanificato la possibilità della regolarizzazione. Le porte si aprono anche sul versante del rilancio del Sistema di Accoglienza Integrato (SAI) ormai crollato in provincia di Caserta.
Il tutto, per ora e da ormai molto tempo, a parole. Per i fatti tocca a tutti noi della società civile darci da fare con i migranti per mantenere alto il loro grido nelle stanze di chi decide sulla loro pelle. E non solo in periodi elettorali come questi in cui si vota in Europa ma anche per il rinnovo del Comune a Castel Volturno. Un lavoro serio che va in profondità è un impegno quotidiano, spesso nascosto e non di “vetrina”, che ha più il sapore della maratona rispetto a quello dello sprint.
I tavoli e gli incontri a vari livelli sono importanti quando non diventano fine a sé stessi e aprono strade concrete e operative che portano frutti tangibili nelle vite della nostra gente e ridanno fiato alla credibilità delle amministrazioni, delle istituzioni e della politica e soprattutto al sogno di una convivenza umana, interculturale e contagiosa tra i diversi popoli.
* foto di Hunter, immagine tratta da Flickr, immagine originale e licenza
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