SULLA VERITÀ NON SI VOTA. VERONA 2006: CRONACA DI UN CONVEGNO SCONTATO
Tratto da: Adista Notizie n° 75 del 28/10/2006
33594. VERONA-ADISTA. Un'immagine emblematica: il logo di otto grandi banche che campeggia sui manifesti ufficiali del IV Convegno ecclesiale nazionale (Verona, 16-20 ottobre 2006), affissi agli incroci e sulle mura dell'Arena vicino al titolo ("Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo") e al logo ufficiale (un'arena stilizzata). Una scelta certamente poco compresa – e gradita – da quella parte di mondo cattolico che, a fianco di riviste missionarie come Nigrizia, Mosaico di Pace e Missione Oggi, è da anni impegnato nella campagna di pressione alle "banche armate".
Il Convegno ha visto la partecipazione complessiva di 2.700 persone, in massima parte delegati e delegate delle 226 diocesi italiane. Tra i convegnisti, una maggioranza di laici (1262 su 2457 partecipanti ufficiali, cioè esclusi gli invitati): ma si tratta, come ha rilevato Luigi Accattoli sul Corriere, di una maggioranza meramente numerica, che non ha corrisposto ad un peso e ad una rappresentatività reale.
La cronaca
Il 16 ottobre, i convegnisti, partendo da quattro chiese cittadine, sono convenuti nell'A-rena, sui cui spalti vi erano le immagini dei sedici "testimoni" della Chiesa italiana del secolo XX ritenuti particolarmente significativi; dietro il palco, le icone di 206 santi e beati, scelti dalle 226 diocesi come rappresentativi della loro vita. Tra il pubblico erano presenti anche alcune centinaia di soldati in divisa. Dopo il saluto del vescovo di Verona, mons. Flavio Roberto Carraro e del sindaco della città, Paolo Zanotto, il card. Dionigi Tettamanzi ha tenuto la sua prolusione (v. notizia successiva).
In conferenza stampa, un giornalista ha anche chiesto perché, tra i sedici "testimoni" della Chiesa italiana del Novecento, non siano stati inclusi i nomi di alcune personalità – ad esempio p. Ernesto Balducci, p. David Maria Turoldo, don Giuseppe Dossetti – che per tanta parte dei cattolici italiani sono punto di riferimento spirituale ed ecclesiale importante. La risposta è stata che i sedici "testimoni" (tra essi Giorgio La Pira) erano stati scelti dalle Regioni ecclesiastiche italiane.
Martedì mattina, dopo una riflessione spirituale di dom Franco Mosconi, monaco camaldolese priore dell'eremo San Giorgio a Bardolino (Ve), è stato il momento delle quattro relazioni ufficiali, dedicate a illustrare il tema generale del Convegno. Il prof. don Franco Brambilla, docente di cristologia e antropologia teologica e preside della Facoltà teologica dell'Italia settentrionale, ha parlato degli orizzonti teologico-pastorali del Convegno; sulle sue prospettive spirituali ha detto invece Paola Bignardi, ex presidente dell'Azione cattolica e coordinatrice nazionale di "Retinopera"; poi è stata la volta di Lorenzo Ornaghi, rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, e di Savino Pezzotta, già segretario generale della Cisl ed oggi presidente della Fondazione "Ezio Tarantelli", che ne hanno illustrato rispettivamente la prospettiva culturale e sociale.
Nel pomeriggio ci sono state le cinque introduzioni ad altrettanti ambiti (cioè i sottotemi nei quali era stato suddivisa la riflessione del Convegno, portata poi avanti dai delegati nei gruppi di studio):
1/vita affettiva: Raffaella Iafrate, professore associato di Psicologia dei gruppi e di comunità nell'Università Cattolica del Sacro Cuore;
2/lavoro e festa: Adriano Fabris, professore ordinario di Filosofia morale e direttore del Master in comunicazione pubblica e politica nell'Università di Pisa;
3/fragilità: Augusto Sabatini, giudice e presidente vicario del tribunale per i minori di Reggio Calabria;
4/tradizione: Costantino Esposito, professore ordinario di Storia della filosofia nell'Università di Bari;
5/cittadinanza: Luca Diotallevi, professore associato di Sociologia nell'Università di Roma 3.
È stata propria quella di Diotallevi la relazione più discussa e contestata: c'è chi ha sentito nelle sue parole accenti neocon (apparentemente non in sintonia con gli umori della base) per aver detto che, nel mondo globalizzato, "non è più qualificabile come ‘guerra' ogni uso della forza fisica al di fuori degli (ex) confini degli (ex) Stati"; ma Diotallevi ha anche chiesto con forza un maggior ruolo per le donne all'interno della Chiesa.
