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Il ritorno delle beghine: “Libertà in relazione”. Intervista a Simonetta Pirazzini

Il ritorno delle beghine: “Libertà in relazione”. Intervista a Simonetta Pirazzini

Tratto da: Adista Notizie n° 22 del 15/06/2024

41889 BOLOGNA-ADISTA. Né sposa, né monaca: “beghina”. Una parola, questa, che ha finito con l’acquisire un’accezione negativa (bigotta, bacchettona). E, vien da dire, non poteva essere altrimenti, perché il movimento delle beghine nasce sul finire del XII secolo da donne che scelgono di sfuggire ai canoni sociali che pretendevano di rinserrarle in rigidi ruoli prestabiliti e inviolabili. Donne che nel corso dei secoli si è preferito denigrare perché il loro esempio non fosse contagioso. Dedite allo studio, alla spiritualità e alla carità tra i bisognosi, condividevano la vita in piccole comunità, dette beghinaggi, ma vivevano in case singole, una accanto all’altra, circondate da un giardino, in castità, non soggette a regole monastiche o strutture sociali esterne. L’esperienza dei beghinaggi non si è mai conclusa ed è ancora viva, vicina com’è a un ormai più diffuso sentire femminile della libertà (v. anche, su Adista Segni nuovi n. 16/24, l’articolo “Donne e Chiesa. Sapete chi sono le beghine?” di Martina Bugada, Raffaella Molinari e Nella Roveri).

Quante vivono oggi questa esperienza, hanno deciso di dar vita a un Primo Sinodo delle beghine, a tema “La via delle beghine”, che si svolgerà a Bologna dal 6 all’8 settembre prossimo, presso la Fondazione Lercaro (via Riva del Reno 57). «A nove secoli dalla nascita del movimento», si legge nel depliant, «convochiamo un Sinodo per invitare le donne a conoscere e aderire a un modello di vita che unisce la ricerca spirituale all’impegno sociale». I lavori saranno introdotti da Simonetta Pirazzini – beghina ed esperta di cooperazione internazionale per la salute di donne e bambini – che avanzerà, in chiusura, dopo due giorni di relazioni, tavola rotonda e dibattito, alcune proposte per il futuro del movimento. A lei ci siamo rivolti per farci illustrare storia e attualità del movimento delle beghine.

Chi sono le beghine, sia storicamente, sia nell’attualità?

Le beghine sono donne che, alla fine del XII Secolo, iniziarono un nuovo modello di vita, tra laica e religiosa, detta poi “vita intermedia”, fatta di servizio ai bisognosi, ricerca spirituale e lavoro, che ispirò presto centinaia di migliaia di donne (fino a un milione nel XIV Secolo in Europa). In pochi decenni si strutturarono in piccoli o grandi gruppi e, soprattutto nel nord Europa, costruirono i beghinaggi: cittadelle dove ciascuna nella propria abitazione ha spazi di autonomia e di responsabilità, ma con una gestione comunitaria e paritaria di attività e di compiti. Veniva incentivato lo studio, la preghiera e la carità attiva nel contesto urbano, tra i poveri, i malati, i bisognosi. Lavorando per mantenersi, con uno stile sobrio e di servizio e una intensa vita di spiritualità e di studio, in autonomia, hanno dato vita a un modello originale, femminile, ricco di innovazioni. Vivendo come laiche, anche se impegnate spiritualmente, non si legavano con voti religiosi, ma con promesse, rinnovabili. Erano quindi libere dall’autorità della gerarchia. L’organizzazione interna prevedeva una magistra eletta e in carica a tempo, oggi diremmo come coordinatrice. È dunque un movimento spirituale e sociale, innovativo e molto eterogeneo: libero, femminile, estatico, ben organizzato e riconosciuto nella società del tempo per le opere sociali e di carità, l’autorità spirituale e le loro brillanti imprese commerciali e artistiche. Dalla fine del XII secolo alla fine del XX, innumerevoli presenze hanno popolato l’Europa, contribuendo al suo sviluppo in moltissimi campi. Un mondo femminile che ha potuto e saputo vivere e proporre nuovi sguardi e nuove pratiche a tutta la società.

