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NON DIRE GATTO SE DI FEDELI NON CE NE SONO UN SACCO. L’INCREDIBILE CASO DEL VATICANISTA DEL TG3

Tratto da: Adista Notizie n° 82 del 25/07/2009

35130. ROMA-ADISTA. Non è chiaro se ad infastidire il Vaticano sia stata più la sottolineatura - corredata da impietose immagini che inquadravano la piazza semideserta di san Pietro - del fatto che l’angelus domenicale del papa del 12 luglio scorso fosse stato assai poco seguito o piuttosto la battuta ironica che accompagnava quella constatazione. Fatto sta che a Roberto Balducci, vaticanista del Tg3, il servizio mandato in onda nell’edizione delle ore 19 è costato lo spostamento ad altro incarico. La sua colpa, quella di aver preso spunto dal tormentone dei due gatti che attendevano il Pontefice nella sua residenza estiva a Les Combes di Introd in Val d’Aosta, ironizzando sulla scarsa affluenza domenicale e sulla pazienza di chi ancora riesce ad ascoltare le parole di Benedetto XVI. “Domani il papa va in vacanza e ci saranno anche due gatti che gli strapperanno un sorriso, almeno quanto i proverbiali quattro gatti, forse un po’ di più, che hanno il coraggio e la pazienza di ascoltare ancora le sue parole”: queste le parole esatte pronunciate da Balducci.

Più realisti del re, i primi a stigmatizzare l’accaduto sono stati quelli del Pd, per bocca del vicepresidente della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, il democratico Giorgio Merlo, che ha addirittura parlato di una "singolare deriva anticlericale" della testata diretta da Antonio Di Bella. Seguito dall’altro vicepresidente Giorgio Lainati (Popolo della Libertà) che ha giudicato le affermazioni mandate in onda dal Tg3 come delle "sgangherate ironie" "palesemente anticlericali". Il vaticanista ed il suo direttore avevano tentato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche. Scrivendo una lettera a Di Bella, Balducci chiedeva scusa nel caso il servizio avesse procurato danno alla testata ed all’azienda, sottolineando che non era sua intenzione offendere nessuno. Di Bella, da parte sua, aveva ricordato come il suo Tg abbia sempre avuto “grande rispetto e grande attenzione per il magistero della Chiesa e la figura del pontefice”. “Un passaggio del servizio sulle vacanze del papa - ha ammesso - può avere indotto l'onorevole Merlo o altri a ritenere che tale rispetto sia venuto a mancare. Così non è. Anche per questo, subito dopo il giornale, prima ancora di qualsiasi polemica, ho richiamato formalmente il vaticanista e il collega mi ha assicurato che non era sua intenzione ironizzare, o peggio irridere il pontefice”. Compatto, anche il Cdr del Tg3 che ha definito “infondata l'accusa di deriva anticlericale nei servizi trasmessi”.

Insomma, sembrava che la polemica fosse destinata a placarsi. Anche perché Di Bella aveva personalmente chiamato prima Merlo e poi il portavoce della Sala Stampa vaticana p. Federico Lombardi il quale, nel pomeriggio del 14 luglio sembrava aver accettato le scuse: “Prendo atto delle dichiarazioni di Di Bella e mi auguro che il Tg3 si impegni in una linea di rispetto e attenzione per quanto riguarda la figura del Santo Padre”, aveva infatti dichiarato.

Poi però la situazione è precipitata e già la sera del 14 si apprendeva che il direttore del Tg3 aveva deciso che Balducci non avrebbe più seguito le vicende vaticane.

Immediata la replica del Cdr della testata che si è detto stupito per la “strumentalizzazione politica, priva di senso” di una vicenda che sembrava essersi già sgonfiata. ''Non stiamo parlando di uno scontro con il Vaticano su prese di posizione del papa - ha sottolineato in un comunicato -, ma di una battuta riuscita male, certamente infelice, e di cui il collega stesso si era scusato: e anche il Vaticano ci sembrava che avesse accettato questa lettura dei fatti''. “Forse - ha concluso la rappresentanza sindacale del Tg3 - siamo sotto tiro nel delicato momento delle nomine”.

