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DIECI PROPOSTE PER RILANCIARE IL WELFARE. E RIDARE VOCE AI DIRITTI

Tratto da: Adista Notizie n° 19 del 06/03/2010

35471. ROMA-ADISTA. Non una semplice campagna, ma una mobilitazione sociale permanente per accendere i riflettori sullo stato del welfare nel nostro Paese. È con queste intenzioni che il 27 febbraio scorso ha preso il via “I diritti alzano la voce”, iniziativa promossa da un cartello di associazioni e realtà del Terzo Settore - tra cui Arci, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Antigone, Federazione Scs/Cnos Salesiani per il sociale - e presentata in conferenza stampa il 25 febbraio scorso a Roma.

È sufficiente dare un’occhiata ai dati, come ha sottolineato Lucio Babolin del Cnca, per comprendere l’urgenza di un’iniziativa di questo tipo: “due milioni di italiani sono disoccupati; mezzo milione di contratti precari non sono stati rinnovati. Un giovane su quattro cerca lavoro senza trovarlo. Cresce il numero delle persone che, ormai scoraggiate, smettono persino di cercarlo”. In Italia solo un disoccupato su tre ottiene un’indennità di disoccupazione: il nostro Paese è quello che spende di meno per la disoccupazione tra i 15 Paesi europei più avanzati. “Oltre otto milioni di italiani sono poveri”, ha denunciato Babolin. “Le famiglie prive dei beni materiali per il soddisfacimento dei bisogni essenziali sono 5.393.000 (quasi uno su quattro), cioè 19 milioni di persone. Soltanto l’1,2% della ricchezza nazionale va a sostegno delle famiglie. La spesa sociale pro capite italiana è di un quarto inferiore alla media europea”. “La situazione - ha concluso Babolin - ricorda la parabola del ricco Epulone che lascia cadere qualche briciola dal suo banchetto”.

“Negli ultimi anni - gli ha fatto eco Salvatore Esposito dell’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali della Campania - abbiamo messo in galera l’esclusione sociale, senza considerare che servizi sociali efficaci aiutano le persone prima che la loro situazione diventi più grave”. “Un giorno in carcere costa infatti - come ha ricordato Sergio Giovagnoli responsabile Welfare e Diritti Sociali dell'Arci - ben più di un giorno in una comunità di accoglienza, oltre a sortire risultati meno efficaci”.

Tante le iniziative che hanno avuto luogo il 27 febbraio scorso: in decine di città italiane, sotto lo slogan ‘Cara politica, sui bisogni delle persone non ne hai azzeccata una!’, sono state organizzate conferenze, stand e banchetti per far conoscere la campagna. Comune denominatore: la raccolta firme intorno alle “10 proposte per un’Italia civile”. Si va dal varo dei livelli di assistenza da garantire su tutto il territorio nazionale all’estensione dell’indennità di disoccupazione; dall’introduzione del reddito minimo di inserimento alla definizione di un Piano nazionale per la chiusura degli istituti segreganti per le persone con disabilità; dal diritto di cittadinanza e di voto ai migranti che risiedono da 5 anni in Italia alla riforma del sistema carcerario.

La campagna - che ha raccolto l’adesione del leader di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, che alla conferenza stampa ha sottolineato l’assoluta urgenza della ridefinizione del nostro welfare -, è nata nella primavera del 2009 dall’incontro di alcuni esponenti del Terzo Settore che hanno deciso di prendere pubblicamente posizione con un “Manifesto per il welfare”, intitolato “Il benessere è un diritto, la disuguaglianza un'ingiustizia” presentato il 1.mo luglio dello scorso anno. L’esigenza di aprire un dibattito nel Paese sulla riforma del welfare ha spinto quindi le organizzazioni promotrici a dar vita a una vera e propria campagna: l’intenzione, hanno infatti spiegato, è di non rivolgersi solo alle istituzioni, ai partiti, ai sindacati ma a tutti i cittadini nella convinzione che “non sia più rinviabile una nuova stagione di impegno” per “ridare senso e linguaggio ai diritti di cittadinanza, alla giustizia, alla solidarietà”.

Assenti alla conferenza di presentazione dell’iniziativa, nonostante l’invito loro rivolto, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi e i presidenti delle Commissioni Affari Sociali di Camera e Senato. (ingrid colanicchia)

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