Bocciata la risoluzione sul disarmo nucleare. E il governo esce allo scoperto
Tratto da: Adista Notizie n° 42 del 29/11/2025
42445 ROMA-ADISTA. La Commissione Esteri della Camera dei Deputati ha votato, e a nulla sono valsi gli appelli della società civile, quelli dei premi Nobel per la Pace e degli scienziati, i sondaggi che più volte hanno indagato le aspirazioni degli italiani, le commoventi testimonianze e gli ammonimenti degli hibakusha giapponesi nell’80° anniversario delle bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Questa mattina (20/11) la Commissione Esteri della Camera ha bocciato la Risoluzione in Commissione 7/00322 (qui il testo integrale: urly.it/31c_m9), presentata il 30 luglio scorso da Laura Boldrini e cofirmata da altri esponenti del Pd (Vincenzo Amendola, Giuseppe Provenzano, Fabio Porta, Lia Quartapelle, Eleonora Evi e Maria Stefania Marino), che avrebbe impegnato il governo «ad adottare misure concrete in direzione del disarmo nucleare, rafforzando il Trattato di non proliferazione (NPT), facendo proprie le prescrizioni e le indicazioni contenute nel Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) per quanto riguarda l'assistenza alle vittime e il risanamento ambientale, nella prospettiva di una piena adesione dell'Italia allo stesso Trattato» e «a promuovere l'adozione di politiche di “non primo uso” e l'estensione delle garanzie negative in materia di sicurezza».
A darne notizia, subito dopo il voto, il coordinamento di realtà laiche e cattoliche pacifiste “Rete italiana Pace e Disarmo” (RiPD) che, insieme a Senzatomica (campagna promossa dalla neonata Fondazione “Be The Hope” e sostenuta dall’8x1000 dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai) sono partner della Campagna internazionale ICAN (Nobel per la Pace 2017) e hanno lanciato la mobilitazione “Italia ripensaci” per chiedere alle istituzioni del nostro Paese di ripensare la scelta di non aderire al TPNW.
La RiPD «esprime profondo rammarico per la bocciatura, da parte della Commissione Esteri della Camera, della risoluzione a favore di percorsi di disarmo nucleare e stimolata anche dalla campagna “Italia Ripensaci” nel ricordo dell’80° anniversario dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. Un’occasione persa per definire un ruolo positivo dell’Italia nella costruzione di una sicurezza realmente condivisa e fondata sul diritto internazionale».
Evidenze impossibili da ignorare
La Risoluzione, breve e puntuale, ricordava l’80 anniversario (agosto 2025) del primo disastro nucleare della storia, con 210mila morti accertati. Ricordava anche il conferimento del Nobel per la Pace 2024 a “Nihon Hidankyo”, organizzazione giapponese dei sopravvissuti agli attacchi atomici, viva testimonianza «che le armi nucleari non devono mai più essere utilizzate». Inanellava poi una serie di aspetti geopolitici cruciali, impossibili da ignorare: l’allarme sul rischio nucleare oggi è a livelli mai visti dalla Guerra Fredda, anche in ragione della crescente tensione tra Paesi detentori; nel 2024 gli Stati detentori hanno speso una cifra record superiore a 100 miliardi di dollari (+11% sul 2023, + 48% sul 2021 secondo le stime ICAN) per mantenere e ammodernare gli arsenali nucleari; dato il livello tecnologico attuale, anche un utilizzo limitato di questi ordigni in un conflitto «avrebbe conseguenze umanitarie catastrofiche»; la grande maggioranza dell’opinione pubblica italiana è favorevole a percorsi di disarmo nucleare; oltre 120 Comuni e 2 Regioni italiani hanno aderito all'appello ICAN per fare pressione sul governo affinché aderisca al TPNW; un mondo sotto la minaccia nucleare portata dagli arsenali nucleari non può ambire a raggiungere pace e sicurezza.
«Una vera sicurezza internazionale e di ogni singolo Paese (compresa l’Italia) non potrà mai essere basata sulla minaccia di distruzione nucleare di intere città e popoli – ribadisce la RiPD – né sull’accettazione passiva di dottrine che prevedono esplicitamente l’eventualità di un “primo uso” dell’arma atomica».
Vulnus democratico
Come si pone il nostro governo di fronte a tutto questo? Il governo, a parole, dice di volere il disarmo nucleare. Dichiarazioni che però non corrispondono ai fatti. Ne è la prova la bocciatura della Risoluzione Boldrini. E le motivazioni esplicitate in aula destano allarme: il rigetto del governo, spiega la RiPD, è legato «alla partecipazione italiana alla missione di deterrenza nucleare della NATO» e al «contributo nazionale finora mai ufficialmente confermato (e nemmeno definito in termini di impatto finanziario) al meccanismo del nuclear sharing atlantico. Si tratta di un’ammissione politicamente significativa, che avviene tuttavia senza che nel Paese si sia mai svolto un vero dibattito parlamentare e pubblico su questa forma di compartecipazione diretta alle strategie nucleari dell’Alleanza». Di fronte a un’opinione pubblica chiaramente orientata al disarmo nucleare, il nostro esecutivo dimostra una chiara «mancanza di trasparenza» che «rappresenta un grave vulnus democratico».
L’ammissione governativa sulla partecipazione alla strategia di deterrenza nucleare NATO e sul contributo italiano al nuclear sharing rappresenta, per Francesco Vignarca (coordinatore Campagne della RiPD), «un’ammissione di grande rilievo politico, che arriva però senza che il Parlamento e il Paese abbiano mai avuto un confronto serio sulla scelta di essere parte attiva di una dottrina che contempla anche il “primo uso” dell’arma nucleare. Accettare come inevitabile questa impostazione (che rende evidente come dietro la parola “deterrenza” si celi invece un vero e proprio “ricatto” con le armi più distruttive della storia) significa rinunciare a qualsiasi forma di autonomia politica su un tema che riguarda direttamente la sicurezza e i valori costituzionali dell’Italia».
«Nella NATO siamo “alleati” o “sudditi”?», si chiede infine Vignarca. «Davvero non è possibile proporre anche in seno all’Alleanza, a partire da un dibattito pubblico trasparente e democratico sulla presenza di armi nucleari sul nostro territorio, possibili alternative all’idea che la nostra sicurezza debba per forza essere fondata sulla possibilità di distruzione completa e genocidiaria di un presunto avversario? Il Governo italiano e la stessa NATO continuano a ripetere di essere a favore di un disarmo nucleare totale: sarebbe ora di passare dalle vuote dichiarazioni ai fatti, costruendo un percorso concreto di messa al bando delle armi nucleari».
Di fronte alle gravi dichiarazioni del governo, la RiPD rilancia le ragioni della Campagna “Italia ripensaci”, attuali oggi più che mai, ricordando che il TPNW «non è una norma ideologica, ma uno strumento concreto che mette al centro la vita delle persone, includendo misure innovative come il sostegno alle vittime e il risanamento ambientale. Allo stesso modo, le proposte di “non primo uso” costituiscono un passo pragmatico per abbassare la tensione internazionale e ridurre le possibilità di un conflitto nucleare, intenzionale o accidentale».
*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza
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