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OBBEDIENTE "IN PIEDI" IL NUOVO GENERALE DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI

Tratto da: Adista Notizie n° 63 del 16/09/2006

33537. ROMA-ADISTA. È un religioso svizzero, fra' Mauro Jöhri, il nuovo generale dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini. È stato eletto il 4 settembre scorso dai 174 membri (in rappresentanza degli 11.000 cappuccini di tutto il mondo) riuniti a Roma nel Capitolo Generale, che si svolge dal 28 agosto fino 17 settembre. Jöhri, che ha ottenuto 157 voti, succede al canadese John Corriveau, che ha guidato l'Ordine per 12 anni. Nato nel 1947 a Bivio in Svizzera (Cantone dei Grigioni), Jöhri entrò nel 1964 nel Noviziato dei Cappuccini. Dopo l'ordinazione sacerdotale nel 1972, continuò gli studi alle Università di Friburgo e di Tubinga, poi alla Facoltà teologica di Lucerna. Nel 1980 terminò gli studi teologici con il dottorato a Lucerna con una tesi su Hans Urs von Balthasar. È stato padre guardiano nel convento della Madonna del Sasso a Locarno e ha lavorato come insegnante di religione. Per quattro anni è stato presidente della commissione del piano pastorale della Conferenza episcopale svizzera, per dieci professore di dogmatica e teologia fondamentale alla Facoltà teologica di Coira e per alcuni anni è stato professore incaricato nella Facoltà teologica di Lugano. Quella Facoltà nacque nel 1992 per iniziativa del vescovo ciellino della città, mons. Eugenio Corecco (v. Adista n. 64/92), il quale, oltre ad essere amico e sostenitore del movimento di don Giussani, era l'unico vescovo elvetico rimasto a difendere il contestatissimo mons. Wolfgang Haas, vescovo di Coira vicino all'Opus Dei, che nel 1997 il Vaticano fu costretto a "promuovere" alla guida della diocesi di Vaduz, in Liechtenstein (costituita ad hoc e subito elevata al rango di arcidiocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede, v. Adista n. 87/97), a causa delle massicce proteste organizzate contro di lui dai cattolici svizzeri. Per istituire la Facoltà di Lugano, Corecco, che aveva ricevuto un sonoro "no" dalla Conferenza Episcopale Svizzera, dovette rivolgersi direttamente al Vaticano. I docenti della Facoltà furono scelti tra i più conservatori, con l'unica eccezione di Johri, che accettò l'incarico con la condizione di essere libero di rinnovarlo anno per anno.

Teologo prudente, ma di visioni abbastanza aperte, Jöhri da diversi anni non insegnava più nelle facoltà teologiche, forse anche perché malvisto dai settori più conservatori della Chiesa. Nel 1989 i Cappuccini lo elessero Superiore della regione della Svizzera italiana e, dal 1995 al 2001, Provinciale della Provincia cappuccina svizzera. In tale ruolo divenne presidente dell'Unione dei Superiori religiosi della Svizzera. Nel 2005 di nuovo è stato nuovamente eletto Provinciale dei Cappuccini svizzeri, carica che dovrà abbandonare per assumere quella di generale dell'Ordine.

Nel 1997, in occasione del Congresso sulle Vocazioni al Sacerdozio e alla Vita Consacrata in Europa, organizzato a Roma nel mese di maggio dalle Congregazioni per l'Educazione Cattolica, per le Chiese Orientali e per gli Istituti di Vita Consacrata, Jöhri ebbe occasione di polemizzare pubblicamente con il card. Pio Laghi, che presiedeva l'assise, per il modo eccessivamente autoritario con cui erano stati condotti i lavori.

Proprio in veste di superiore svizzero, Jöhri, il 22 giugno 2005, durante l'annuale convegno degli abati e provinciali svizzeri tenne una relazione (titolo: Sentire cum ecclesia) sul rapporto tra san Francesco d'Assisi e la Chiesa del XIII secolo. In quell'occasione Jöhri parlò della personalità di Francesco d'Assisi evidenziandone un aspetto diverso da quello sottolineato dal papa nel corso dell'udienza concessa al clero di Albano il 31/8. Jöhri ricordò infatti di come nel 1217 Onorio III minacciasse con la dannazione eterna chiunque non avesse propagato fattivamente l'idea delle crociate conto i musulmani. Ma Francesco, nonostante la sua grande fedeltà al papa, non volle appoggiare in nessun modo questa linea. Senza polemiche, ma in chiaro dissenso dalla Chiesa ufficiale che aveva indetto la V crociata, volle invece proclamare, in un mondo pieno di violenze, il vangelo della pace. Mettendo in gioco la sua stessa vita, si recò così disarmato alla corte del sultano Melek el-Kamel. Mauro Jöhri ha poi attualizzato il significato della critica "evangelica" di Francesco alla Chiesa portando come esempio un tema molto dibattuto tra i cattolici in Svizzera, sfiorato anche - con toni assai diversi - dal papa nel suo intervento del 31 agosto: l'ordinazione presbiterale. Secondo Jöhri il fatto che molti credenti, a causa delle modalità d'ammissione al ministero, non siano ammessi dalla Chiesa a celebrare l'eucaristia, non può lasciare gli ordini religiosi indifferenti. Essi piuttosto, sulla scia di Francesco, dovrebbero aiutare i vescovi a modificare le modalità d'ammissione alla carica sacerdotale.

Un discorso, quello sull'accesso al ministero ordinato e sull'eccessivo clericalismo nella Chiesa, che richiama un'altra vecchia polemica che contrappose i Frati Minori Cappuccini e la gerarchia vaticana. Quando - attraverso il nuovo Codice di Diritto canonico promulgato da Giovanni Paolo II - il Vaticano decise di ripristinare il regime di totale "clericalità" nell'organizzazione gerarchica degli Ordini religiosi e delle Congregazioni maschili, ristabilendo quella differenziazione tra "chierici" (i sacerdoti) e membri "laici" (i cosiddetti "fratelli laici" o "fratelli coadiutori"), che il Concilio Vaticano II aveva abolito (fino a consentire anche ai "religiosi laici" l'accesso alle cariche gerarchiche più alte), i cappuccini - contrariamente ai Francescani minori e ai conventuali che si erano subito adeguati - chiesero con insistenza che fossero riconosciute le origini laicali del loro Ordine, così come aveva voluto il loro fondatore Francesco. Ma il Vaticano rispose picche (v. Adista n. 89/87). Il tema dei religiosi non sacerdoti è stato affrontato dal Capitolo Generale riunito a Roma, durante il quale Jöhri ha dichiarato: "dobbiamo permettere a tutti i frati di svolgere tutte le mansioni previste nell'Ordine", pensando all'esempio di Francesco d'Assisi, che non aveva pensato, in prima istanza, ad avere dei sacerdoti, ma dei frati capaci di mettersi al passo con gli altri. (valerio gigante e ludovica eugenio)

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