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ACQUA PUBBLICA: AD AREZZO, LA CHIESA SOSTIENE IL REFERENDUM. “LA LOGICA DEL PROFITTO COLPISCE I DEBOLI”

Tratto da: Adista Notizie n° 52 del 26/06/2010

35663. AREZZO-ADISTA. Che il 7% degli interventi di “Aiuto alle famiglie” il Centro d’Ascolto della Caritas diocesana li destini al pagamento delle bollette dell’acqua, è un dato sconcertante. Un fenomeno del tutto inedito, sul territorio, che deve far riflettere anche nel mondo cattolico. Così, in un comunicato del 1.mo giugno scorso, suor Rosalba Sacchi (direttrice della Caritas della diocesi di Arezzo, Cortona e San Sepolcro) ha chiarito le motivazioni che hanno spinto la Caritas ad “aderire all’appello di chi chiede che l’acqua sia pubblica e gratuita” e a promuovere, ad Arezzo, un’assemblea pubblica, che si è celebrata lo scorso 16 giugno presso la Sala conferenze della Caritas diocesana, intorno al tema “Di chi è l’acqua? Campagna di sensibilizzazione per l’acqua pubblica. Conoscere, capire, agire… responsabilmente!”.

Citando alcuni passaggi della Caritas in veritate, il comunicato afferma che è necessario “che maturi una coscienza solidale che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni”. E, ancora: “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti”. Per la Caritas, chiarisce il comunicato, questa responsabilità si traduce nell’impegno alla sensibilizzazione sul territorio, nonché a farsi “portavoce per invitare i cristiani a firmare i quesiti referendari”. “Tutti i credenti sono chiamati”, conclude suor Rosalba Sacchi, a “salvaguardare questo dono della creazione di Dio come un ‘bene di tutti’ e un ‘diritto universale’ che dunque non può essere vincolato alla logica del profitto”.

La mobilitazione per l’acqua bene comune coinvolge, da diversi anni, l’associazionismo cattolico aretino che si occupa, sul territorio, di carità e di assistenza ai poveri ed agli esclusi. Le Acli, la Comunità Emmaus, l’associazione “Da cristiani in politica”, Aifo e l’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, hanno inoltre collaborato con la Caritas all’organizzazione dell’assemblea pubblica del 16 giugno.

Secondo p. Antonio Airò – direttore dell’Ufficio diocesano – “i beni comuni non possono essere ridotti a merce e portare in taluni casi all’esclusione degli ultimi. Serve una gestione pubblica ed oculata”. P. Airò fa un ulteriore passo in avanti, lanciando l’invito: “Bisogna raccogliere firme perché il referendum si faccia: senza arrivare ad una contrapposizione ideologica, ma ad un confronto nel quale i cattolici devono dire la loro”. Ed è proprio questo il motivo che ha incoraggiato una così grande mobilitazione ‘politica’ nel mondo cattolico, con la diocesi esposta in prima persona. Da 10 anni, infatti, la gestione delle risorse idriche di Arezzo è in mano ai privati della società “Nuove Acque”, che ha procurato nel tempo una incontrollata lievitazione delle bollette. “A 8mila famiglie è stata slacciata l’acqua perché non riuscivano a pagare le bollette: tutto negli ultimi dieci anni”, spiega Massimo Acciai delle Acli. La posizione dell’associazione è sempre stata molto netta (v. anche Adista Segni nuovi n. 40/10): “Da sempre siamo stati contrari alla privatizzazione dell’acqua. E che ci avevamo ‘visto lungo’ lo testimoniano le 16mila firme raccolte ad Arezzo dal Comitato”, conclude Acciai; “Dove c’è ricerca esclusiva del profitto, è scontato che prima o poi i più deboli ci rimettano”. (giampaolo petrucci)

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