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LA CHIESA SPAGNOLA RIFLETTE SUL FRANCHISMO: MEMORIA CORTA E PERDONO A METÀ STRADA

Tratto da: Adista Documenti n° 86 del 08/12/2007

DOC-1931. MADRID-ADISTA. “Ripercorrendo la storia”, ci si può imbattere in “atti concreti” di fronte ai quali “senza ergerci orgogliosamente a giudici degli altri , dobbiamo chiedere perdono e riorientarci, giacché la ‘purificazione della memoria’ cui ci ha invitato Giovanni Paolo II implica tanto il riconoscimento dei limiti e dei peccati quanto il cambiamento di atteggiamento e il proposito di emendarsi”. Questo ha detto il presidente della Conferenza episcopale spagnola, mons. Ricardo Blázquez, vescovo di Bilbao, nella sua prolusione all’Assemblea dei vescovi (19-22 novembre 2007), parlando del periodo della Guerra Civile spagnola nel contesto della recente (28 ottobre) beatificazione dei 298 martiri della Repubblica di quegli anni (v. Adista n. 78/07). Beatificazione che ha diviso il cattolicesimo spagnolo: onora – è stato rilevato da più parti – le vittime di un solo fronte. Ed è qui che Blázquez fa un passo in più nel senso della riconciliazione della nazione, quando, dopo aver riconosciuto “limiti e peccati” della Chiesa di quel periodo, concede ‘l’onore delle armi’ alle vittime di parte repubblicana, aggiungendo: “La beatificazione dei martiri da parte dell’autorità apostolica della Chiesa non suppone il disconoscimento e la sottovalutazione del comportamento morale di altre persone portato avanti con sacrificio e radicalità. Davanti ad ogni persona che lotta con onore per la libertà degli oppressi, per la difesa dei poveri, per la solidarietà fra tutti gli uomini chiniamo la testa, rimettendo a Dio il giudizio ultimo sulla sua vita e sulla nostra”. Una dichiarazione, quella di Blázquez, che segna la differenza con la presidenza episcopale precedente (quella dell’arcivescovo di Madrid, card. Antonio María Rouco Varela) che, in un documento del 1999, chiese il perdono di Dio ancora una volta solo “per tutti coloro che si sono visti coinvolti in azioni riprovevoli secondo il Vangelo”.

E le colpe della Chiesa rispetto al franchismo?

E tuttavia Blázquez, nel suo intento pacificatore, non poteva esporsi a tal punto senza inserire od omettere altre considerazioni, alleggerendo in questo modo il suo gesto innovatore o, a seconda dei punti di vista, addolcendo l’amara pillola. E dunque: ha inserito il giudizio negativo sulla “Legge della memoria storica” (28/7/2006) finalizzata al risarcimento morale delle vittime del franchismo, ripetendo il concetto già espresso dai vescovi nel documento del novembre dell’anno passato “Orientamenti morali di fronte alla situazione spagnola”: “Non è il caso di tornare al passato per riaprire ferite, accendere rancori e alimentare disaccordi. Dobbiamo guardare al passato con il desiderio di purificare la memoria, di correggere possibili errori, di cercare la pace”; e ha omesso un riferimento esplicito alle vittime della dittatura franchista, riducendo fortemente la portata del riconoscimento delle responsabilità della Chiesa. Osserva il teologo Juan José Tamayo (su “Atrio”, 26/11/07): nel discorso di Blázquez, “mi sarebbe piaciuto trovare riferimenti diretti a comportamenti così poco lodevoli come la complicità della gerarchia con il franchismo quasi fino alla fine e la legittimazione del golpe militare attraverso la Lettera Collettiva dell’episcopato spagnolo dell’1 luglio 1937, che tanto e tanto negativamente ha influito sull’opinione pubblica mondiale, soprattutto fra i cattolici, e che, con un linguaggio chiaramente manicheo, ha presentato la Repubblica come agente del comunismo e nemica della Chiesa e i rivoltosi (i franchisti, ndr) come difensori della civiltà cristiana”. Blázquez, insomma, nella sua prolusione, “non indirizza al golpe militare una sola parola, né prende le distanze da esso”.

Neppure sembra bastare, da questo punto di vista, il convinto elogio del card. Vicente Enrique y Tarancón. Della grande figura del cardinale (arcivescovo di Madrid, presidente della Conferenza episcopale dal 1971 al 1981, morto a 87 anni nel 1994) esalta correttamente la grande opera di riconciliazione del popolo ancora ferito dalla guerra civile, ma neanche in questo contesto osa riferirsi al franchismo come dittatura: lo definisce “regime personale” contrapposto al “regime democratico”. “La Chiesa nel Concilio – ha ricordato Blázquez - non ha solo promosso un rinnovamento profondo dei suoi atteggiamenti e delle sue strutture interne, ma ha anche orientato diversamente le relazioni con il mondo, con la società e con l’essere umano. Questi cambiamenti erano particolarmente delicati sia nella nostra Chiesa, per la ricchezza della vita cristiana che stava mutando, che nella nostra società, a cui si dovevano evitare traumi non necessari nella transizione da un regime personale a un regime democratico, con le numerose e profonde trasformazioni implicate”. E quando parla di “cambiamenti necessari” nella Chiesa e nella società non si attarda ad accennare e definire l’origine della necessità, né per la Chiesa istituzionale, fino ad allora compiacente con il franchismo, né per la società, ancora vittima della dittatura (il dittatore Francisco Franco morì nel 1975).

Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, le parti della prolusione di mons. Blázquez relative ai martiri e al card. Tarancón. (eletta cucuzza)

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