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Tratti e misfatti di Juan Luis Cipriani: dimmi con chi vai…

Tratti e misfatti di Juan Luis Cipriani: dimmi con chi vai…

Tratto da: Adista Notizie n° 5 del 08/02/2025

42124 LIMA-ADISTA. Juan Luis Cipriani, cardinale dell’Opus Dei – ormai senza insegne e senza abito (v. notizia precedente) per punizione decretata cinque anni fa da papa Francesco, ma finora non rivelata dal Vaticano –, ha avuto parecchio a che fare con i tribunali peruviani nella sua veste di arcivescovo di Lima, dal 1999 al 2019. È stato più volte accusato negli anni (dal 2011, v. Adista Notizie n. 2/18) di aver coperto gli abusi sessuali e psicologici di Luis Fernando Figari, laico consacrato fondatore della Società di Vita Apostolica Sodalizio (Sodalitium Christiane Vitae, sciolta dal papa il 26 gennaio scorso, v. Adista Notizie n. 4/20). Ne è uscito sempre indenne.

Fra le sue prodezze, in questa materia così delicata, l’essersi espresso a suo tempo a difesa di un vescovo ausiliare di Ayacucho, appartenente all’associazione dell'Opus Dei, la Società Sacerdotale della Santa Croce, Gabino Miranda, destituito nel 2013 dalla Santa Sede per abusi su minori (v. Adista Notizie n. 38/13). Ha attribuito il licenziamento di Miranda a una «campagna organizzata», a «un circo perfettamente organizzato» dalla stampa; e ancora: «non nascondiamo niente, ma neanche mi pare cosa da persone oneste massacrare qualcuno che non ha avuto possibilità di difesa».

A proposito di violazioni sessuali, va rilevato quello che Cipriani ha detto sulle donne abusate accusandole di provocazione in una trasmissione nel suo programma domenicale Diálogos de fe: «Le statistiche ci dicono che ci sono aborti di ragazze, ma non perché le ragazze hanno subìto abusi, ma perché, molte volte, la donna sta, come se fosse nella vetrina di un negozio, provocando». Più di 13.000 persone hanno poi firmato una lettera su Change.org chiedendo al Vaticano le sue dimissioni.

Né ha mostrato molta stima per le donne. Nel 2017, in merito alla discussione in Perù su alcuni punti della riforma scolastica incentrati sulla parità di genere ha avuto modo di dire: «Perché tanta voglia di corrompere la nostra morale […] Vogliamo insegnare ai nostri figli che le donne possono essere uomini e gli uomini possono essere donne […] Se continuiamo in questa illusione che tutto può essere, allora diamo da mangiare ai bambini escrementi invece che pezzi di carne, diamogli un po’ di veleno».

Un fatto singolare di cui si è reso protagonista Cipriani ha fatto il giro del mondo, meritandogli il soprannome di “cardinale copia e incolla”: è stato colto in flagranza di reato di plagio (articolo 219 del Codice penale peruviano) in due articoli pubblicati su quotidiano peruviano El Comercio il 23 maggio e il 9 agosto 2015, in cui vi sono parti copiate pari pari, non virgolettate e senza citazione, a studi e documenti di Joseph Ratzinger e di Paolo VI. La sua difesa – in particolare dopo l’utilizzo da parte sua di parole “prese a prestito” di Benedetto XVI – è stata la classica toppa peggiore del buco: «Tutto il mio lavoro pastorale, anche questo articolo giornalistico, ha come base e fondamento gli insegnamenti dello stesso Cristo, dei papi e della Dottrina sociale della Chiesa. Seguo sempre fedelmente i loro insegnamenti – assicurava – e cito le fonti secondo lo spazio consentito dal tipo di pubblicazione. Questo patrimonio comune della nostra fede non ha, per così dire, una proprietà intellettuale» (v. Adista Notizie n. 31/15).

