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PRETE PEDOFILO A PROCESSO: UN VESCOVO ITALIANO RISCHIA LA DENUNCIA PER FAVOREGGIAMENTO

Tratto da: Adista Notizie n° 37 del 08/05/2010

35567. ROMA-ADISTA. In Italia se ne è parlato poco, pochissimo. Sulla stampa estera sì, e parecchio. L’ennesima dimostrazione di come la vicenda pedofilia abbia scarsa risonanza nel nostro Paese, specie quando i fatti chiamano in causa precise responsabilità dei vescovi diocesani e della Curia vaticana, arriva dalle nuove rivelazioni emerse sul caso di don Ruggero Conti, l’ex parroco della parrocchia della Natività di Maria Santissima, a Selva Candida, diocesi di Porto di Santa Rufina, nei pressi di Roma, sotto processo per prostituzione minorile e abusi sessuali su dieci minori avvenuti  nell’arco di circa trent'anni, dalla fine degli anni '70 al marzo-aprile del 2008 (Conti fu arrestato infatti il 30 giugno 2008, mentre si preparava a recarsi con i giovani della sua parrocchia alla Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney con Benedetto XVI, v. Adista nn. 53, 55 e 65/08).

Secondo quanto rivelato il 26 aprile scorso dall’Associated Press (in possesso dei verbali), l’allora vescovo di Porto S. Rufina, mons. Gino Reali (dal marzo 2010 anche amministratore apostolico della diocesi di Civitavecchia e Tarquinia) avrebbe ammesso - nel corso di un interrogatorio, reso il 1.mo dicembre 2008 ad uno dei pubblici ministeri, Francesco Scavo - di aver saputo delle accuse nei confronti di don Ruggero già due anni prima del suo arresto, ma di non aver voluto rimuovere il prete dalla sua attività pastorale.

Reali avrebbe dichiarato agli inquirenti di aver saputo delle accuse a don Conti sin dal settembre 2006, e di aver ricevuto diverse segnalazioni, come quella di un giovane che gli avrebbe ad esempio riferito di essere stato molestato da Conti nel corso di un ritiro estivo. Reali avrebbe detto di aver chiesto chiarimenti al parroco, il quale avrebbe negato con determinazione. Reali avrebbe comunque chiesto a don Ruggero di non permettere più ai ragazzi di frequentare la sua casa, ma avrebbe poi ammesso di non essere in grado di far applicare tale misura. Incalzato dal procuratore sul perché, anche in presenza di numerose segnalazioni, non si fosse occupato in maniera approfondita della vicenda, specie dopo che uno dei colleghi di Conti alla Natività si era lamentato della condotta del parroco, Reali avrebbe risposto: “Sì, sono fatti gravi, ma non è che posso fare un'indagine di questo tipo, a meno che non ci sia una denuncia precisa”. “Lo sai che ci sono così tante ‘voci’ in giro”, ha continuato Reali. “E io non riesco a correre dietro ad ognuna di esse”.

L’avvocato Nino Marazzita, che rappresenta due dei giovani nel processo, ha dichiarato che se Reali, durante la prossima udienza del processo contro don Ruggero (il 20 maggio prossimo), testimonierà di aver saputo degli abusi, ma di non aver preso le necessarie misure e di non aver segnalato il caso alla polizia o ai suoi superiori, si potrebbe configurare il reato di favoreggiamento. “Il silenzio è sempre una forma di complicità morale”, ha dichiarato Marazzita.

Nel corso dell’interrogatorio del 1.mo dicembre 2008, Reali avrebbe anche ammesso di aver rispedito in Spagna, nel 2005, don José Sanchez Poveda, parroco della parrocchia di Nostra Signora di Fatima ad Aranova, comune di Fiumicino, accusato da alcuni genitori di inviare sms e lettere dal contenuto piuttosto esplicito ai loro ragazzi. Poveda divenne quindi parroco di Nuestra Signora de la Estrella a Belmonte de Taco, vicino Madrid. Nel 2008, fu accusato di aver abusato di almeno quattro minorenni nella sua abitazione parrocchiale. La diocesi spagnola del Getafe, da cui il prete dipende, ha detto però di non essere stata informata in anticipo dei problemi che avevano determinato l’allontanamento del prete dall’Italia.

Il caso don Ruggero coinvolge però anche il Vaticano, perché ad essere chiamato in causa è stato anche mons. Charles Scicluna, Promotore di Giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede. L'associazione antipedofilia ''Caramella buona'', venuta a conoscenza dei fatti, sostiene infatti di aver provato a rivolgersi a diverse autorità ecclesiastiche, sia a livello di Conferenza episcopale che di Curia vaticana. L'ultimo di questi colloqui, quello fra il presidente dell'associazione, Roberto Morabile, e mons. Scicluna, avvenne il 18 luglio del 2007, un anno prima dell'arresto di don Conti. In quella occasione, secondo l'associazione, al procuratore generale del Vaticano, dopo un colloquio durato 45 minuti, furono consegnati materiali e informazioni relative alle accuse mosse contro il prete di Selva Candida. Scicluna ammette che l’incontro ci fu però al País (27/3) ha dichiarato “Le denunce portate non erano firmate, e quindi non potevamo intervenire”. Qualche settimana dopo, in una dichiarazione rilasciata alla  Cnn (28/4), il magistrato vaticano ha poi affermato: “Alla fine dell'incontro del 2007 con ‘Caramella buona’ non mi è stata lasciata alcuna reale informazione su cui agire”. Immediata la replica di Mirabile, che in un comunicato ha denunciato: “Le dichiarazione rilasciate alla Cnn da mons. Charles Scicluna sono totalmente false e di una gravità assoluta”. “Mons. Scicluna - ha aggiunto Mirabile - oltre a dichiarare il falso, entra in contraddizione con se stesso, con la dichiarazione che ha rilasciato settimane fa al quotidiano spagnolo El Pais: prima dice che io e la mia collaboratrice non gli abbiamo portato denunce firmate, ora spudoratamente afferma che la ‘Caramella Buona’ Onlus non ha voluto condividere con lui le informazioni in possesso su don Ruggero Conti”. Il caso di don Ruggero ha particolare rilevanza anche per altre ragioni: perché si tratta di una vicenda avvenuta in Italia, addirittura nel “cortile di casa” del Vaticano, in una delle diocesi suburbicarie; ma anche perché l’ex parroco, assai quotato nell’area della destra romana, era stato il consulente per le politiche familiari di Gianni Alemanno durante le elezioni comunali di Roma del 2008. Alemanno aveva inoltre scelto proprio don Ruggero come uno dei nove garanti del suo programma nell’ultima campagna elettorale. (valerio gigante)

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