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LA FORZA DEI PICCOLI, VITA PER IL MONDO

Tratto da: Adista Documenti n° 38 del 20/05/2006

A tutte le comunità indigene, a tutte le nazioni e i governi del mondo, a tutte le Chiese, dal cuore della maloca (casa collettiva degli indios della foresta amazzonica, ndt) dell'Amazzonia, annunciamo che la forza dei piccoli è vita per il mondo.

Come i torrenti e le acque sorgive che confluiscono nel grande Rio delle Amazzoni, così dai popoli nati ai quattro venti siamo venuti ad unire i nostri cuori e le nostre parole sulle sponde di questo fiume sacro.

Convocati dal Creatore delle acque e delle foreste, Grande Padre-Grande Madre dei Quattrocento Nomi (…), siamo venuti per partecipare al V Incontro Latinoamericano di Teologia India, a Manaus.

In Brasile ci hanno ricevuto con grande calore, con parole fiorite e con danze accompagnate da musiche e cuori disposti a condividere speranze e sogni di un altro mondo possibile, dove la forza dei piccoli è un'alternativa per la vita intera.

Dal primo momento abbiamo assaporato le ricchezze rituali dei nostri popoli che manifestano la grande saggezza e l'enorme amore della nostra Madre-Padre della vita, espresso nelle candele, nelle foglie, nelle sementi, nei frutti, nelle bevande, nell'incenso e nelle preghiere.

Gesù Cristo resuscitato costantemente si è presentato in questo incontro teologico dando forza alla lotta dei popoli e dando senso alla morte dei nostri martiri. Nei nostri cuori abbiamo ascoltato che la vita trionfa sulla morte. Una nonna durante l'incontro ci ha ricordato che, quando si muore lottando per la vita, non si muore mai. I nostri martiri non sono sepolti ma seminati in maniera che nascano nuovi guerrieri, e con ciò l'esperienza dei nostri morti rafforza il cuore dei nostri popoli. Viviamo e vogliamo continuare a vivere e per questo offriamo la nostra stessa vita.

Ci hanno portato grande gioia e speranza le parole di fratelli e sorelle che ci accompagnano e ci sono alleati, in questo cammino teologico, quando hanno affermato che questa luce, della Signora-Signore della terra e dell'acqua, già era nei popoli indigeni e in tutte le culture e le religioni, e che nessuna di loro deve trovarsi al di sopra dell'altra, perché ciascuna di loro ha nelle sue mani una piccola luce del Fuoco divino.

In contrasto con ciò, con profondo dolore e preoccupazione abbiamo ascoltato come è stato frenato il processo di ordinazione dei diaconi indigeni nella diocesi di San Cristóbal, in Chiapas, e come siano state imposte misure disciplinari a fratelli indigeni teologi del Messico. Abbiamo implorato lo Spirito Santo affinché apra i cuori e le menti di coloro che devono guidarci verso un'autentica universalità in maniera che, come in una Pentecoste, la nostra assemblea cristiana manifesti tutti i volti e tutte le lingue del mondo.

I miti, i riti e le esperienze storiche sono stati riaffermati come il recinto più sacro che hanno i popoli indigeni. Le preghiere e le danze durante il nostro incontro ci invitano ad una continua purificazione dei mali e delle piaghe entrati nel cuore per imposizione del sistema neoliberista. È vero che molte delle piaghe ci vengono da fuori ma purtroppo le abbiamo prodotte anche tra gli stessi indigeni, come le divisioni, la perdita di identità, l'abbandono delle nostre terre, la violenza intrafamiliare.

I partecipanti di questo incontro intendono denunciare che la piaga più minacciosa in questo momento della storia è quella che soffre l'Amazzonia, con la sua enorme riserva d'acqua, la sua grande ricchezza in termini di biodiversità, i suoi popoli e le sue culture millenarie, a causa dell'avidità dei potenti che intendono impossessarsi di questo ecosistema che è imprescindibile per la vita di tutti gli esseri della terra.