Amici di Cipriani

Sul terreno più politico – e umano – che pastorale la condanna del cardinale senza insegne e senza abito è senza riserve nel Rapporto della Commissione della Verità e della Riconciliazione (2003) sui fatti di violenza avvenuti in Perù dal 1980 al 2000, dunque compreso il decennio del dittatore Alberto Fujimori (1990-2000), all'epoca della guerra contro il terrorismo. «La difesa dei diritti umani – ha denunciato il Rapporto, divulgato il 28 agosto 2003 al termine di un lavoro durato due anni – non è stata ferma nell'arcivescovato di Ayacucho durante la maggior parte del conflitto armato». Arcivescovo di Ayacucho per ben 10 anni, è venuto meno al compito di difendere i diritti umani della sua gente, ha posto «ostacoli» al lavoro delle organizzazioni di difesa dei diritti umani. Lavoro, peraltro, che l'arcivescovo aveva già avuto modo di definire una «coglionaggine» (cojudez) e contro il quale aveva fatto affiggere alle porte dell'arcivescovato un cartello che diceva «non si accettano reclami sui diritti umani» (v. Adista Notizie n. 68/2003).

D’altronde Cipriani è stato amico di Fujimori, fino a correre in soccorso del dittatore, processato e condannato per gli eccidi perpetrati durante il suo governo, nel momento in cui questi ha avanzato richiesta di indulto all’allora presidente del Paese Ollanta Humala. L’ex arcivescovo di Lima si è rivolto al presidente chiedendogli di accogliere la richiesta del condannato. Humala «deve decidere», ha rimarcato Cipriani, «che Dio lo illumini e che lo faccia presto» (in Brevi Adista, n. 22/2013).

Fra le amicizie di Cipriani legate probabilmente al suo ruolo nell’Opus Dei va segnalata, in Perù, quella con Dionisio Romero, banchiere dalla solida imperitura carriera. Ne accenna Carlo Calvi, il figlio di Roberto Calvi, in un articolo pubblicato in quattro puntate nel 2014 nel sito Fraud Auditing & Forensic Accounting (investigazione economico-finanziaria e contabile) “sul caso Banco Ambrosiano”, con legami al Banco Ambrosiano Andino, allo IOR di Marcinkus, all’Opus Dei, al contributo in armi all’Argentina, da parte della finanza peruviana, nella guerra per le Malvinas, e chi più ne ha più ne metta. «Dionisio Romero – scrive Carlo Calvi – ha la sua base a Piura e la famiglia una tradizione falangista in Spagna e nella Opus Dei di José María Escrivá de Balaguer. I Romero sono i fondatori della Università di Piura, il più formidabile baluardo della Opus Dei nel mondo» (i terreni su cui è stata costruita l’università sono stati ceduti da Romero all’Opus Dei). A questo punto aggiunge Carlo Calvi: «Dionisio Romero (in quel momento, e poi a lungo, presidente del Banco de Crédito del Perú, ndr) ha oggi una relazione molto stretta con il cardinale Juan Luis Cipriani, nominato recentemente da Papa Bergoglio a membro del Consiglio per l’Economia del Vaticano».

Una faccia, una razza

È a Piura un “momento” di incrocio fra Opus Dei e Sodalitium Christianae Vitae. Cipriani ad Ayacucho ha come vescovo ausiliare mons. José Antonio Eguren di Sodalitium, movimento che gode di tutto l’appoggio di Cipriani (cfr. Settimana News, 19/3/2020). Nel 2006 Eguren viene nominato vescovo di Piura e si inserisce nella pratica (non disdegnata dall’Opus), avviata dal fondatore di Sodalitium Luis Fernando Figari, nostalgico come il banchiere Moreno della Falange spagnola, di architetture finanziarie, malversazioni e sfruttamento finalizzate a frodare l’erario a vantaggio del movimento (v. Adista online dell’8/12/21). Fino a che, molto tempo dopo – è il 2024 –, il papa il 2 aprile lo obbliga alle dimissioni (v. Adista Notizie n. 16/24) in base ai risultati ottenuti e alle certezze acquisite durante l’investigazione condotta nel luglio del 2023 dagli inviati papali, l’arcivescovo maltese Charles Scicluna, segretario aggiunto del Dicastero per la Dottrina della Fede, e dal sacerdote spagnolo Jordi Bertomeu, funzionario dello stesso Dicastero. (eletta cucuzza)

*Foto presa da Wikimedia Commons, immaine originale e licenza 

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