NESSUN CONFLITTO TRA COSCIENZA E MAGISTERO:
PER IL VATICANO COINCIDONO
14/05/2007, 14:27
DOC-1858. ROMA-ADISTA. Il quesito è della massima attualità, tanto più di fronte alla "vera ossessione" rivelata dal Vaticano in materia di riconoscimento delle unioni di fatto: "Il buon cattolico sarà quello che obbedisce al magistero o quello che obbedisce alla propria coscienza?". A giudizio di Elio Rindone, docente di storia e filosofia e autore di diversi saggi teologici (v. Adista nn. 18 e 76/06), non vi sono dubbi: per i cattolici "obbedire al papa e obbedire alla coscienza sarebbero la stessa cosa". Se infatti la norma suprema dell'agire è individuata nella coscienza rettamente formata, in realtà "per le gerarchie ecclesiastiche la coscienza formata non può che concordare con i loro pronunciamenti". Nessuna soluzione, dunque, al contrasto tra "morale della coscienza" e "morale dell'autorità", ma solo "un gioco di prestigio che mira, mentre si dà l'impressione di valorizzare il ruolo della coscienza, a riaffermare quello dell'autorità". Di seguito l'intervento di Elio Rindone.
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