Oggi, in Europa in particolare, ci sono varie esperienze che si ispirano all’antico movimento. In particolare in Germania e in Belgio, dove la presenza e la tradizione è più viva, un certo numero di donne vive in realtà simili. Alla base c’è il desiderio di ispirarsi all’antico movimento per gli aspetti che lo hanno caratterizzato: un luogo, anche fisico, femminile (gli uomini ammessi, ma come ospiti o visitatori), con ambienti e tempi dedicati alla comunità dove si svolgono attività per interagire con i vicini o in situazioni di necessità, insieme a momenti di spiritualità (preghiera, meditazione, studio). La libertà di ogni gruppo a strutturarsi e organizzarsi secondo le proprie sensibilità e esigenze e nella situazione locale, è un elemento importante da considerare, insieme alla gestione comunitaria orizzontale e partecipata.

La vita beghinale è una forma storica di “consacrazione laica”, scrive Silvana Panciera nel suo libro Le beghine. Cosa si intende?

Nel suo libro Silvana Panciera descrive con dettagli gli inizi del movimento, in una fase storica di grandi cambiamenti delle società in Europa. I fattori che hanno favorito il nascere e lo svilupparsi del movimento beghinale sono numerosi. Certamente è importante rilevare il desiderio di molte donne di vivere la propria spiritualità in maggiore libertà e aderenza al vangelo cristiano senza sposarsi, né entrando nei monasteri (con regole molto stringenti e la necessità di una cospicua dote all’ingresso). Insieme a questo spicca il desiderio di approfondire lo studio dei testi sacri e diffonderne la conoscenza tra la gente comune. I beghinaggi che sorgevano numerosi aprivano alle donne queste possibilità, in un ambiente protetto, femminile, di grande stimolo spirituale e intellettuale. Prova ne è la ricchezza di contributi letterari, spirituali, mistici e artistici che caratterizza l’originalità delle beghine.

Come e dove si è sviluppato il beghinaggio e dove è maggiormente diffuso?

Alla fine del XII secolo, nella diocesi brabantina di Liegi (ora in Belgio) sono nate le prime esperienze (perlopiù di singole donne e con accenti mistici) che in pochi anni hanno ispirato altre, riunite in gruppi, rapidamente organizzatisi costruendo i beghinaggi. Questa evoluzione ha creato in pochi decenni un modello urbanistico nuovo che si è espanso velocemente nel Nord Europa e di cui restano numerose testimonianze (in Belgio 13 di questi sono patrimonio UNESCO). Si tratta di un complesso in area urbana di alloggi personali uno accanto all’altro e al centro i luoghi comuni, come la chiesa, la mensa dei poveri, l’infermeria e altri a seconda delle necessità. L’alloggio privato favorisce l’autonomia e la presa di responsabilità, accanto alla dimensione comunitaria che serviva per identificarsi, per protezione e per le attività comunitarie, spirituali e sociali. I beghinaggi esistenti attualmente (di cui circa 20 in Germania, alcuni altri in Belgio, Olanda) in gran parte confermano questa tendenza, pur nella notevole varietà di scelte concrete.

