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IL DIGIUNO DI DON BIZZOTTO CONTRO LA BASE USA DI VICENZA: “NON RASSEGNAMOCI AL SOPRUSO E ALLA MORTE”

Tratto da: Adista Notizie n° 86 del 05/09/2009

35158. VICENZA-ADISTA. Digiuna a sola acqua dal 19 agosto don Albino Bizzotto, dei Beati i Costruttori di Pace, contro i lavori di costruzione della nuova base militare statunitense all’aeroporto Dal Molin di Vicenza, da tempo al centro di uno dei più grandi movimenti di protesta degli ultimi anni del popolo della pace (v. Adista nn. 9, 13, 15/07; 1, 9, 25, 51, 61, 71/08; 4 e 22/09) ma su cui sembra caduto il silenzio dei media. E allora l’azione nonviolenta di don Albino – sistemato in una roulotte davanti al Dal Molin – si configura come dimostrazione di solidarietà ai vicentini ma anche come occasione per fare informazione su quanto succede all’interno dell’area militare dove, spiega, “continuano a ritmo accelerato i lavori delle imprese che si sono aggiudicate gli appalti con lo scopo di produrre irreversibili fatti compiuti già prima del prossimo autunno”. Adista ha intervistato don Bizzotto.

 

Quali sono gli obiettivi del tuo digiuno?

Il digiuno desidera attirare l’attenzione sulla nostra responsabilità comune, perché il problema non riguarda solo i vicentini – che con creatività, determinazione e continuità hanno messo in piedi una ininterrotta serie di iniziative per opporsi alla costruzione della nuova base statunitense – ma tutti noi come italiani. Non so quanto il mio fisico regga, ma sarebbe bello riuscire a mettere in piedi una catena di solidarietà per attivare una sensibilizzazione a tutto campo, riaccendendo l'opinione pubblica.

 

Come sta andando?

Molto bene. Tutti i giorni 8-10 persone condividono il digiuno con me e qui alla roulotte passa moltissima gente, da Vicenza ma anche da altre città del Nord, per salutare, per fare due chiacchiere, per portarmi da bere. Non mi aspettavo che questa iniziativa raccogliesse la solidarietà e l’affetto di così tante persone di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali. Sembra proprio che questo digiuno in piena estate sia l'iniziativa che tanti si aspettavano: ci stiamo assuefacendo a ogni tipo di barbarie istituzionale e sociale, la rassegnazione ci corrode l'anima, e il digiuno si sta rivelando un segnale forte di speranza.

 

Il mondo cattolico di base, non solo vicentino, è mobilitato in prima linea contro la base al Dal Molin e per il disarmo, ma dalle gerarchie ecclesiastiche non sono mai arrivate parole forti e nette su questo tema: come mai?

Il problema è che ci sono molti interessi in gioco e anche il potere ecclesiastico talvolta partecipa di questi interessi, per cui spesso non prevale il Vangelo ma la diplomazia. Visto cosa è successo con le leggi anti-immigrati? Mentre il governo e il Parlamento le stavano preparando, nessuno delle gerarchie ecclesiastiche ha parlato per non disturbare chi era al potere e i pochi che lo hanno fatto sono stati sonoramente smentiti. Adesso invece, dopo la tragedia del Canale di Sicilia tutti si stracciano le vesti. Ecco io non vorrei che succedesse la stessa cosa anche per il Dal Molin. Vorrei invece che la Cei e i vescovi dicessero subito da che parte stanno, prima ancora di valutare l’opportunità di quella scelta. Il nostro modello deve essere quello del samaritano che soccorre subito, non del sacerdote o del levita che fanno i loro calcoli.

 

Come pensi che andrà a finire questa storia?

Qui c’è grande fretta di andare avanti con i lavori di una base militare approvata sia dalla sinistra, con Prodi, che dalla destra, con Berlusconi, con una gestione padronale della cosa pubblica che non tiene per nulla conto della volontà dei cittadini che non vogliono questa base perché è uno strumento di morte e danneggia l’ambiente. Quindi temo che non riusciremo a fermarla. Alcuni, forse, si rassegneranno, altri invece andranno avanti a denunciare le scelte di guerra. Del resto molto battaglie vanno fatte non perché si vincono – io ne ho vinte pochissime – ma perché è giusto farle. (luca kocci)

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