A frittata già fatta è intervenuto anche il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, sempre in quota Pd, Sergio Zavoli. Che a quel punto aveva buon gioco a rincarare la dose: “L'episodio del Tg3, in sé un tentativo maldestro di fare dello spirito, risoltosi in una palese e disarmante grossolanità, aggiunge nuove voci al vocio di quanti si dicono scontenti della Rai senza distinzioni e senza mezze misure”.

A parte quella dei suoi colleghi di testata, a Balducci finora non sono arrivate molte attestazioni di solidarietà. Pochissime quelle del mondo politico. Tra queste, quella dell'eurodeputato dell'Idv Sonia Alfano, per la quale “la rimozione del vaticanista Balducci, giornalista di straordinaria competenza e di riconosciuto valore professionale, ha davvero dell'incredibile e sarebbe perfino impensabile in un Paese laico, in una democrazia sostanziale in cui è possibile a tutti persino fare una velata ironia sul papa e sui quattro gatti che ormai seguono la predicazione di un uomo che sembra tornato dal più profondo medioevo”. “Il vero scandalo è semmai l'eccesso di informazione servile che riguarda ogni parola, persino la più banale, ed ogni atto, anche il più insignificante, che ha come fonte il vescovo di Roma. Mentre le notizie sulle altre realtà religiose del nostro Paese, penso ad esempio alla comunità ebraica, la cui presenza in Italia è anteriore a quella cristiana, o alle Chiese protestanti, valdese e luterana in primo luogo, o alla comunità musulmana, vengono continuamente censurate o relegate in terza o quarta serata”. Per Marco Pannella “si tratta di un episodio di malcostume anche istituzionale, forse senza precedenti nella storia pur così densa di scandalosi episodi del taleban-vaticanismo-italiota”. Pannella sottolinea anche che “la prima bordata collotortista è venuta pubblicamente da un vicepresidente della Commissione di Vigilanza, l'onorevole Giorgio Merlo, esponente e rappresentante del Partito democratico”. “Non si è trattato di altro che di un sorridente inciso di un correttissimo e serio servizio di Roberto Balducci, vaticanista del Tg3. Lo ripeto, un sorridente inciso, forse nemmeno di carattere ironico. Certamente non sarcastico”.

Nel Pd si distingue il senatore Roberto Della Seta: ''Il rispetto per il pontefice e per l'importanza del suo magistero sono fuori discussione. Ma la libertà di informazione non è meno rilevante''. Il giornalista della Rai - continua il senatore del Pd – “ha espresso, forse con parole sopra le righe, un’opinione giornalistica secondo la quale la partecipazione agli interventi pubblici del papa è in una fase di stanca. Questa opinione si può condividere o meno ma farne motivo di un provvedimento disciplinare così grave come la rimozione pare francamente spropositata e rischia di alimentare l'idea che su alcuni argomenti particolarmente delicati viga una sorta di libertà di stampa vigilata”.

E mentre a Balducci arriva il sostegno di Articolo21 e dell’Aduc (l’Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori), e gli atei e gli agnostici della Uaar, “invitano tutti a scrivere una mail al Tg3 per manifestare la propria indignazione rispetto al provvedimento”, sulla vicenda interviene anche il direttore di MicroMega, Paolo Flores d'Arcais: se anche Balducci avesse “espresso una critica, magari pesante, perché non ne avrebbe avuto il diritto?”, si chiede Flores. Che incalza: “Nel servizio pubblico non ci sono mai critiche pesanti verso questo o quel politico? E perché Joseph Ratzinger dovrebbe essere immune dal diritto dei giornalisti alla critica? Siamo uno stato confessionale o uno stato laico e democratico? E se la Rai è un servizio pubblico, di questo pubblico - si chiede ancora Flores d'Arcais - non fanno parte anche i cittadini (forse decine di milioni) che al papa rivolgerebbero critiche ben più pesanti? Si dirà che tutto questo ha a che fare con la pulsione di Di Bella a continuare la sua carriera in Rai, e che il Pd non c’entra. Ma lo sanno anche i sassi che su Rai3 e Tg3 si stanno scannando da settimane proprio i vertici Pd, per i quali, nella più pura logica di lottizzazione (l’inciucio ante litteram) quelle risorse pubbliche sono ‘cosa loro’”. (valerio gigante)

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