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Mi sta a cuore Una donna più forte di un uomo: orrore!

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 66 del 13/06/2009

No! Proprio non mi va di essere cauta nel giudizio sul presidente del Consiglio e sulle ultime vicende sentimetalpopolari. Opinionisti e analisti dicono che criticarlo è un boomerang e non fa che aumentare la sua popolarità; ma poiché anche in una società liquida è necessario mettere dei paletti, anzi, dei pali ben piantati a cui ancorarsi, un giudizio il cittadino lo deve dare.

Non è una questione politica: è che non credo che possa esistere un’etica pubblica completamente avulsa e addirittura contradditoria rispetto a un’etica privata. E quanto più una persona riveste un ruolo sociale di responsabilità, tanto più conta l’etica cui si ispira pubblicamente, ma anche quella privata. Come un magistrato deve non solo deve essere, ma anche apparire imparziale, e un giornalista deve non solo essere, ma anche apparire libero, così un uomo politico deve non solo essere, ma anche apparire serio, onesto, rispettabile. Oltre che competente.

Non è vero che nel privato ciascuno può fare quello che vuole: le mogli si rispettano, anche se si possiedono i giornali più popolari su cui pubblicare le versioni propagandistiche delle proprie scorribande sentimentali. Ci sono stati altri leader politici che si sono separati: l’hanno detto tutelando la propria privacy ma con chiarezza; l’hanno fatto con dignità, senza scatenare i giornali amici nella distruzione dell’immagine della moglie o di chi lavorava con lei o ntestimonia contro di lui.

Veronica Lario non è certo una donna che in questi anni abbia cercato di mettersi al centro dell’attenzione. Quando ha ritenuto che il comportamento del marito avesse superato ogni limite sopportabile, ha chiesto il divorzio. Ma è proprio questo che Berlusconi ha mostrato di non poter ammettere: che qualcuno non resti imprigionato dal suo carisma, che possa sfuggire al suo controllo e pretenda di difendere la propria dignità. Una donna più forte di un uomo: orrore!

Ma che dignità è rimasta al nostro presidente del Consiglio, di cui si ride in tutta Europa, le cui gesta grevemente cavalleresche ed entusiasticamente maleducate hanno messo in imbarazzo imprenditrici, ministre e perfino la regina Elisabetta?

E Noemi. Non è proprio per niente una storia privata: non dal momento in cui il premier cerca di nasconderla sotto una serie di pubbliche bugie. E si appropria per una serata della maggior rete televisiva del servizio pubblico per raccontarle senza contraddittorio. Come se non bastassero i media suoi e della sua area.

Nella sua inesperienza, Noemi, appena si è diffusa la notizia della presenza del premier al suo compleanno, ha rilasciato un’intervista in cui dichiarava che voleva diventare famosa, per poi farsi eleggere, ma non alle amministrative, direttamente in Parlamento. E questo è un altro motivo per cui non si tratta di questioni private: perché una parte della storia di Noemi – quella in cui lei sperava – è ormai prassi comune per selezionare molte (troppe) parlamentari donne e qualche parlamentare uomo. Ai quali non è chiesta competenza, esperienza, progettualità o quant’altro. Ma bella presenza, disponibilità e obbedienza.

In questi anni Berlusconi (con i suoi affari, le sue televisioni, i suoi attacchi alla magistratura, il suo vittimismo e il suo cerone) ha contribuito in maniera decisiva e de/moralizzare il nostro Paese. E il fatto che proprio per le sue “marachelle” sia così popolare lo dimostra.

Ha messo tutti e tutto sullo stesso piano: moglie e veline, Parlamento e studi televisivi, giudici e condannati, onestà e stupidità, libero dissenso e coglioneria, menzogna e verità, partecipazione democratica e mandare un sms per votare al Grande Fratello. Tutto vale, nulla ha valore. Basti vedere che cosa ha fatto delle donne: scolpite nelle palestre, addobbate d’ori, messe su un piedistallo per essere ammirate. Purché non abbiano qualcosa da dire.

Anni di battaglie per i diritti delle donne annegati nel lusso e nello smeraldino mare della Sardegna, arredato di fanciulle in fiore. Il modello edonista-consumistico ha vinto, e quello egoistico dell’arraffoepoidifendoquellocheèmio ha stravinto.

No, dimostrare quotidianamente con il proprio comportamento e con le proprie parole che le regole valgono solo per i poveracci e i fessi, e neanche vergognarsene, non è proprio una questione privata.

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