
"La Flotilla verso Gaza. Il gesto che ci riguarda": Un commento su Comune-info
«La Flotilla non fa guerra a nessuno. È un atto di pacifismo attivo, concreto, che si affida al diritto internazionale come vela e bussola. Un gesto che non urla, ma resiste. Non cerca lo scontro, ma la giustizia. Non brandisce armi, ma coscienze». È così che Emilia De Rienzo definisce l’iniziativa della Global Sumud Flotilla in navigazione verso Gaza. «Immaginatevi sulla nave. Il mare aperto davanti, il vento che sferza, la tensione che si taglia come pane duro. Ogni scelta è consapevole. Ogni manovra è un atto di coraggio lucido. Sanno che potrebbero essere fermati con la forza, arrestati, feriti, persino uccisi. Eppure avanzano. Non per incoscienza, ma per fedeltà a chi non può difendersi», scrive nel prosieguo di un articolo dalla forte empatia pubblicato da Comune-info il 27 settembre.
«Questo coraggio ha un nome: eroismo morale. Non cercano gloria né vendetta. Non fanno politica di parte. Chiedono soltanto che il mondo guardi. Che i potenti si ricordino del loro dovere. Che il diritto non resti lettera morta. E invece vengono insultati, derisi, sbeffeggiati. Ma continuano. Perché ciò che stanno facendo è più grande di qualsiasi attacco personale: è resistere all’ingiustizia, sfidare l’indifferenza, denunciare un genocidio in atto».
«Il blocco navale su Gaza è una ferita aperta – osserva –. Nessuna nave può entrare o uscire liberamente. Per i civili significa fame, ospedali senza scorte, scuole senza materiali. Immaginate un bambino che aspetta una cura, un medico che non ha più farmaci salvavita. Chi naviga per la Flotilla lo sa: sta rischiando la vita per questi invisibili, per chi è stato ridotto al silenzio».
Il testo integrale a questo link.
*Immagine generata con IA
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