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L’immobilismo, vera piaga della Sicilia Intervista a Nino Fasullo

Tratto da: Adista Documenti n° 30 del 12/04/2008

Tu lavori in un quartiere, l’Uditore, che è una delle zone più degradate ed a maggiore densità mafiosa di Palermo. Sei inoltre da anni animatore della Settimana Alfonsiana e della rivista “Segno”. Il tuo è perciò un osservatorio privilegiato per comprendere ciò che a livello politico ed ecclesiale sta avvenendo in Sicilia. Vedi una realtà in movimento?
Direi proprio di no. Il dato più evidente – al contrario – è l’immobilismo assoluto. Non ci sono segnali che il potere gestito da sessant’anni a questa parte, in questa regione, sempre dalla stessa classe dirigente, dalla stessa parte politica, stia conoscendo delle incrinature. Né che si possa fare qualcosa, allo stato attuale, per modificare i rapporti di forza. Ciò sarebbe stato possibile nel caso in cui il centrodestra avesse presentato due candidati. Con questo avrebbe dato alle forze progressiste una possibilità. Opportunamente, tuttavia, il centrodestra si è ricompattato sulla base della necessità di mantenere il potere, rinviando a dopo le elezioni la resa dei conti interna. Hanno soltanto rimesso le spade nel fodero in attesa che passi la tornata elettorale, con l’esclusivo obiettivo di non perdere il controllo della Regione.

L’astro di Cuffaro sembrava essere definitivamente tramontato. Ora però, nonostante la Cei, tramite Avvenire, avesse chiesto "candidature adeguate", l’Udc lo ha candidato capolista al Senato in Sicilia. Un altro segno dell’immobilismo di cui parlavi?
Solo in parte. Perché in realtà, riguardo al caso Cuffaro, qualcosa di nuovo è emerso. Non per merito della politica, però, ma della magistratura. C’è la pratica ormai invalsa di denigrare la magistratura, e ci si dimentica che la magistratura è un organo della democrazia, che la democrazia funziona solo se esistono persone delegate dal popolo ad investigare e giudicare sul mancato rispetto della legge. È un fatto assolutamente nuovo che il presidente della Regione cada sulla questione della mafia, avvalorando la lettura di un potere mafioso fortemente contiguo al ceto politico. L’Udc, che rappresenta la parte peggiore della vecchia democrazia cristiana, in Sicilia è però ancora sostanzialmente in mano sua. E per ora gli effetti della caduta di Cuffaro si percepiscono soltanto nel fatto che non si può ricandidare alla guida della Regione. Ma la crisi nel centrodestra siciliano c’è. E si aspetta a farla esplodere…

E dall’altro lato?
Purtroppo il fronte “progressista” è impotente. Il centrodestra in Sicilia controlla ancora tutti gli spazi politici ed istituzionali. Agli altri restano solo le briciole. Al di là delle proprie incapacità - perché certamente i suoi dirigenti sono spesso incolti, impreparati, soggettivamente incapaci - il centrosinistra siciliano è soprattutto di fronte ad una impotenza oggettiva: il fatto che la Regione sia saldamente in mano al centrodestra, infatti, fa sì che sull’isola la politica sia sostanzialmente morta.

Nel Pd siciliano convivono Lumia e personaggi discussi come il dalemiano Mirello Crisafulli o Bartolo Cipriano, ex sindaco e poi consigliere del comune messinese di Terme Vigliatore, sciolto per mafia nel 2005…
Le polemiche sulle candidature o sulla scelta dei singoli candidati restano però – a mio giudizio – del tutto secondarie. Ci sono aspetti criticabili nel modo con cui il Partito Democratico ha preparato le liste, ma non costituiscono un argomento determinante rispetto alle sue scelte strategiche e non incidono in nessun modo sui rapporti di forza nell’isola. Del resto, il tema della mafia e dell’antimafia prescinde dalla persona di Lumia o di altri candidati. E quindi che Lumia ci sia o non ci sia in lista – e sono contento che alla fine sia stato candidato – resta comunque un fatto marginale rispetto alla desolante realtà che abbiamo di fronte. Questa resta la Regione del 61 a 0. Tanto più che il centrosinistra in questa Regione si accorge di se stesso, di avere un nome e un cognome, solo quando deve candidare qualcuno alla presidenza della Regione o a qualche carica istituzionale. Ma tra una tornata elettorale e l’altra, purtroppo, politica non ne fa.

Il Pd in Sicilia rappresenta una soluzione a questa crisi della politica?
Non è una soluzione, ma è certamente una possibilità. Motivi di soddisfazione ed insoddisfazione sono normali in una fase costituente. Comprendo e condivido le perplessità di molti. Ma ritengo sia necessario aspettare dopo le elezioni per valutare se il progetto del nuovo partito sia valido o ripercorra strade già battute.

E la Sinistra-l’Arcobaleno?
La sinistra in Sicilia non conta niente. Con o senza la falce e martello.

La Chiesa da che parte sta?
Ci sono preti e laici cattolici che hanno espresso la propria solidarietà nei confronti di Cuffaro, che hanno pregato per lui. Ci sono altri che sono su posizioni opposte. Se invece intendi la gerarchia ecclesiastica dell’isola, quella non si è per ora pronunciata né a favore del centrodestra né - ovviamente - del centrosinistra. E per me questo è già un fatto molto positivo. (v. g.)

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