Nessun articolo nel carrello

SIBIU: “DIALOGO MANCANTE” E COLPI BASSI CATTOLICI. E SUL TESTO DEL MESSAGGIO FINALE È ANCORA UN GIALLO

Tratto da: Adista Notizie n° 63 del 22/09/2007

34035. SIBIU-ADISTA. (dall’inviato) Quello del comunicato finale della Terza Assemblea Ecumenica Europea (Aee3), svoltasi a Sibiu dal 4 al 9 settembre, è un vero e proprio giallo: al momento in cui Adista va in stampa (5 giorni dopo la chiusura dell’incontro) non è infatti ancora disponibile la versione definitiva del Messaggio finale dell’Assemblea. Sul sito dell’Aee3, si avverte infatti che “per ragioni tecniche, il messaggio finale dell’Assemblea sarà pronto tra pochi giorni”.

In realtà, i motivi del ritardo sono tutti politici: la volontà, da parte cattolica, di parlare di rispetto per la vita “dal concepimento alla morte naturale”, dicitura molto più impegnativa e difficilmente accettabile da parte protestante, che avrebbero voluto un più generico riferimento all’“inizio” della vita. Ma il braccio di ferro – ancora in corso – su una singola parola va seguito passo passo per ricostruire come la gerarchia di alcune delle Chiese presenti a Sibiu interpretava il clima ‘ecumenico’ dell’Assemblea. 

"Concepimento” o “inizio” della vita?

Dopo che la prima bozza del messaggio, criticata da più parti per le sue lacune, aveva già subito numerose modifiche, sabato mattina (8 settembre) il comitato di redazione del messaggio finale (composto da otto persone; per la Chiesa cattolica, tra gli altri, Marco Gnavi, della Comunità di Sant’Egidio) ne ha presentato alla seduta plenaria dell’Assemblea una seconda bozza, invitando chi avesse osservazioni da fare ad intervenire in aula, o a presentarle per iscritto. Solo un’ora, circa, il tempo complessivo a disposizione dei delegati per pensare e proporre le loro modifiche: un delegato ha chiesto che vi fosse un paragrafo sul dialogo cristiano-musulmano; un altro, un esponente francese della prelatura dell’Opus Dei, ha domandato che la difesa della vita, di cui vi era un cenno nel testo, si estendesse “dal concepimento alla morte naturale”.

Nel pomeriggio dello stesso giorno è stata presentata in plenaria la terza bozza, il cui testo, in varie lingue, è stato distribuito a tutti. Il metropolita del patriarcato di Costantinopoli Gennadios di Sassima (co-moderatore dell’Aee3, insieme a mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, nonché esponente di spicco della Comunità di Sant’Egidio) ha precisato che il testo definitivo sarebbe stato distribuito l’indomani, durante la cerimonia conclusiva nella Piata Mare (il centro di Sibiu).

Al tavolo della dirigenza Gnavi ha spiegato che, a far fede, non era il testo appena distribuito in aula, ma quello che, un minuto dopo, sarebbe stato letto in sala. Significativamente, però, nel testo inglese stampato mancava proprio quell’inciso – “dal concepimento alla morte naturale” – letto invece dalla tribuna; mancava, poi, nel testo scritto e in quello letto, il richiesto riferimento all’Islam.

Sul testo letto in sala non si è poi votato: un grande applauso ne ha sanzionato l’approvazione “per acclamazione”, senza che nessuno potesse verificare chi non avesse approvato. Nei discorsi conclusivi, dal palco, nemmeno il presidente della Kek (Conferenza delle Chiese Europee, che raccoglie le Chiese protestanti e ortodosse), Jean-Arnold de Clermont, ha accennato a quanto era appena accaduto. Nel frattempo, tuttavia, già in plenaria, diversi evangelici si chiedevano che cosa fosse successo; un malumore, per l’inattesa modifica del documento, che è andato crescendo in nottata e nella mattinata di domenica.

Alle 11 di domenica è iniziata in Piata Mare la solenne conclusione dell’Assemblea, mentre si attendeva, intanto, la distribuzione del testo ufficiale del messaggio. Ma esso non è mai arrivato, e i delegati e le delegate – evento mai accaduto in analoghe occasioni – a mezzogiorno, al termine della cerimonia, hanno iniziato a lasciare Sibiu senza avere il messaggio “definitivo” tra le mani.

Tocca adesso ai vertici delle due organizzazioni (il card. Peter Erdö, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, Ccee, e Jean-Arnold de Clermont, per la Kek) arrivare ad una soluzione di un caso che getta una lunga ombra su tutto il processo dell’Assemblea. L’impasse non ha però impedito a mons. Paglia, intervistato da Radio Vaticana il 9 settembre, di poter definire come un “significativo” successo l’affermazione sul rispetto della vita “dal concepimento alla morte naturale”.

Tra “coccole” e colpi bassi

“Una operazione politica di basso profilo”: così definisce Luca Negro, segretario per le comunicazioni della Kek, la sostituzione di “inizio” con “concepimento”: una mossa che ha suscitato “giustificati malumori” nei confronti di un documento per altri aspetti “di tutto riguardo”. Il metodo dell’acclamazione, d’altra parte, anche se “vuole sottolineare il metodo della ricerca del consenso, evitando che venga schiacciata la minoranza” ha portato i protestanti a dover ingoiare altri rospi:  non piace, ad esempio, il passo, fortemente voluto dagli ortodossi, che parla di “immutabili principi e valori morali cristiani” dettati dall’Evangelo.

Il vero limite dell’Assemblea, però, – osserva in un’intevista all’agenzia Nev Letizia Tomassone, pastora valdese, coordinatrice della delegazione protestante italiana a Sibiu – è stato il “non aver dato voce a tutte le molteplici e ricche esperienze presenti”: “L’assemblea di fatto è stata più una grande conferenza fatta dal palco che una vera assemblea partecipata. Sicuramente c’è stata paura ad attivare l'assemblea in questo senso, perché i percorsi sotterranei e molto concreti dell’ecumenismo avrebbero fatto saltare le costruzioni teologiche che fanno barriera fra una Chiesa e l’altra”. È la fine, per riprendere l’espressione usata dal card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, dell’“ecumen-ismo delle coccole” che evita la “necessità di rendere testimonianza alla Verità anche dicendo cose sgradevoli al partner ecumenico”. Il “dialogo mancante” di Sibiu, per la Tomassone, deve essere però stimolo per “la costruzione di reti trasversali” su singoli temi o iniziative, che contribuiscano a superare dal basso le resistenze delle gerarchie.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.