
L'arcivescovo di Buenos Aires chiede aiuto a dio. Milei chiede soldi ai frodatori
Tratto da: Adista Notizie n° 22 del 07/06/2025
42278 BUENOS AIRES-ADISTA. «Siamo venuti a chiedere a Dio che l'Argentina guarisca e viva. Abbiamo sperimentato che la fraternità, la tolleranza e il rispetto stanno morendo. E se questi valori muoiono, muore un po' anche il futuro, così come le speranze di forgiare un'Argentina unita, una nazione di fratelli e sorelle». Con queste parole ha aperto il suo discorso del Te Deum l'arcivescovo di Buenos Aires, Jorge García Cuerva, il 25 maggio (il Te Deum, preghiera di ringraziamento per l’anno trascorso, in Argentina si celebra il 25 maggio in occasione della festa della Rivoluzione di Maggio, primo passo per l'indipendenza del Paese dalla Spagna). Più che un ringraziamento, più che una preghiera, è un appello quello che l’arcivescovo ha rivolto a Dio, alla presenza del presidente Javier Milei. Perché troppi argentini si trovano spalle al muro. E García Cuerva ha messo il dito sulle tante piaghe che li tormentano.
«Anni di promesse non mantenute e di truffe elettorali», ha affermato senza più precisi riferimenti concreti, «ci hanno fatto perdere la voglia di partecipare, di impegnarci e persino di venir meno al nostro dovere civico di andare a votare. Anche il nostro Paese sta sanguinando, con tanti fratelli e sorelle che soffrono per l'emarginazione e l'esclusione, tanti adolescenti che soffrono come vittime del narcotraffico, persone senza casa, famiglie che hanno sofferto per le inondazioni, persone con disabilità», pensionati privati di «una vita dignitosa, con accesso a medicine e cibo. Molti potrebbero essere purtroppo responsabili di questa situazione, ma l'opportunità di risolverla è adesso. Fino a quando dovranno lottare per pensioni dignitose? L'Argentina sta sanguinando a causa della disuguaglianza tra chi lavora duro e chi vive dei privilegi che lo tengono lontano dalla strada».
“Basta odio e disprezzo!”
«Molti fratelli e sorelle hanno fame di pane – ha sottolineato – ma tutti noi abbiamo fame di uno scopo nella vita, giacché ci siamo abituati a mangiare il pane raffermo della disinformazione, il pane raffermo della violenza e dell'insensibilità. Abbiamo fame di solidarietà, di fratellanza, affinché l’indifferenza, il discredito e la squalifica non riempiano le nostre tavole. Abbiamo fame di una speranza capace di risvegliare la tenerezza e di sensibilizzare alla trasformazione, aprendo la via della tenerezza. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere nella costruzione di una società integrata e riconciliata». Ma «la situazione attuale non consente di limitarsi a osservare le lotte degli altri», ha osservato l’arcivescovo di Buenos Aires, che dunque ha lanciato «un fermo invito alla responsabilità personale e sociale. Le nuove generazioni meritano che le lasciamo in un Paese consolidato, riconciliato, con nuovi orizzonti. Non deludiamoli». «Siamo cullati dall'indifferenza e dall'individualismo. Sono odiatori di Gesù coloro che diffamano, criticano, odiano e giustificano il loro disprezzo (…). Abbiamo oltrepassato ogni limite: squalifiche, aggressioni costanti, diffamazione sembrano essere all'ordine del giorno». «Basta trascinarci nella squalifica e nella violenza», ha detto lapidario.
Milei ha fatto orecchie da mercante, non ha reagito, ben consapevole che il primo target di García Cuerva era, fra i tanti, proprio lui. D’altronde proprio il giorno prima del Te Deum, Milei aveva dato ulteriore prova del suo esprimersi in modo spregiativo e insultante. Interrogato da un giornalista alla radio in merito agli attacchi che gli sono riservati per le sue espressioni violente, Milei ha dato un saggio del suo atteggiamento “accogliente”: «Abbiamo il miglior governo della storia e poi arriva qualche idiota e inizia a imprecare... Perché non te ne vai e basta?».
“Avete rubato? Tranquilli”
Strafottente come sempre, il presidente argentino, ma più preoccupato che mai. Il suo governo ha bisogno del dollaro statunitense come un cammello dell’acqua. La divisa Usa gli serve per sostenere il suo programma economico, che, se realizzato, gli garantisce i voti della destra e il successo alle elezioni legislative di midterm che si svolgeranno il 26 ottobre per il rinnovo di una parte dei seggi (127 deputati su un totale di 245 e 24 senatori in otto province), nonché di rimanere sulla poltrona presidenziale al prossimo mandato. Se rafforzerà al Parlamento il suo partito La Libertad Avanza sarà più facile filare come un treno verso i suoi obiettivi senza dover accettare i compromessi che gli impongono i vari partiti che lo sostengono (al momento, La Libertad Avanza conta 39 deputati e 6 senatori e non ha la maggioranza).
Il problema è che i dollari accumulati dalla Banca Centrale della Repubblica Argentina sono insufficienti, mettendo a repentaglio gli obiettivi dell'anarco-capitalismo. Ma il presidente, che una ne fa e cento ne pensa, ha lanciato un "Piano di Riparazione Storica del Risparmio Argentino", sintetizzato dal portavoce presidenziale Manuel Adorni con la frase «tuoi sono i dollari, tua la decisione» e che consiste nel far emergere il tanto “nero” degli argentini: cioè, non tenete i soldi sotto il materasso, portateli in banca e «nessuno vi chiederà di dimostrare da dove li avete presi».
A quanto pare si tratta di una bella cifra. Secondo il quotidiano spagnolo El Periodico (23/5), «gli argentini detengono oltre 210 miliardi di dollari al di fuori del sistema finanziario; se si includessero i soldi depositati all'estero, la cifra raddoppierebbe» ed equivarrebbe a «otto volte lo stock di riserve internazionali lorde attualmente detenuto dalla Banca centrale».
*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza
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