
Gaza: la “Responsabilità di Proteggere”, la complicità degli Stati, il ruolo della Flotilla
La Risoluzione ONU 60/1 del 16 settembre 2005 impone agli Stati l’obbligo di protezione della propria popolazione civile «da genocidi, crimini di guerra, pulizia etnica e crimini contro l’umanità». Se non è in grado di farlo, oppure se non lo fa deliberatamente, «la Comunità internazionale, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, il Diritto internazionale dei diritti umani e il Diritto internazionale umanitario, ha la responsabilità di utilizzare adeguati mezzi diplomatici, umanitari e altri mezzi pacifici, per proteggere la popolazione da tali crimini». Dichiara inoltre che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite può anche «intraprendere in modo tempestivo e deciso azioni collettive se i mezzi pacifici dovessero rivelarsi inadeguati e le autorità nazionali manifestamente non si assumessero in maniera chiara la protezione delle loro popolazioni».
Una posizione netta, quella delle Nazioni Unite, che si scontra oggi con «comportamento criminale dello Stato di Israele nella Striscia di Gaza», da un lato, e l’inerzia, «che si traduce in complicità, degli Stati membri dell’Unione europea» dall’altro, denunciano Flavio Lotti (presidente della Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace) e Marco Mascia (presidente del Centro Diritti Umani “Antonio Papisca”, Università di Padova) in una nota congiunta diramata ieri.
Secondo i due firmatari dell’appello, la “Responsabilità di Proteggere” statuita dall’ONU «non prevede e non tollera il doppio standard che contraddistingue il comportamento di gran parte dei governi europei in carica. La legge è uguale per tutti».
Pertanto, «la società civile europea ha il diritto dovere di ingerenza negli affari interni dello Stato di Israele per somministrare viveri, medicinali e servizi di prima necessità alla popolazione palestinese»; e l’iniziativa della Global Sumud Flotilla per rompere l’assedio a Gaza, si dimostra «doverosa e legittima ai sensi della Carta delle Nazioni e del Diritto internazionale dei diritti umani». La Flotilla sta facendo quello che i governi non fanno, e cioè «salvare il popolo palestinese e chiedere l’arresto dei criminali» per i quali la Corte Penale Internazionale ha spiccato un mandato di cattura.
Mentre la Flotilla prosegue il suo viaggio funestato da minacce e aggressioni, alcuni governi (compreso il nostro) invitano gli attivisti a rinunciare alla loro impresa e, nel frattempo, dimenticano persino «di nominare chi sono i criminali», con un atteggiamento «di insopportabile ipocrisia e di grave complicità con i crimini che si stanno perpetrando nella Striscia di Gaza».
Nel loro appello, Lotti e Mascia chiedono al governo italiano di far «partire subito le tre portaerei italiane “Cavour”, “Garibaldi” e “Trieste” cariche di aiuti. La Presidente del Consiglio e il Ministro degli Esteri salgano su quelle navi, dirigano le operazioni di soccorso e chiedano a tutti i Capi di Stato europei e del resto del mondo di fare altrettanto. Il genocidio e l’assedio di Gaza devono essere fermati!»
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