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L'ITALIA IN OSTAGGIO. CONTRO LE MAFIE, GLI STATI GENERALI DI LIBERA

Tratto da: Adista Documenti n° 88 del 09/12/2006

DOC-1806. ROMA-ADISTA. "Possibile che milioni di italiani debbano continuare ad essere ostaggio di qualche migliaio di criminali?". La domanda-denuncia di Luigi Ciotti incalza gli Stati Generali dell'Antimafia - Contromafie, convocati a Roma da Libera dal 17 al 19 novembre (v. Adista n. 85/06). La ricerca di una risposta nei volti e nelle parole che hanno segnato tre giorni di quel ‘crescere insieme' che dovrebbe costituire la cifra della democrazia e della legalità democratica. La domanda di una risposta nella "fame e sete di giustizia" testimoniata, per tutti, nei volti delle vittime e dei familiari delle vittime di mafia.

E una indicazione chiara è venuta da Rita Borsellino, che nella giornata conclusiva dei lavori è intervenuta per sottolineare "il profumo di libertà" emanato da tanta passione e da tanto impegno. Ma che ha anche messo in guardia da ciò che affiora in tanto altro Paese, "qualche volta prevalentemente, qualche volta prepotentemente", ovvero "quel puzzo di indifferenza più acuto addirittura di quello delle complicità". "L'indifferenza - ha spiegato Rita Borsellino - significa soltanto stare a guardare. Vuol dire talvolta, e talvolta senza rendersene neanche conto, lasciare soli coloro che indifferenti non sono: lasciare soli coloro che affrontano le situazioni e che non tollerano complicità, contiguità e non tollerano questo lasciar andare che le cose vadano come vanno. La solitudine è frutto dell'indifferenza, e la solitudine credo sia il frutto più amaro dell'impegno". Non stancarsi di dare ogni volta un "domani" alla fatica e con ciò alla speranza della lotta contro le mafie è dunque il messaggio che Rita Borsellino ha consegnato agli Stati Generali dell'Antimafia. Messaggio di fatica, di lotta e di speranza che Gian Carlo Caselli - capo della Procura di Palermo all'indomani delle stragi di Capaci e di via D'Amelio e oggi Procuratore generale di Torino - e il sostituto Procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Antonio Ingroia - hanno declinato sulle note della giustizia. La giustizia affranta dall'illegalità e da tanta pseudo-legalità (come "condoni" e "leggi mirate su specifiche esigenze personali"), la "giustizia col passo del gambero", privata di risorse economiche, e che sembra ignorare la "domanda di giustizia" a vantaggio di chi vuole "meno giustizia", rileva Caselli. In sostanza - denuncia Ingroia - abbiamo "alle spalle una stagione in cui la giustizia si è ritrovata sotto assedio. Assediata la sua efficienza, assediata l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, assediata la tenuta di un sistema". Ragion per cui - sottolinea Ingroia - nella lotta alla mafia, "si attende da anni un nuovo protagonismo della politica", ovvero una sua "inversione a ‘u'". Un'attesa che Caselli ha consegnato al nuovo governo chiedendo netti "segnali di discontinuità": perché senza giustizia, in un Paese non consapevole della portata democratico-istituzionale della "questione morale", viene a mancare lo statuto stesso della democrazia. A partire dalla libertà economica: ma per liberare l'economia - ha argomentato agli Stati Generali Tano Grasso, leader della lotta antiracket - "quello che ancora manca è la politica". Una politica, anche, non richiamata alle sue responsabilità dal silenzio dell'informazione. Informazione piagata da censure e autocensure, che di solito fa delle mafie solo un fenomeno di ordine pubblico, in preda alle ‘emergenze' di turno, e che di solito ignora i risvolti sistemici del potere mafioso ‘borghese', come è emerso dal gruppo di lavoro in merito guidato da Roberto Morrione (gruppo che, tra l'altro, ha varato la proposta di un "osservatorio permanente sull'informazione in tema di mafie"). Occorre dunque che politica, economia, società civile e informazione - dichiara il Manifesto finale degli Stati Generali - assumano "la lotta alle mafie come un'autentica priorità nazionale", "affinché sia difesa con efficacia la nostra democrazia e sia garantito il rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione".

Di seguito, gli interventi di Gian Carlo Caselli e Tano Grasso; la relazione finale del gruppo di lavoro "Per una domanda di giustizia" presentata da Antonio Ingroia e la relazione finale del gruppo di lavoro su informazione e comunicazione presentata da Roberto Morrione; il Manifesto degli Stati Generali dell'Antimafia. (maria rita rendeù)

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