TERREMOTO NEOLIBERISTA AD HAITI
Tratto da: Adista Documenti n° 11 del 06/02/2010
“Le bande seminano il terrore ad Haiti”, ripetono incessantemente i mezzi di comunicazione, etichettando gli haitiani come popolo violento. Sarà così? E sarà la natura indomabile la principale responsabile dell’illimitata sofferenza che si è abbattuta sul popolo haitiano?
Haiti è stata invasa brutalmente dalle truppe navali degli Stati Uniti tra il 1915 e il 1934. Innumerevoli dittature sono state aiutate e sostenute da Washington.
Nel 2004, in seguito a un colpo di Stato, il presidente di Haiti, Jean-Bertrand Aristide, democraticamente eletto, è stato sequestrato dagli Stati Uniti e condotto in esilio in A-frica. Stati Uniti, Canada e Francia avevano cospirato apertamente quattro anni per rovesciare il governo di Aristide, tagliando quasi tutti gli aiuti internazionali e distruggendo l'economia haitiana.
“Il primo governo democratico di Aristide - informa Mark Weisbrot (Folha de São Paulo, 19/1) - era stato rovesciato dopo soli sette mesi, nel 1991, da militari e squadroni della morte che, si è scoperto successivamente, erano finanziati dalla Cia. Aristide vuole ritornare nel suo Paese, come rivendica la maggioranza del popolo haitiano fin dal giorno del golpe che lo ha deposto, ma gli Stati Uniti non lo vogliono lì. E il governo Preval, completamente dipendente da Washington, ha deciso che il partito di Aristide – il maggiore di Haiti – non sarà autorizzato a partecipare alle prossime elezioni (previste originariamente nel febbraio 2010)”.
Dopo aver espulso il dittatore Jean-Claude Duvalier, Baby Doc, da Haiti, Jean-Bertrand Aristide, sacerdote cattolico e teologo della Liberazione, di umili origini, vinse, con più di due terzi dei voti, le prime elezioni libere realizzate nel Paese, a dicembre del 1990, diventando il simbolo delle speranze popolari. Dopo le prime misure contro la corruzione e la crisi economica, fu deposto dai militari, sotto il comando del generale Raoul Cédras, a soli otto mesi dal suo insediamento. L’elezione di Aristide era stata il frutto di un processo di organizzazione popolare che avrebbe dovuto condurre Haiti sulla via della giustizia sociale e, probabilmente, di una società socialista. Ciò avrebbe significato la creazione di una seconda Cuba in barba allo Zio Sam. Da qui il processo di privatizzazione neoliberista, il colpo di Stato, l’ingerenza militare, le elemosine...
A partire dal 1984, il Fondo Monetario Internazionale ha obbligato Haiti a liberalizzare il suo mercato. I pochi servizi pubblici rimasti sono stati privatizzati, e con ciò il popolo povero non ha potuto più accedervi. Se nel 1970, Haiti produceva il 90% degli alimenti che consumava, oggi ne importa il 55%. Il riso sovvenzionato degli Stati Uniti ha annientato la produzione locale. Ad agosto e settembre del 2008, l'aumento vertiginoso dei prezzi degli alimenti ha provocato un aumento dei prezzi in Haiti del 50%, provocando rivolte da parte degli affamati.
La Croce Rossa dice che gli haitiani reagiscono con ‘aggressività’ alla mancanza di beni essenziali. Il 18 gennaio 2010, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in visita a Port-au-Prince, ha udito nelle strade il popolo haitiano gridare “non abbiamo bisogno di aiuto militare; abbiamo bisogno di cibo e riparo. Stiamo morendo”. La Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Interamericana di Sviluppo e molte transnazionali hanno cinicamente gettato da decenni la società haitiana in un inferno sociale.
La situazione di gran parte del popolo haitiano assomiglia da molto tempo a quella di milioni di persone che sopravvivono nelle favelas e nelle prigioni brasiliane: troppo poveri e troppo neri per entrare a far parte della Casa Grande (la dimora padronale opposta alla Senzala, l’alloggio degli schiavi, ndt) di oggi, i quartieri nobili delle città. In assenza di riforma agraria, con un appoggio illimitato all’agrobusiness, 50 milioni di brasiliani sono stati spinti dalla classe dominante nelle attuali “senzalas”. Ha ragione Caetano Veloso a dire “Haiti è qui...”.
Tanto ad Haiti come in Brasile (e in America Latina, in Africa e in Asia), le politiche neoliberiste stanno causando il più terribile terremoto sociale. Un terremoto naturale come quello di 7 gradi della scala Richter che ha colpito Haiti il 12 gennaio 2010 si può imputare alla fatalità, ma il vergognoso e insopportabile impoverimento delle popolazioni urbane e rurali di Haiti no.
Il governo brasiliano chiede giustamente il ripristino della democrazia in Honduras. Perché non difendere la democrazia anche ad Haiti? Per questo dovrebbe inviare nel Paese, come minimo, tremila medici, assistenti sociali e leader popolari (con l’adeguata infrastruttura) e far tornare quasi tutti i 1.200 militari che sono lì.
Non dimentichiamolo: Haiti è stato il primo Paese latinoamericano a conquistare la sua indipendenza, nel 1804, a partire da una “rivolta degli schiavi” contro gli invasori francesi. Il popolo nero haitiano ha inspirato tutte le lotte per l'indipendenza nella nostra Patria Grande, l'America af-rolatindia. La sete di vita e di libertà del popolo nero di Haiti è stata repressa secolarmente dai vassalli di un sistema di morte: il capitalismo neoliberista.
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