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Etica e politica Laicità, valore non negoziabile

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 45 del 25/04/2009

Pubblichiamo una sintesi dell’intervento di Rosy Bindi, vicepresidente della Camera, al convegno “Soggetto e norme. Individuo, religioni, spazio pubblico”, promosso dall’Associazione Italiana di Filosofia e Teologia a Torino il 2-3 aprile 2009

 

Etica, pluralismo, politica: sono termini alla ricerca di se stessi. Sono caduti grandi riferimenti. I credenti hanno perso sicurezze. Una doppia fatica: condividere l’incertezza del tempo; non credere di dover dare certezze.

La politica del bene comune è già di per sé etica. Ma oggi c’è una debolezza della politica, incapace di portare dal dominio alla liberazione. Le teorie della giustizia sono minimali. Inoltre, c’è una deficienza etica della politica praticata, mera amministrazione dell’esistente, fino all’immoralità. Quindi, in nome della morale, sorge l’antipolitica.

Il ricupero della funzione della politica passa dal riscoprirne il limite e dall’accettare il pluralismo etico della società. Da qui si può ricostruire un’etica condivisa sulla base della laicità. Né relativismo, né conflitto, né solo tolleranza, ma ascoltarsi.

L’Italia non è abituata al pluralismo, ha una reazione di paura. O cogliamo l’opportunità del pluralismo, oppure soccombiamo al pensiero unico più forte, un potere senza regole.

La laicità è l’unico valore davvero non negoziabile nella nostra società (come dice Rusconi). Irrompe qui con forza il pensiero religioso, le religioni. La Chiesa si offre con buone intenzioni per il bene della società, a rischio di ridursi a religione civile, ma rompe il pluralismo quando si impone come dominante, come interprete della natura. Ciò si complica nell’Islam.

Nella difficoltà di fare ius comune, si fa lex comunque, d’autorità. Tutto dipende dal senso del limite della maggioranza.

C’è rischio in Italia di bipolarismo etico: la maggioranza si impone su tutto. Vorremmo un diritto mite. Le istituzioni decidano sapendo interpretare un’etica condivisa, nel pluralismo etico. La politica ritrovi questo compito. È compito particolare dei credenti: la mancanza di laicità è responsabilità dei credenti, è tradimento di Dio e della propria responsabilità politica.

L’uso strumentale dei valori cristiani viene più da chi non è credente, da chi non ne conosce il prezioso valore. I cattolici si mettano al servizio della laicità.

Il pluralismo è incontro di parola e di pace, nella convivenza. Valore e limite della politica di fronte al mistero e alla coscienza della persona.

Noi (formati negli anni ’60-’70) siamo una generazione fortunata, più dei giovani di oggi. Abbiamo una responsabilità. Avevamo un quadro di riferimento, sulla cui base potevamo rilanciare fatti nuovi. Oggi la gente ha solo da difendersi nel particolare, da chiudersi, proteggersi. Bisogna ripartire dalla Costituzione: pluralismo, etica condivisa, che sia un bene per tutti. Ma questa cultura è solo di una parte del paese. Il referendum costituzionale ha scelto bene. Ma la politica della menzogna ha tutta un’altra etica, tutto un altro metodo. Si organizza il paese intorno alla menzogna, comunicata come una verità, legittimata dalla Chiesa e dalla tv.

Ci vuole una resistenza culturale. Ci dicono che non dobbiamo parlare male di Berlusconi se no va anche peggio. Vorrei scrivere un libro: “La colpa dei cattolici”. Chi deve essere resistente se non un credente? La maggioranza dei cattolici ha votato per l’attuale maggioranza parlamentare! Di fronte al decreto governativo sul caso Englaro, la Chiesa che non rispetta la Costituzione non rispetta nessun valore, nessun diritto. Da cristiani laici abbiamo da reimparare che non si chiede alla legge la difesa dei valori. Sturzo fu licenziato dai clerico-moderati e dalla Chiesa, non dai fascisti!

Il Pd è un partito plurale, è l’incontro con chi e tra chi pensa diversamente. Plurali e non divisi. La pluralità è un valore. Così il Pd si presenta in Europa, né socialdemocratico né democristiano.

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