Investimenti atomici: il Rapporto ICAN sulla spesa globale per le armi nucleari
Con un incremento di 10,7 miliardi di dollari in più rispetto all’anno precedente, nel 2023 i Paesi detentori di armi atomiche (in ordine alfabetico Cina, Corea del Nord, Francia, India, Israele, Pakistan, Russia, Regno Unito, Usa) hanno speso complessivamente 91.4 dollari per mantenere o rinnovare i loro arsenali nucleari. A conti fatti la cifra ammonta a 173.884 dollari al minuto, o a 2.898 dollari al secondo. È un dato inquietante quello che emerge dall’ultimo Rapporto pubblicato dalla Campagna internazionale ICAN – Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, Nobel per la Pace 2017 – dal titolo Surge: 2023 Global nuclear weapons spending.
Il Rapporto Surge (che significa “impennata”) rappresenta la quinta edizione pubblicata da ICAN sulla spesa globale in armi nucleari. Nei 5 anni analizzati, la Campagna segnala una spesa totale di 387 miliardi di dollari, aumentata nel corso del quinquennio del 34%. Come si giustifica tale “impennata” di spesa? Spiega la RiPD che «ciò è avvenuto poiché tutti e nove gli Stati dotati di armi nucleari continuano a modernizzare, e in alcuni casi ad ampliare, i propri arsenali».
Ma soprattutto a chi giova un così esoso esborso degli Stati per la spesa nucleare? Non certo ai popoli dei Paesi detentori, che invece subiscono una perdita di risorse che potrebbero essere devolute su altre voci di spesa pubblica, come quella sanitaria, sociale o scolastica.
Leggi la nota integrale della Rete italiana Pace e Disarmo
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