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Carlo Acutis. La maleducazione eucaristica

Carlo Acutis. La maleducazione eucaristica

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 25 del 28/06/2025

Come è possibile che un giovane beato possa comunicare una teologia eucaristica così vecchia, così pesante, ossessiva, concentrata sull’inessenziale e tanto trascurata invece sulle cose decisive? Come è possibile che tutto il cammino che la Chiesa ha fatto negli ultimi 70 anni, sul piano della comprensione del valore ecclesiale della eucaristia e della sua celebrazione, sia stato comunicato, in modo così distorto al giovane ardente comunicatore, tanto da suggerirgli una comprensione tanto lacunosa, tanto difettosa, tanto unilaterale? Chi lo ha assecondato in questo interesse per i “miracoli”, trascurando il vero miracolo?

Mi sono chiesto dove stiano i motivi di questo piccolo scandalo. Per documentarmi, ho cercato sul sito ufficiale della Associazione Carlo Acutis, che si trova all’indirizzo https://www.- carloacutis.com/. La sezione dedicata ai miracoli eucaristici è davvero singolare. Forse è la più chiara attestazione della distorsione di sguardo e di visuale che è stata forse suggerita inavvertitamente a Carlo, o che più probabilmente è stata rielaborata maldestramente e poi imposta su di lui, da cattivi maestri. Dai quali Carlo avrebbe dovuto essere difeso e non consegnato nelle mani. Se si esamina la sezione (che si trova all’indirizzo https://www.miracolieucaristici.o rg/it/Liste/list.html/), si possono leggere, in apertura, tre testi, scritti dal card. Comastri, da mons. Raffaello Martinelli e da p. Roberto Coggi O.P. Si tratta di testi piuttosto singolari, perché sembrano venire da un altro mondo, da uffici isolati o da stanze senza comunicazione. Per essere sulla soglia di un santo “supercomunicatore” mi pare un bel paradosso.

Iniziamo dal cardinale, che parte molto male: ricorda di essere stato contestato per un libro scritto anni prima sui miracoli eucaristici. Ma leggiamo il testo di questo attacco infelicissimo della sua Prefazione:

«Alcuni anni fa pubblicai una ricerca sui miracoli eucaristici, ma, con mia grande sorpresa, ricevetti una lettera che contestava la documentazione raccolta, perché sosteneva che i “sanguinamenti” eucaristici erano frutto di un’epoca ingenua e facilmente portata a costruire prodigi. Soffrii non poco per questa affermazione. E il motivo era semplice: le cose non stavano così; i fatti parlano inequivocabilmente. Padre Pio, uomo del ventesimo secolo, non è stato un vivente miracolo eucaristico?».

Sulla soglia di una “mostra” di miracoli eucaristici, un inizio così inutilmente personale e così fuori tema (che cosa c’entra padre Pio?) pare un tantino sfasato e senza alcuna vera pertinenza all’argomento.

Ma veniamo al secondo testo, più ampio, di mons. Martinelli. Qui il tono cambia e si entra in un discorso molto articolato, ma che inizia mettendo le mani avanti: i miracoli eucaristici non sono “oggetto di fede”. Ottimo. Però poi l’autore, che deve giustificare la sua presentazione, inizia ad illustrare la “positività” dei miracoli eucaristici. Ecco la pars costruens: «I Miracoli Eucaristici possono costituire un utile e fruttuoso aiuto alla nostra fede. Ad esempio essi possono: aiutare ad andare oltre il visibile, il sensibile ad ammettere l’esistenza di un oltre un al di là».

Proprio perché è riconosciuto come fatto straordinario, il Miracolo Eucaristico non trova spiegazione nei fatti e ragionamenti scientifici, va oltre la ragione umana, e interpella l’uomo sollecitandolo ad “andare oltre” il sensibile, il visibile, l’umano, cioè ad ammettere che ci sia un qualcosa che è incomprensibile, inspiegabile umanamente con la sola ragione umana, scientificamente non dimostrabile.

«Offrire l’occasione di parlare, nella catechesi, della Rivelazione pubblica e della sua importanza per la Chiesa e il cristiano».