In Italia abbiamo una lunga e ricca storia del movimento con alcune importanti differenze: le donne che sceglievano questo modello di vita si chiamavano in modi diversi e spesso vivevano in casa propria o in piccoli gruppi, ma sempre nel contesto urbano. Fin dall’inizio su invito della Chiesa, dei papi in particolare, che vedevano con apprensione questi movimenti innovatori (una minaccia all’autorità centrale), le donne furono affidate alla direzione spirituale dei nuovi ordini sorti nel XII secolo (Domenicani, Francescani, Servi di Maria). Emersero tuttavia donne con grande personalità che, insieme a moltissime altre, hanno vissuto secondo questo modello. La studiosa più accreditata, Romana Guarnieri (1913-2004), ne ha scritto con abbondanza e precisione di ricercatrice e impressiona il numero di donne ricordate. Oggi in Italia le esperienze sono ancora poche, se pur interessanti e promettenti. A Mantova a seguito della fondazione di un’associazione di fedeli, la Sororità, è nata l’associazione culturale “Nel giardino delle Beghine” che si occupa di far conoscere e dialogare sul tema, ampliandolo a temi sul femminile e con un taglio culturale e spirituale di alta qualità.

Cos’ha di diverso l’agenda delle beghine rispetto a quella di altri movimenti cattolici di donne?

Come spero di avere descritto, fornendo elementi sul passato e sul presente, mi pare di osservare un po’ ovunque che oggi il movimento delle beghine non interessa solo la componente cristiana e cattolica delle donne. Anzi direi che si nota un notevole interesse a conoscere e approfondire, oltre che nelle altre confessioni cristiane (valdesi, luterani, metodisti), anche in donne e associazioni laiche, che sono molto attente ai temi culturali e spirituali, applicati al femminile, alla consapevolezza crescente nella società del ruolo delle donne e alla ricerca di spazi di evoluzione e partecipazione.

Per quanto mi riguarda, ho scelto qualche anno fa di “essere” una beghina. Una scelta personale, condivisa con persone amiche e di riferimento. Non ho comunicato né chiesto alla autorità ecclesiastica per vari motivi: principalmente avere un tempo di riflessione per confermare e consolidare questa scelta e valutare che ruolo, scopo e impatto può avere. Sento così di essere più disponibile all’ascolto e alla condivisione in questo momento e in questa situazione con ogni altra persona o entità interessata.

Avete una posizione specifica sui ministeri ordinati delle donne?

Personalmente credo che sia argomento molto delicato e cruciale. Collegato a molti altri aspetti della vita della Chiesa istituzionale e che è stato solo in tempi recenti messo in evidenza, se non affrontato insieme ad altri, rischia di essere terreno di scontro ideologico. Tuttavia credo che dovrebbe essere preso in seria considerazione, anche per contrastare l’esodo continuo di persone che non si ritrovano più nella situazione attuale.

Come vi ponete nei confronti dell’istituzione cattolica?

Parlando sempre personalmente, ritengo che tutte le religioni nate nel patriarcato hanno davanti l’enorme sfida di rinnovare il loro messaggio tenendo conto degli sviluppi delle conoscenze nelle società in tutto il mondo. Il cristianesimo è impegnato e coinvolto ai massimi livelli. Noto la complessità della situazione e mi auguro che vengano presto dei cambiamenti che aiutino ad allargare i confini e a favorire l’inclusione.

Da cosa nasce l’esigenza di un Sinodo e con quale obiettivo?

Sinodo significa “camminare insieme” ed è proprio questa l’esigenza e la proposta che abbiamo sentito nel piccolo gruppo di chi organizza questo evento. L’antico movimento beghinale durato circa 800 anni ha tramandato numerose esperienze che stimolano diverse donne a ispirarsi a un modello di vita simile, con gli opportuni adattamenti. Già da alcuni decenni studiosi e ricercatori hanno lavorato sul tema e diffuso molte informazioni e riflessioni che possono essere la base di un ulteriore approfondimento di chi è alla ricerca di un modello per le nostre società, in particolare per il mondo femminile che sta assumendo sempre più consapevolezza di sé e del proprio ruolo.

Proponiamo quindi questo evento, che è un po’ una novità sotto questo aspetto, aperto alle donne, a chi vuole partecipare, ascoltando alcune studiose ed esperte, per poi discutere e commentare, lanciando proposte di approfondimento per creare reti di scambio e proposte di attuazione.

*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza 

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