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"RIFORMARE IL SANT’UFFIZIO". DOPO IL CASO SOBRINO, APPELLO DI 100 TEOLOGI

Tratto da: Adista Notizie n° 35 del 19/05/2007

33875. FRIBURGO-ADISTA. Non si placano le ripercussioni, all’interno del mondo cattolico, della Notificazione della Cogregazione per la Dottrina della Fede sulle opere del teologo Jon Sobrino (v. Adista nn. 23, 28, 30/07). Adesso, dopo aver preso le difese del gesuita spagnolo, l’attenzione critica dei teologi si concentra sullo stesso modo di operare della Congregazione guidata dal card. William Levada e dal salesiano mons. Angelo Amato. In un lungo articolo pubblicato sulla rivista teologica tedesca Herder Korrispondenz Peter Hünermann, professore emerito teologia dogmatica all’Università di Tubinga, lancia un appello per una "intelligente ristrutturazione" della Congregazione e del suo modo di lavorare (pubblicata interamente dal Regno Documenti 7/2007). L’appello ha avuto una rapidissima diffusione ed ha raccolto il sostegno di oltre 100 teologi di area germanofona, tra cui Johann Baptist Metz, Dietmar Mieth, Bernd Jochen Hilberath, Otmar Fuchs. Contro la Notificazione avevano già protestato, all’indomani della sua pubblicazione, le facoltà cattoliche di teologia di Vienna, Graz e Münster, oltre al Comitato di direzione della rivista teologica internazionale Concilium.

Il testo di Hünermann è stato ripreso anche dal Movimenti cattolici di base riuniti a Lisbona per la diciassettesima assemblea dell’European Network Church on the Move. È confortante, scrivono, che "dopo un lungo periodo di silenzio, i teologi abbiano aperto un dibattito teologico esprimendo il loro dissenso" e, in occasione del viaggio del papa in Sudamerica (v. articolo su questo numero), invitano tutti i teologi che si sentono legati all’eredità del Concilio Vaticano II a sottoscrivere l’iniziativa per la riorganizzazione della Congregazione.

Hünermann inizia con un’accurata disamina dei sei punti della teologia di Sobrino su cui la Cdf ha constatato "notevoli divergenze con la fede della Chiesa", per passare poi ad analizzare il metodo con cui la Congregazione ha affrontato gli scritti del gesuita. Ed è qui che arrivano le conclusioni più dure: "Oggi, la Congregazione per la dottrina della fede assolve la funzione più importante nel garantire la qualità della teologia. Essa deve occuparsi che la teologia esprima veramente la ratio fidei". Per questo motivo, è preoccupante che "a partire dalla seconda metà del XIX secolo, si siano ripetutamente registrati conflitti gravi e dannosi per l’immagine della Chiesa e del suo cammino di fede". Le "deficienze" del personale della Cdf e la loro preparazione, "più o meno completa e aggiornata", "aggravano i potenziali conflitti". Ma, conclude Hünermann, "la vera ragione dei conflitti è essenzialmente un’altra": "In fondo la Congregazione per la dottrina della fede – succeduta al Sant’Uffizio – ha conservato quella struttura di ufficio censorio che aveva agli inizi dell’era moderna". "Oggi", invece, "l’assicurazione della qualità in campo scientifico è strutturata in modo diverso: collabora essenzialmente con le scienze e include – possibilmente – le autorità scientifiche nei processi decisionali relativi alla politica della ricerca scientifica e alla gestione delle scoperte scientifiche". Insomma, invece della struttura ancora autoritaria e verticistica odierna, la Cdf avrebbe bisogno di una gestione più collegiale: "Oggi, bisogna elaborare la ratio fidei in una società culturale molto complessa, con i suoi gravi problemi e rifiuti sociali, scientifici ed umani. Essa presenta quindi un grado di complessità, che un ufficio censorio di vecchio stampo non è assolutamente in grado di affrontare, sia sul piano organizzativo che tecnico". Di qui, l’appello per una "intelligente ristrutturazione" della Cdf. (alessandro speciale)

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