Chiedo al lettore: ma che razza di ragionamento è questo? I miracoli sarebbero “occasioni” per parlare d’altro?

A questo segue una lunga parte sulla “rivelazione pubblica”, ma il discorso sulla eucaristia, nel suo valore ecclesiale, resta totalmente al di fuori del testo.

Per finire, il testo di Roberto Coggi, mette la ciliegina sulla torta. Proprio all’inizio della sua Introduzione egli scrive:

«Conosciamo la dottrina cattolica riguardo alla presenza reale. Con le parole della consacrazione: «Questo è il mio Corpo», «Questo è il mio Sangue», la sostanza del pane diventa il Corpo di Cristo, e la sostanza del vino il suo Sangue».

Forse qualcuno avrebbe dovuto aggiornare il padre domenicano sul fatto che la riforma del Messale del 1970 ha cambiato quella che lui è convinto sia “dottrina cattolica”, ma è sola la sua fantasia. Le parole della “formula” non sono soltanto quelle che lui cita, ma ne comprendono molte altre: “Prendetene e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”, e poi “Prendete e bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti, per il perdono dei peccati. Fate questo in memoria di me”. Non è affatto sorprendente che una cultura dei miracoli eucaristici, che dimentica l’unico “miracolo”, sia legata a una lettura minimale, secca e superata tanto della consacrazione quanto della celebrazione eucaristica. È utile che, subito dopo, p. Coggi ripeta correttamente la teoria di Tommaso d’Aquino sui miracoli eucaristici. Ma, appunto, quella teoria elimina ogni possibilità di “miracolo”: il corpo e il sangue sono solo “apparenze” del pane e del vino. Questo dovrebbe escludere la valorizzazione del miracolo, mostrandone soprattutto il limite. In particolar modo se si parla di un adolescente di 14 anni!

Eppure questi sono i tre discorsi ufficiali, che presentano la “mostra sui miracoli eucaristici”. Che questo tratto sia portato come “argomento” a favore della santità di Carlo è davvero sorprendente. Dovremmo forse arrivare a dire: lo riconosciamo santo “nonostante la sua fissazione distorta per i miracoli eucaristici”? La questione è in realtà più grave, perché non riguarda un giovane adolescente, ma i falsi maestri che gli sono stati attorno durante la sua vita e che dopo la sua morte vogliono proiettare su di lui, come esempio, la loro cattiva teologia.

La maleducazione eucaristica non è un problema del giovane Carlo, la cui vita breve porta pur sempre con sé una luce. Il problema non riguarda l’ adolescente, ma gli adulti che gli hanno messo in bocca queste parole, queste immagini, queste ricostruzioni, questi interessi non equilibrati e poco sani. È una maleducazione eucaristica che non si vergogna di scrivere Prefazioni, Presentazioni e Introduzioni, che sembrano, queste sì, scritte da adolescenti senza alcuna formazione teologica al “vero” e “unico” miracolo eucaristico della comunione ecclesiale. Su questo aspetto, che davvero giustifica la centralità dell’eucaristia nella vita dei cristiani, nessuno dei tre autori ha speso una sola riga. Ma che dico, una sola parola, se non per sbaglio, citando il catechismo, ma quasi distrattamente. Il vero cuore della eucaristia, la unità tra corpo sacramentale e corpo ecclesiale, è cancellata e dimenticata. In fondo è una cosa poco frequentata, proprio dagli adulti. Questa forma di grave maleducazione eucaristica dovrebbe forse diventare, attraverso Carlo che ne è stato la prima vittima, un modello da proporre a tutti i giovani? Ma vogliamo davvero scherzare? Chi avrà la faccia tanto tosta – e il cuore tanto arido – da sostenere una simile assurdità? 

Andrea Grillo insegna dal 1994 Teologia dei sacramenti e Filosofia della Religione a Roma, presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo e Liturgia a Padova, presso l’Abbazia di Santa Giustina. Questo articolo è apparso sul suo blog “Come se non” (17/6)

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

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