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LE CHIESE SONO STRUMENTO DI PACE? INIZIATIVA ECUMENICA A MILANO

- Letizia Tomassone: pace, armi, beni comuni. Le Chiese devono schierarsi

Tratto da: Adista Notizie n° 46 del 05/06/2010

35621. MILANO-ADISTA. Cattolici, evangelici e ortodossi a Milano, alla Corsia dei servi il 2 giugno, per confrontarsi su una domanda: le Chiese sono strumento di pace?

È il primo appuntamento nazionale – promosso, fra gli altri, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane (Fcei), dal Segretariato Attività Ecumeniche (Sae) e da Pax Christi – in vista della prossima Convocazione ecumenica internazionale per la pace indetta dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) a Kingston, in Giamaica, e prevista per il maggio 2011, a conclusione del “Decennio per sconfiggere la violenza”. L’obiettivo centrale della Convocazione è “affermare insieme l’annuncio della pace come cuore del Vangelo e la pratica della nonviolenza attiva come stile di vita di ogni cristiano”, cercando di costruire percorsi pastorali di supporto nella vita delle Chiese. Il momento decisivo della Convocazione sarà l’adozione di una Dichiarazione comune delle Chiese sulla Pace la cui redazione è già stata avviata nella forma di una scrittura collettiva di un Documento preparatorio che sta coinvolgendo una vasta rete di gruppi legati alle varie Chiese, impegnati nei problemi della pace e della riconciliazione.

“Il nostro mondo è profondamente ferito dalle guerre, ma anche dalla distruzione della natura e dalla rapina delle risorse naturali, beni comuni dell'umanità intera”, hanno spiegato i promotori del convegno milanese. “Imparare a vivere in pace tra i popoli e con il pianeta è oggi una delle urgenze che attraversano la fede cristiana. Proprio il 2 giugno, giorno in cui si fa mostra di forza con la parata militare a Roma, le Chiese e i movimenti vogliono trovare la loro forza soltanto in Dio e nella prassi profetica di Gesù, che fa dell'amore dei nemici un grimaldello per smantellare la violenza. Il Convegno, che vedrà riuniti cristiani che insieme vogliono preparare la pace, si aprirà in concomitanza con la Conferenza internazionale di Edimburgo, che celebrerà il centenario di quello storico evento che di fatto diede l'avvio al movimento ecumenico mondiale”.

“Siamo di fronte ad una nuova tappa del cammino che il movimento ecumenico sta percorrendo”, ha commentato mons. Giovanni Giudici, presidente di Pax Christi: “Si tratta di manifestare l’assoluta urgenza dell’impegno per la pace e della profonda interdipendenza di questo tema con l’impegno per la giustizia e la salvaguardia del creato. Occorre stimolare le Chiese ad un comune impegno su questi temi confrontando il pensiero, le prassi pastorali, le testimonianze di tutti i cristiani”. Per approfondire i temi del convegno, Adista ha intervistato la pastora valdese Letizia Tomassone, vicepresidente della Fcei.

 

Letizia Tomassone: pace, armi, beni comuni. Le Chiese devono schierarsi


Qual è il senso e lo scopo del convegno del 2 giugno?

Il convegno è la prima grande occasione pubblica ecumenica in vista dell’incontro di Kingston. Raccoglie e rilancia l’iniziativa “Osare la pace per fede” che da anni il Sae porta avanti e ha l’obiettivo di aiutare le Chiese a prendere posizione sui temi che a Kingston saranno all’ordine del giorno e a compiere delle scelte concrete, senza lasciare tutto alla buona volontà dei singoli credenti. È bene che le Chiese si esprimano e facciano anche sentire il loro peso sui temi della pace.

 

Come procede il cammino delle Chiese cristiane italiane verso Kingston?

La Chiesa cattolica è fortemente pungolata da Pax Christi – che si è spesa molto anche per l’incontro del 2 giugno – ma non mi sembra che abbia delegato a questo movimento la propria partecipazione; mi pare invece che diversi vescovi e molte comunità siano coinvolte in prima persona nel cammino verso Kingston. Insomma, ad animare il percorso è Pax Christi, ma molti la seguono. È coinvolta anche la Chiesa ortodossa italiana – che sarà presente il 2 giugno a Milano – e ovviamente partecipa la Federazione delle Chiese Evangeliche nel suo complesso.

 

Quello della Fcei è un coinvolgimento molto forte?

Direi di sì. Perché siamo più piccoli, e quindi la partecipazione è più agile, ma soprattutto perché la pace è da sempre uno dei temi centrali della riflessione e del cammino delle Chiese evangeliche. La Fcei stessa da anni è in prima linea nella denuncia delle strutture economiche ultraliberiste che minano la pace e nell’impegno per la difesa dei beni comuni, a cominciare dall’acqua e dal referendum anti-privatizzazione.

 

Pastora Tomassone, quali sono gli argomenti più urgenti in vista di Kingston?

Le crisi che abbiamo di fronte e che interrogano la nostra fede sono la povertà nel mondo, le guerre e le economie che le sostengono, e la distruzione dell’ambiente a causa della rapina e dello sfruttamento umano insostenibile.

 

E come ci si sta muovendo?

Sulle questioni degli armamenti – dalla riconversione, alle “banche armate”, per arrivare alle scelte economiche complessive – il cammino procede a rilento e il confronto è difficile. Mi pare invece che sulla tematica ambientale ci siano le convergenze più forti fra le Chiese che sembrano intenzionate a fare passi concreti in tema di cambiamento degli stili di vita e di sobrietà. Qui si potrebbero raggiungere degli obiettivi e poi, a cascata, questa la mia speranza, potrebbero arrivarne anche altri. Sono abbastanza fiduciosa. L’importante è iniziare a muovere qualche passo.

 

Lei a Milano coordinerà il gruppo di lavoro sulla “violenza di genere”. È un nodo ancora irrisolto?

Mi pare di sì, perché le dinamiche del patriarcato sono presenti nella società, nelle famiglie ma anche nelle Chiese. Il fatto che non ci sia riconoscimento per i ministeri femminili, per esempio, rende molto difficile la revisione critica di tante visioni bibliche patriarcali che a loro volta legittimano i comportamenti che hanno in sé elementi di violenza di genere.

 

Cosa succederà dopo il 2 giugno?

Abbiamo in programma di organizzare un’altra grande iniziativa ecumenica in primavera insieme alla Cei e alla Chiesa ortodossa italiana e poi ci sono in cantiere tante piccole attività di base insieme a cattolici ed ortodossi. Il centesimo anniversario dell’avvio del movimento ecumenico, ad Edimburgo, ci dà molta forza per accelerare il cammino. (luca kocci)

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