"CRISTO NON IMPRIGIONA LE PERSONE NEL LORO PASSATO". VESCOVO FRANCESE APRE AI DIVORZIATI RISPOSATI
Tratto da: Adista Notizie n° 35 del 19/05/2007
"Qualsiasi cosa capiti nella vita – esordiva la lettera, che non è firmata esplicitamente dal vescovo – ciascuno, se vuole, resta membro della Chiesa". Pur sottolineando come una coppia, nel matrimonio religioso, desideri profondamente portare avanti il matrimonio nell’amore e nella fedeltà, il vescovo ammette che "accade tuttavia che le circostanze, le prove della vita e la debolezza umana la espongano a grandi difficoltà, fino al fallimento e alla separazione. Alcuni si prendono allora la responsabilità di iniziare una vita comune con un altro partner". In tale contesto, afferma la lettera, "se la Chiesa non può celebrare un altro sacramento del matrimonio per fedeltà al Dio dell’Alleanza, essa proclama che Cristo non rinchiude le persone nel passato o in vicoli ciechi. Gesù Cristo apre sempre un futuro. Gesù Cristo chiama sempre a camminare verso la santità". Da qui la proposta della diocesi alle persone direttamente coinvolte di "accompagnarle" per rileggere la prova subita in un contesto comunitario: "Vi invitiamo a trovare il vostro posto nella Chiesa integrandovi in una comunità cristiana per camminare con altri nella fede. Siamo pronti ad aiutarvi", afferma la lettera, assicurando che "questo compito di accompagnamento e di accoglienza resterà una preoccupazione pastorale".
Pur evitando, per ora, di affrontare la spinosa questione della partecipazione alla comunione, la lettera ha avuto il merito di dare speranza e di animare una sorta di "terapia di gruppo", riuscendo a sottrarre le storie individuali – come è stato confermato durante l’incontro del 5 maggio - all’isolamento e al senso di solitudine. Ma essa ha anche suscitato forti attese di un riconoscimento da parte della Chiesa, spingendo alcuni ad esprimere la speranza che "le cose procedano più velocemente" e che "preti e vescovi abbiano il coraggio di andare più lontano di un semplice amore compassionevole".
Quanto alla questione della comunione, la maggior parte dei divorziati risposati intervistati da La Croix ha affermato di non avervi mai rinunciato, sentendosi parte "non di un’assemblea di giusti, ma di peccatori perdonati", e di porsi "direttamente sotto lo sguardo di Dio". Per tutti loro, la soluzione avrebbe potuto essere rappresentata dalla richiesta di annullamento del vincolo matrimoniale, ma nessuno ci ha pensato, nessuno ha voluto negare l’esistenza di qualcosa che è esistito, in particolare se da quel vincolo sono nati dei figli. In ogni caso, il fallimento matrimoniale ha spesso cambiato il rapporto degli interessati con la propria fede: c’è chi vi si è avvicinato in modo più autentico, e chi se ne è allontanato, provando un "disamore" nei confronti di "questa Chiesa al di fuori del mondo e tagliata fuori dalla realtà". (ludovica eugenio)
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