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RAFFORZARE LA CRITICA, AMPLIARE LE RETI, INTERCETTARE IL DISAGIO: LA XII ASSEMBLEA NAZIONALE DI NOI SIAMO CHIESA

Tratto da: Adista Notizie n° 55 del 03/07/2010

35674. MILANO-ADISTA. Giunta alla sua XII assemblea nazionale, la sezione italiana del movimento internazionale Noi Siamo Chiesa mostra ormai di essere una realtà consolidata all’interno del cattolicesimo di base del nostro Paese. Ad evidenziarlo, il 20 giugno scorso, alla Cascina Contina, nei pressi di Milano, una nutrita presenza di persone (complice anche il maggiore radicamento del movimento nel nord Italia), provenienti da 17 diverse realtà territoriali. Dopo le preghiera iniziale, con la lettura ed il commento dei brani biblici proposti dalla liturgia domenicale, il coordinatore nazionale Vittorio Bellavite ha letto alcuni messaggi di persone che, pur non avendo potuto prendere parte all’incontro, intendevano ribadire la loro adesione al movimento ed alle sue istanze. Tra essi, particolarmente intenso quello di don Carlo Sansonetti, dalla Costarica. Poi, dopo una breve presentazione dei partecipanti, è intervenuto Valerio Gigante, redattore di Adista, la cui presenza ha confermato il tradizionale rapporto di amicizia e collaborazione tra l’agenzia e Noi Siamo Chiesa. Gigante ha toccato i problemi dell’informazione religiosa in Italia oggi: un’informazione - ha detto - ancora assai timida per quanto riguarda i media laici, assolutamente istituzionale in ambito ecclesiastico e che non lascia spazio non solo alle voci del “dissenso”, ma anche a quelle che manifestano disagio, o che portano alla luce quella “pluralità” di visioni e di opzioni che nella Chiesa andrebbero accolti come una ricchezza, piuttosto che fronteggiati come una minaccia. Oggi la gerarchia - ha detto Gigante - di fronte ad uno scandalo come quello della pedofilia del clero non può fare a meno di parlare in termini autocritici. Ma ad essere colpevolizzati sono sempre i singoli; il sistema si autoassolve, anche grazie ai mezzi di comunicazione laici, sempre troppo indulgenti quando si tratta di approfondire le responsabilità dei vertici ecclesiastici e del Vaticano.

Frate Benito Fusco, dei Servi di Maria, che aveva ospitato a Ronzano (Bologna) nel giugno dell’anno scorso la precedente assemblea di Noi Siamo Chiesa, ma che da un anno è stato spostato d’autorità a Budrio (per il solo fatto di aver sottoscritto, assieme ad altri 41 preti e religiosi, un documento sul fine-vita che si poneva in posizione critica rispetto alle posizioni della gerarchia, v. Adista n. 86/09), ha poi tenuto un ampio intervento introduttivo. Dopo aver affermato che il movimento Noi Siamo Chiesa dà coraggio e speranza a tanti cristiani in ricerca, ha sinteticamente ripercorso le tappe della sua storia personale, passata dalla militanza politica in Lotta Continua, ad un impegno politico più “istituzionale”, come assessore a Casalecchio di Reno, fino a una riflessione sui fondamenti evangelici dell’aspirazione alla giustizia ed alla pace, alla sequela di alcune grandi personalità del suo ordine religioso (padre Giovanni Vannucci, David Maria Turoldo, p. Camillo de Piaz, p. Alberto Maggi, p. Bruno Quercetti, fino a Paolo Sarpi), che a questi valori hanno dedicato la propria esistenza. La sua analisi sullo status ecclesiae è stata severa: la crisi di una istituzione così apologetica e gerarchica, ha detto, avrà tempi lunghi. Sullo scandalo pedofilia ha poi ricordato che esiste anche un problema negli ordini religiosi dove il fenomeno continua ad essere “coperto” e non viene spesso neppure segnalato ai vescovi. Per quanto riguarda Noi Siamo Chiesa frate Benito ha lanciato alcune proposte: lavorare su punti tematici, come la questione di genere, le genti (lo “straniero” della Bibbia), il dialogo tra le generazioni. Ha inoltre suggerito la costituzione di un “Osservatorio sui diritti umani nella Chiesa”, che si ispiri al recente libro di José Maria Castillo su questo tema.

Nel pomeriggio Bellavite ha svolto la relazione sulle attività dell’anno, ricordando le principali questioni (testamento biologico, solidarietà a don Santoro, inizio della causa di beatificazione di Wojtyla, intervento della Cei nelle elezioni regionali e atteggiamento “benevolo” nei confronti del governo, scandalo pedofilia ecc..) sulle quali le posizioni delle gerarchie ecclesiastiche hanno richiesto un intervento critico del movimento. I documenti e le riflessioni di Noi Siamo Chiesa, ha costatato amaramente Bellavite, hanno però sempre incontrato il silenzio dei vescovi (come nella proposta di istituire organi indipendenti di ascolto delle vittime degli abusi sessuali) e della stampa cattolica. Bellavite ha poi sottolineato l’importanza dei rapporti internazionali di Noi Siamo Chiesa che si sono concretizzati in più incontri in Europa (a Monaco, a Strasburgo e ad Amsterdam) e nella collaborazione attiva al “Project 50 years”, che prevede l’organizzazione in tutto il mondo, da parte dei movimenti che si definiscono conciliari, di riflessioni e convegni sul Concilio in occasione dei cinquanta anni dal suo inizio e poi della sua conclusione (nel dicembre del 2015 è previsto un grande incontro a Roma). Il coordinatore di Noi Siamo Chiesa ha poi ricordato la partecipazione agli incontri di Firenze del maggio 2009 e del febbraio 2010 e la posizione critica espressa dal movimento circa l’approccio troppo “teologico e spiritualista” che ha caratterizzato i due appuntamenti e che sembra avere ricevuto un qualche ascolto in vista del terzo incontro, previsto a Napoli dal 17 al 19 settembre, a cui Noi Siamo Chiesa parteciperà.

Dopo la relazione di Bellavite, il dibattito è stato a tutto campo, a partire dal racconto delle situazioni locali. Si è detto che il disagio tra i cattolici sta crescendo, che i vertici della Chiesa sono ora sulla difensiva e che perciò una posizione alternativa come quella di Noi Siamo Chiesa può costituire un punto di riferimento per molti stanchi e delusi dei silenzi e dei conformismi ecclesiastici. È necessario, è stato ribadito, andare nella direzione della costruzione di reti di collegamento, come avviene da tempo, per esempio in Spagna e in Francia. Se i rapporti coi vescovi sono quasi inesistenti, i presenti hanno sottolineato che il movimento si caratterizza, rispetto ad altre realtà di base come le CdB, per la volontà, nonostante tutto, di non abbandonare il tentativo di dialogo e proposta nei confronti dell’istituzione. Molta attenzione è stata dedicata al problema della nomina dei vescovi, ora del tutto sottratta a qualsiasi contributo dal basso (sul tema, è prevista una iniziativa in autunno). Nel corso del dibattito, è stata sottolineata criticamente una certa assenza del movimento dalla denuncia della legge sulla sicurezza e dal contemporaneo riconoscimento di quanto molte strutture ecclesiali stanno facendo su questo grave problema. L’assemblea ha quindi confermato l’attuale Coordinamento nazionale ed ha deciso la partecipazione al Forum Sociale Europeo di Istanbul all’inizio di luglio, all’assemblea dei cattolici francesi di base a Lione in novembre e infine al Forum di Teologia e Liberazione a Dakar a gennaio 2011.

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