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SULLA VIA DEL CAMBIAMENTO

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 74 del 02/10/2010

A Napoli si è appena concluso il “terzo incontro” (dopo Firenze 1 e dopo Firenze 2) che gli organizzatori definiscono “uno spazio libero di comunione, confronto e ricerca sinodale”. Con saggezza lo pongono sotto un motto unitario della tematica e unificante tutti i fedeli: “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”, precisando ulteriormente le loro intenzioni con una frase di Bonhoeffer (del 1944), che suona: “Pregare e fare ciò che è giusto fra gli uomini”.

Articolazione e svolgimento del programma hanno confermato che il qualificato gruppo di promotori persegue l’obiettivo di intrecciare un’iniziativa ecclesiale (in vista di promuovere una più soddisfacente “sinodalità” della Chiesa) con una resistenza civile ai grandi guai incombenti sulla nostra democrazia. Il Vangelo che “abbiamo ricevuto”, infatti, ci pone degli obblighi di fedeltà; la “preghiera” – Bonhoeffer ce lo ricorda, con la sua autorità di martire della resistenza cristiana tedesca e di grande teologo: forse il maggiore di quel secolo terribile – alimenta e sostiene l’azione che conta, cioè “fare ciò che è giusto tra gli uomini”. Lezioni sostanzialmente magistrali e “testimonianze” ben scelte hanno unito il piano delle “idee e idealità” con le esperienze concrete. Rispetto a Firenze, a Napoli si è cercato di spostare il focus dell’incontro dalle opinioni ferite e dalle critiche più o meno radicali, verso una progettualità di ampio respiro e la concretezza di un laboratorio. Spostamento opportuno, dati i tempi e la sede – meridionale – prescelta. La quale però che ha visto aumentare le “facce nuove”, ma diminuire la partecipazione dal Centro e dal Nord. E forse gli amici di “Noi siamo Chiesa” vorrebbero qualcosa di più combattivo, dato che scrivono “speriamo che nasca da Napoli un contatto permanente tra i partecipanti”; ma questo in realtà gia esiste e la ripetizione degli incontri e l’accumularsi di indicazioni viene a costituire un punto di orientamento per settori notevoli dell’opinione ecclesiale. E mi pare eserciti qualche influenza anche su personalità rilevanti della gerarchia.

Certo, non possiamo tacere tre osservazioni che ci obbligano ad un severo realismo su difficoltà delle situazioni e tempi non brevi necessari a ottenere cambiamenti significativi: 1) il tam tam su internet e su agenzie specialistiche fa circolare le informazioni, ma i grandi “mezzi di comunicazione” non danno spazio né attenzione a questo tipo di iniziative e relazioni; la crescita del fenomeno resta lenta e ne viene sottostimata la percezione; 2) negli stessi giorni il papa – comprensibilmente seguito in Inghilterra dai grandi mezzi di comunicazione – è risultato molto efficace a fronte di una situazione religiosa obiettivamente di fatto più impegnativa e, da secoli, ben più “secolarizzata” di quella nostra nazionale: ma su queste differenze e distanze storiche, la presa di coscienza è stata pressoché inesistente sulla nostra stampa; 3) il Concilio, che pure è il grande evento qualitativo che accredita la Chiesa cattolica nel mondo contemporaneo – e di fatto sostiene anche quel tanto di formazione cristiana, capillare e molecolare, che tuttora raggiunge basi e periferie della nostra articolata società – sconta la non comprensione della “fine storica dei regimi di cristianità”, per cui tuttora da non pochi si cerca la forza dove siamo divenuti irrimediabilmente deboli, e si valorizza meno ciò in cui si è più forti. Ma cambiamenti interessanti sono per strada. O mi sbaglio?

*Saggista e giornalista, tra i fondatori dell’associazione e della rivista Il Mulino

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