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Riviste

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 6 del 17/01/2009

La storia che viviamo è, per molti aspetti, simile a un inferno. Lo diciamo spesso; e molte volte sembra che non si possa dire qualcosa di diverso; e non si possa non disprezzare e perfino odiare il mondo e la vicenda storica che vi si svolge. Eppure Bonhoeffer, dal lager nazista, scrive: “Soltanto quando si ama a tal punto la vita e la terra da pensare che con la loro fine tutto è perduto, si può credere alla resurrezione dei morti e a un mondo nuovo”. Questa contrapposizione drammatica, così lontana dal tiepido provvidenzialismo, è al centro del fascicolo di Horeb (dicembre 2008) dedicato alla “Discesa di Cristo negli inferi della storia”. Padre Felica Scalia parla dell’inferno in mezzo a noi oggi: la solitudine degli uomini e delle donne, l’onnipotenza del danaro, le mille violenze sui bambini, il razzismo dalle periferie ai continenti più lontani, il lavoro come una condanna… il “pensiero unico” che guida l’attuale forma di globalizzazione. E poi via via la voce e l’esperienza di contemplativi come Chiara Vasciaveo, teologi come Carlo Molari e protagonisti  di pace e solidarietà come Fabio Corazzina: così il lettore trova la strada ardua di una fede che si fa impegno e sequela nell’amore.

 

 

Interessante dossier su Italia Caritas (gennaio 2009) che spiega, con esempi “sul campo”, come le “classi meticce”, cioè con ragazzi italiani e stranieri, funzionano molto meglio di quelle in cui si crea la separazione tra immigrati e non.Tra l’altro Michela Canterini, docente di pedagogia alla Cattolica di Milano, si dice convinta che “come avviene in Canada o in Svizzera, le scuole multietniche possono essere le punte avanzate del sistema e non scuole di serie B”. Franco Pittau, presentando il Dossier statistico sull’immigrazione, documenta come l’atteggiamento di apertura verso gli immigrati non è una forma di ingenuo “buonismo”, ma è anche l’atteggiamento più positivo e conveniente. Di rilievo anche il Dossier sui diritti umani, a 60 anni dalla loro dichiarazione, con articoli di Antonio Papisca, Paolo Beccegato e Giancarlo Perego.

 

 

La Civiltà Cattolica (n 3803) approfondisce in un articolo del direttore Giampaolo Salvini le nuove frontiere dell’attività della Caritas italiana. Accanto alle tradizionali attività di assistenza e di aiuto materiale stanno crescendo in modo significativo quelle che vengono chiamate di lobby e di advocacy, cioè l’azione di pressione e quella di patrocinio. “Fare lobby e advocacy consiste nell’esercizio di un potere morale da parte della comunità civile verso chi ha il potere formale di realizzare una società ispirata all’equità”. Un terreno d’incontro, insomma, tra la carità e la politica.


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