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PLURALISMO E UNITÀ POLITICA DEI CATTOLICI. PARLA PADRE TUROLDO

Tratto da: Adista Notizie n° 19 del 10/03/2007

3958) Roma-adista. Il tema dell'unità politica dei cattolici è quanto mai di attualità non solo nella situazione peculiare del nostro paese, ma per la cattolicità in generale. A più di un decennio dalla fine del Concilio Vaticano II processi ormai non più circoscritti a ristrette élites dimostrano che è maturata una coscienza nuova rispetto alla sfera della politica. (...).

L'affermazione di uno spazio autonomo dei credenti in politica si è sempre scontrata con la difficoltà di proporre un modello alternativo di società rispetto al capitalismo o al socialismo nelle sue diverse espressioni e ciò ha condotto i partiti cattolici ad assumere una posizione di difesa dell'ordine esistente il più delle volte in contrasto con i valori e lo spirito del Vangelo. Da questa realtà si è sviluppato un lungo e difficile processo di maturazione e riflessione che ha portato a valorizzare il Pluralismo non come "diaspora" dei cattolici, ma come elemento arricchente per l'intera comunità ecclesiale.

Non si può nemmeno sottovalutare che la presenza di credenti in altre forze politiche, del movimento operaio in particolare, ha contribuito ad un processo di approfondimento critico del marxismo rispetto al fatto religioso che ha dato dei frutti significativi, se è vero che ormai si è fatta giustizia di atteggiamenti schematici e dogmatici per ricercare convergenze sul piano dei progetti politici concreti.

Questo è guanto emerge dai contributi che qui pubblichiamo di (...) padre David Turoldo. (...)

D: Secondo lei i più recenti avvenimenti del mondo ecclesiale e politico italiano hanno fatto progredire, o regredire il superamento dell'unità politica dai cattolici?

R: Ma di quale unità si parla? Ma è mai esistita una unità (politica) dei cattolici? Mai!... Se - come si usava dire un tempo - l'Italia è (o meglio era) al 90% cattolica: è (più esattamente era) tutto un paese cattolico che scendeva in competizione a ogni chiamata elettorale. E si può anche dire che sia, in una certa sua stratificazione culturale, tuttora cattolica: perché il paese è quello che è, anche se non lo vuole. Forse paradossalmente c'è più "animo cattolico" nel Partito Comunista che nella Democrazia Cristiana. O comunque non c'è una massa cattolica anche nel Partito Comunista? E allora? ... Credo che dovremo parlarne in termini che non siano più quelli di unità dei cattolici o simili, se vogliamo capire meglio il paese e rendere un servizio più utile anche alla Chiesa.

Dc, partito di cattolici, e non dei cattolici. Stampa di cattolici, e non stampa dei cattolici! Quelli di Azione Cattolica!... E gli altri non iscritti; che pure hanno il battesimo e lo vivono, cosa sono? ... E la Chiesa appunto non è (per fortuna!) più grande del partito e di tutte queste associazioni? Anzi, più grande di ogni classificazione e diversa da ogni integrismo?

Allora, riguardo alla prima domanda, poiché non è mai esistita una unità politica dei cattolici (neppure all'interno dello stesso partito democristiano) inutile parlare di rallentamento o di progressione circa "il superamento dell'unità politica dei cattolici", in Italia.

D: Ritiene possibile le militanza dei cattolici nei partiti della sinistra?

R: La risposta a questa domanda è già contenuta nella prima. Queste cose all'estero sono capite da molto tempo; per esempio in Francia; e persino in Spagna e in Portogallo pare che siano capite più che da noi; e sono convinzioni che cominciano ad operare! Così anche nell'America latina. Perfino la Chiesa, nel suo alto magistero, è sempre stata (per natura e per storia) pluralistica. E non può essere che così. L'unità della Chiesa è lo Spirito che spira dove vuole e nessuno sa donde venga e dove vada. Appunto, lo spirito che fonda l'unità nella libertà.

D: Questa militanza può (o deve) caratterizzarsi con specifici contributi in campi particolari?

R: Ma che senso ha questa domanda? Io quando scendo in politica scendo in politica (e tutto è politica)! Io vivo la mia fede di cittadino; e vivo accanto e insieme, chiunque abbia rispetto del bene del cittadino, anzi dell'uomo: al di sopra del suo stesso bene individuale. Attento certo a quanto può contrastare la mia fede. Ma allora sono sicuro che contrasta -quasi sempre- anche il bene dell'uomo. Io non sono uno schizofrenico. Io sono un uomo e basta: un uomo che per fede si apre sull'infinito di Dio (a salvaguardia dello stesso infinito dell'uomo). Non ho bisogno, in quanto credente, di etichette per agire in politica. Ho bisogno invece di credere sul serio! Di questo c'è tanto bisogno! E allora sarà più credibile anche la mia testimonianza. E la Chiesa sarà più libera e rispettata.

(da Adista n. 550 del 18 febbraio 1976)

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