Di fronte al sistema neoliberista che abbatte e distrugge la vita, noi, indigeni e indigene, offriamo ai popoli del mondo, come alternativa, la saggezza con cui provvediamo alla natura, la maniera tradizionale con la quale ci curiamo integralmente, la forza spirituale che ci aiuta ad andare avanti nella storia.

Invitiamo tutti i popoli indigeni a continuare ad essere i guardiani e i difensori dei mari e dei venti, dei pesci e degli uccelli, delle sementi e dei frutti, degli alberi e degli animali, dei fiumi e delle montagne, delle pampas e dei campi, perché il Cuore del Cielo e il Cuore della Terra ci ha seminato nella storia per dare gioia e pienezza al mondo e non per farlo appassire e per distruggerlo. E li invitiamo, anche, a continuare a lottare e ad esigere che i diritti indigeni vengano rispettati dai governi, dalla società e dalle Chiese.

A partire dalla parola millenaria dei nostri avi, abbiamo visto la nostra piccolezza e abbiamo preso coscienza che da soli e isolati non potremo far fronte alle minacce che ci presenta questo sistema di morte: le narrazioni dei miti durante l'incontro ci hanno lasciato questo insegnamento nel cuore.

Quando i nostri fratelli e le nostre sorelle indigene di Manaus ci hanno invitato a visitare le acque sacre del fiume Amazonas, laddove si uniscono le acque bianche e le acque nere, abbiamo appreso che è possibile unire i diversi in un solo corso generatore di vita per l'umanità e di fertilità per il mondo.

Durante questi giorni sono emerse alcune sfide: difendere la vita delle nostre sorelle e dei nostri fratelli indigeni che vengono aggrediti; propiziare un autentico dialogo tra indigeni e istituzioni nazionali ed ecclesiali; impegnarci profeticamente come missionarie e missionari che lungi dall'imporre un'ideologia diano testimonianza e annuncio al Vangelo di Gesù Cristo.

Durante questi giorni di profonda contemplazione abbiamo constatato che la forza dei piccoli è nella loro unità e nella loro organizzazione, nelle loro assemblee ed accordi comunitari, nell'assumersi le proprie responsabilità con i loro servizi e i loro incarichi, nell'aprire i loro cuori per sommare e moltiplicare, nei loro sogni ed utopie, nel saper trasformare e completare, nella loro identità e cosmovisione proprie, nella loro etica e nel compimento della parola, nel loro vincolo con la terra e con le acque, nella loro solidarietà e capacità di mobilitazione, nel loro rapporto di parentela con tutta la creazione e nella loro fraternità con tutti i popoli, nelle loro danze e feste, nella loro spiritualità e nel profondo legame con chi è Madre-Padre della vita.

Dal nostro incontro porgiamo un grande ringraziamento a quanti hanno saputo essere solidali con le cause indigene e si sono impegnati in queste fino alle ultime conseguenze in ciascuno dei Paesi dell'America Latina, per esempio nell'insurrezione del Chiapas, in Messico, nell'insurrezione indigena dell'Ecuador, nell'avvento al potere degli indigeni in Bolivia, nelle lotte per la demarcazione della terra in Brasile, nel riconoscimento costituzionale in Paraguay, ma soprattutto vogliamo offrire un riconoscimento a quanti, come Gesù Cristo, giorno dopo giorno sono con noi nelle nostre comunità, nei momenti di dolore e di festa, nei momenti di semina e in quelli di raccolta, nei momenti negativi e in quelli positivi, coloro che con noi lavorano e con noi sognano, quelle e quelli che per noi muoiono e in noi resuscitano.

Alla fine del nostro incontro, intorno al fuoco e al cibo che ci unisce, ci stringiamo le mani per impegnarci a continuare a costruire la nostra storia, a continuare a difendere i nostri territori tradizionali, a rafforzare le nostre culture e le nostre religioni, a renderci solidali con le lotte politiche dei nostri popoli, a continuare a lavorare per la nascita delle Chiese autoctone.

Dalla Grande Maloca dell'Amazzonia, a Manaus, in Brasile, il 26 aprile del 2006

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