Martedì sera, e poi mercoledì, i convegnisti si sono divisi nei vari gruppi di studio per approfondire i cinque ambiti. Per la discussione ci sono state – complessivamente – poco più di sette ore e mezza: un tempo minimo per un Convegno durato cinque giorni, interamente occupato da relazioni e introduzioni che hanno obiettivamente impedito – grazie alla ferrea regia voluta dal card. Camillo Ruini – di discutere in modo ampio ed approfondito.
Tanto che qualcuno, mercoledì 18, in una nuova conferenza-stampa, ha chiesto a mons. Benigno Luigi Papa, vice-presidente della Cei, e a Diotallevi, se nel Convegno si sarebbe votato. Il vescovo ha risposto di no, perché, secondo gli organizzatori del Convegno, "la verità non si mette ai voti!". Mentre Diotallevi ha aggiunto che, se si votasse, chi è contrario ad un dato risultato, potrebbe sentirsi "coartato" in coscienza. A dare voce alla frustrazione dei convegnisti è stato un giovane, che ha ironicamente commentato in un gruppo di studio che "se non possiamo votare, ci restano almeno le mani per applaudire e la bocca per fischiare". Sfogo profetico, visto quanto accadrà poi il giorno dopo allo Stadio Bentegodi alla fine della messa celebrata dal papa (v. notizia successiva).
La mattina di mercoledì vi è stata la preghiera ecumenica, presieduta da mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e dialogo, con le riflessioni spirituali di S. E. Gennadios Zavros, Metropolita dell'Arcidiocesi Greco Ortodossa d'Italia, di Gianni Long, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (che ha lanciato un appello affinché tutte le Chiese collaborino, in Italia, per affrontare il problema della "ospitalità" agli immigrati) e del pastore Romolo Ricciardello, coordinatore apostolico delle Chiese cristiane evangeliche della Valle del Sele (Sa). Martedì era intervenuto in assemblea il rabbino Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea dei rabbini d'Italia.
La sera di mercoledì 18 è stato il momento per un "Confronto con esponenti della cultura europea". Alla tavola rotonda hanno preso parte Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio, Margaret S. Archer, membro della Pontificia Accademia delle scienze sociali, Michel Camdessus, presidente delle Settimane sociali francesi ma anche ex direttore del Fondo Monetario Internazionale (un ruolo che il programma ufficiale del Convegno ha evitato di sottolineare e per il quale Camdessus è stato in passato contestato dal movimento altermondista e da una parte del mondo missionario), Ján Figel', commissario dell'Unione Europea per l'istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo.
L'intera giornata di giovedì 19 è stata occupata dalla visita del papa. Nel tardo pomeriggio, però, le strade di Verona sono state attraversate da una sfilata di protesta (battezzata dagli organizzatori "Frocessione") promossa da gruppi di gay e lesbiche insieme al coordinamanto "Facciamo Breccia", al Circolo Pink, agli anarchici della biblioteca Damaschi, al centro sociale La Chimica, al Mit di Bologna e alle femministe milanesi di "m@i st@te zitte". La sfilata si è strutturata come una parodia della via crucis, nella quale ogni stazione simboleggiava un ‘misfatto' da addebitare alla Chiesa cattolica (come, ad esempio, le responsabilità sulla diffusione dell'Aids in Africa legate al divieto di utilizzo del preservativo).
Venerdì 20, in tarda mattinata, è stato il card. Ruini a chiudere il Convegno, pronunciando quello che potrebbe essere il suo ultimo discorso importante alla guida della Chiesa italiana. Ma chi si aspettava un ‘testamento' sarà rimasto parzialmente deluso: "questione antropologica" e "questione islamica" sono infatti le due grandi novità intervenute dal Convegno di Palermo del 1995 che Ruini segnala, ma senza affondi significativi. L'accento cade sul rischio connesso ai "fenomeni migratori", che rendono sempre più significativa la presenza islamica in Italia, e costituisce una sfida "decisiva" per la Chiesa italiana dei prossimi anni. Largo spazio nella conclusione del Convegno Ruini la dedica all'elenco delle ‘benemerenze' realizzate durante la sua quindicinale presidenza: il superamento degli "atteggiamenti concorrenziali e i timori reciproci" tra le diverse anime del laicato cattolico in Italia, il vittorioso referendum sulla legge 40 e le ‘macchine da guerra' per combattere quella e altre battaglie: "Scienza&Vita", il Forum delle Famiglie, Retinopera, luoghi in cui si è realizzata una "forte unità tra i cattolici" con "una assai significativa convergenza con esponenti della cultura ‘laica'".
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