In fondo a destra
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 25 del 06/07/2024
Oriana Fallaci in Un Uomo riporta un testo del protagonista del libro Alekos Panagulis, l’ostinato oppositore alla giunta dei colonnelli in Grecia: «Filosoficamente il vero fascista è lugubre, il fascista privo di colore che serve tutti i fascismi, tutti i totalitarismi, tutti i regimi purché servano a mettere gli uomini in fila come croci in un cimitero. Lo trovi ovunque vi sia un’ideologia, un principio assoluto, una dottrina che proibisca all’individuo d’essere se stesso. Ha uffici in ogni contrada della Terra, capitoli in ogni volume di storia, ieri serviva i tribunali dell’Inquisizione cattolica e del Terzo Reich, oggi serve la caccia alle streghe delle tirannie orientali e occidentali, di destra e di sinistra. Egli è eterno, onnipresente, immortale. E mai umano».
In Italia, e in Occidente, abbiamo erroneamente pensato che la democrazia, essendo “migliore” del fascismo, fosse scontata per tutti. E perciò abbiamo creduto che il rispetto dei diritti fosse ovvio, senza bisogno di continuare a far crescere culturalmente quei cittadini che il Ventennio fascista italiano, la guerra, la Resistenza non li hanno vissuti. Senza cultura, senza memoria, ci si innamora di vecchi slogan travestiti di nuovo, delle solite e irrealizzabili promesse elettorali, delle populiste soluzioni semplici e immediate a problemi complicati. Allora si governa rispondendo ai sondaggi tra i cittadini, assecondandoli, e non aiutandoli a comprendere che le soluzioni ai problemi sono possibili ma non per forza semplici. La politica trascina i cittadini verso l’alto, non si lascia precipitare verso il basso, verso gli istinti più bassi! Ad esempio, rispetto al problema del sovraffollamento delle carceri, la “soluzione semplice” di destra sarebbe reintrodurre la pena di morte. Invece, investire sulla rieducazione del detenuto, costruire nuove strutture vivibili, assumere più personale preparato, è certamente più faticoso e complicato, più costoso, impopolare, ottiene meno consenso elettorale, ma è umana! L’alternativa è la barbarie, la disumanità: i fascismi sono sempre barbari e disumani, perciò non c’è da meravigliarsi se la destra fa la destra, anche se alcune proposte, più che essere di destra, sono solo ridicole, e tentano di camuffare malamente una mentalità tutta fascista, ma di un fascismo aggiornato e moderno, un fascismo 2.0!
Di qui il consenso elettorale. Non c’è da meravigliarsi se, troppo spesso, i fascismi sfruttano le regole democratiche per imporsi con il consenso elettorale, a cui si richiamano continuamente per rendere più accettabili imposizioni disumane e antidemocratiche. Infatti il rischio della democrazia è essere usata da lupi travestiti da agnelli, per imporre la propria idea di libertà che, “democraticamente” – perché si è ottenuto un troppo facile consenso elettorale – calpesta quella degli altri!
Al capitolo 9 del Libro dei Giudici si mettono a confronto le due classiche ed eterne visioni politiche: quella dell’uomo – o donna! – solo al comando, il leader-messia che sostiene di essere il solo a poter cambiare immediatamente le cose, e quella di chi invece, per farlo, suggerisce il “noi”. A proposito del brano, la Bibbia di Gerusalemme commenta: «Abimelech è scelto come re dai signori di Sichem; si circonda di avventurieri; le sue uniche imprese furono: il massacro dei suoi fratelli e la sua lotta contro i rivoltosi». L’episodio narra di un certo Abimelech, che si propone come unico uomo al governo, in alternativa ai più democratici “settanta” – tra l’altro tutti suoi fratelli! – e propone una sorta di primarie ante litteram: «è meglio per voi che vi governino settanta uomini o che vi governi un solo uomo?». Una soluzione populistico-demagogica, vecchia quanto il cucco, quanto il più antico mestiere del mondo, ma sempre utile all’occorrenza. È sempre meglio apparire efficienti; e pazienza se si riducono gli spazi di democrazia! È sicuramente meglio fare in fretta una riforma o una legge, per far vedere che si è cambiato passo; e pazienza se poi ci sono errori, si rimedierà dopo, che in politica vuol dire mai!
Per convincere tutti di essere un fenomeno «Abimelech assoldò uomini sfaccendati e audaci che lo seguirono. Venne alla casa di suo padre e uccise i suoi fratelli, settanta uomini». Dopo questa impresa, semplice anche se a dire il vero un po’ cruenta, impiegò poco a convincere «tutti i signori di Sichem che si radunarono e proclamarono re Abimelech».
Nella Bibbia, come nelle favole, spesso accade che le storie, in qualche modo, hanno un lieto fine; infatti uno dei “settanta”, il più giovane (e chi se no!), scampa miracolosamente alla resa dei conti e all’eccidio e, dalla sommità di un monte (ciascuno si arrangia con i mezzi di comunicazione che ha a disposizione!) grida la sua giusta rabbia con una… favola: «Un giorno gli alberi si misero in cammino, per andare a eleggere un re che regnasse sopra di loro. Dissero all'ulivo: "Regna sopra di noi!". Rispose loro l' ulivo: "Dovrò forse rinunciare al mio olio, col quale si rende onore agli uomini e agli dèi, per andare ad agitarmi al di sopra degli altri alberi?". Allora gli alberi dissero al fico: "Vieni tu a regnare sopra di noi!". Rispose loro il fico: "Dovrò forse rinunciare alla mia dolcezza, ai miei ottimi frutti, per andarmi ad agitare al di sopra degli altri alberi?". Allora gli alberi dissero alla vite: "Vieni tu a regnare sopra di noi!". Rispose loro la vite: "Dovrò forse rinunciare al mio mosto, che dà gioia agli dèi e agli uomini, per andare ad agitarmi al di sopra degli altri alberi?". Allora gli alberi, tutti insieme dissero al rovo: "Vieni tu a regnare sopra di noi!". Rispose il rovo agli alberi: "Se avete davvero l'intenzione di eleggere me vostro sovrano, venite a ripararvi alla mia ombra”… piena di spine! «Se dunque avete operato con sincerità e integrità godetevi Abimelech ed egli si goda voi». L’episodio biblico si conclude male per l’usurpatore: «Dio mandò uno spirito cattivo tra Abimelech e i signori di Sichem», che prima lo sostituirono con un nuovo re, e poi lo uccisero.
Fatte le debite differenze, ed escluse le soluzioni cruente, comunque voglio continuare a credere che non sia affatto vero quanto dicono alcuni, rassegnati, che non c’è alternativa alla destra.
Vitaliano Della Sala è parroco a Mercogliano (AV) e vicedirettore della Caritas diocesana di Avellino
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