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PRENDI I SOLDI E SCAPPA. LA DIOCESI DI WASHINGTON MINACCIA DI INTERROMPERE I SERVIZI ASSISTENZIALI

Tratto da: Adista Notizie n° 120 del 28/11/2009

35314. WASHINGTON-ADISTA. Se il disegno di legge sui matrimoni omosessuali non sarà modificato, interromperemo la prestazione di servizi sociali per il District of Columbia. È quanto ha affermato il 10 novembre scorso l’arcidiocesi cattolica di Washington, minacciando di abbandonare al loro destino migliaia di bambini e persone senza fissa dimora e privi di assistenza sanitaria. Il progetto di legge, che sarà votato il prossimo 1.mo dicembre, non prevede che le organizzazioni religiose intervengano direttamente nella questione dei matrimoni omosessuali, ma prescrive che rispettino le leggi cittadine che vietano la discriminazione nei confronti di gay e lesbiche. Nel timore di essere obbligati ad estendere i benefit di cui godono i loro dipendenti anche agli impiegati omosessuali, le autorità ecclesiali hanno affermato che nel caso il provvedimento passasse dovrebbero necessariamente rescindere i loro contratti con la città.

Le “armi” in mano alla Chiesa sono soprattutto finanziarie: dai suoi conti, infatti, provengono i 10 milioni di dollari che integrano i fondi comunali per programmi di assistenza sociale, settore, questo, in cui le Catholic Charities – l’organismo ecclesiale di servizi sociali che si occupa di quasi 70mila persone, tra cui un terzo di tutti i senza tetto della città – vanno a braccetto con la municipalità.

Tuttavia, l’influenza della Chiesa - che è solo una tra le tante organizzazioni no profit coinvolte nell’assistenza - appare limitata, tanto che più membri del Consiglio comunale hanno fatto intendere che quand’anche essa si ritirasse dalla rete di assistenza non cambierebbe molto: “Non rappresenta, secondo me, una componente indispensabile della nostra infrastruttura di servizi”, ha commentato David A. Catania, sponsor del progetto di legge cittadino e presidente della Commissione Salute.

Cionondimeno, il progetto sulle coppie omosessuali sta incontrando una forte opposizione da parte di diversi gruppi conservatori che spingono per un referendum.

La minaccia dell’arcidiocesi è arrivata il giorno successivo alla bocciatura da parte della Commissione per la sicurezza pubblica del Comune, presieduta da Phil Mendelson, di un emendamento che avrebbe consentito il rifiuto, per motivi religiosi, della fornitura di servizi per i matrimoni omosessuali. Il Consiglio comunale, questa l’accusa dell’arcidiocesi, ignora il diritto della libertà religiosa. “Qui il punto è che usano i fondi pubblici – ribatte Peter Rosenstein, della Campaign For All D. C. Families che, come altri attivisti per i diritti dei gay, ha molto seguito in Consiglio comunale – e permettere alla gente di discriminare con il denaro pubblico è inaccettabile”. “La Chiesa focalizza l’attenzione sul diritto di discriminare, ma rifiuta di considerare l’effetto sulla coppia”, afferma Mendelson. “Questa fornisce gli stessi servizi in altri Stati dove i matrimoni omosessuali sono permessi, non capisco perché non dovrebbe fornirli qui”.

Secondo quanto ha riportato Catania, tra il 2006 e il 2008 le Catholic Charities hanno ricevuto 8,2 milioni di dollari in contratti con il Comune: “Se trovano che vivere sotto le nostre leggi sia così opprimente da non poter più neppure prendere i fondi comunali, il Comune troverà un altro partner al posto della diocesi”. (ludovica eugenio)

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