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UN DISCEPOLATO TOTALMENTE INCLUSIVO. LO “SCANDALO” DELLA PRESENZA DELLE DONNE AL SEGUITO DI GESÙ

Tratto da: Adista Documenti n° 76 del 09/10/2010

DOC-2296. SANTIAGO DEL ESTERO-ADISTA. Da sempre escluse dalla vita pubblica, oscurate negli aspetti più dirompenti sul piano religioso, relegate al ruolo di comprimarie sul palcoscenico della storia. Un occultamento, quello ai danni delle donne, cui non è sfuggita neppure l’ermeneutica della Bibbia, improntata quasi unicamente ad un approccio patriarcale e androcentrico. E questo - come ha sottolineato già in passato la teologa cattolica femminista Elisabeth Schüssler Fiorenza -, nonostante sia una donna a riconoscere la messianità sofferente di Gesù ungendolo per la sua sepoltura, mentre ‘alcuni’ discepoli la rimproverano (Mc 14,3-9); nonostante siano due donne a testimoniare del luogo in cui Gesù veniva deposto (Mc 15,47) e siano tre donne a ricevere la notizia della sua resurrezione (Mc 16,1-8); nonostante ancora Marco ci dica che, Gesù inchiodato alla croce, “c’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme” (Mc 15, 40-41).

Ed è proprio quest’ultimo passo del Vangelo di Marco che, secondo il biblista argentino di fama internazionale Ariel Álvarez Valdés (tra l’altro membro dell’Associazione Biblica Italiana e di quella spagnola), testimonia più di altri del carattere totalmente e radicalmente inclusivo del discepolato di Gesù: Marco parla infatti di queste donne usando due verbi - ‘seguivano’ e ‘servivano’ - che i vangeli sono soliti riservare ai discepoli di Gesù. “Se Marco ci dice che quelle donne che erano ai piedi della croce ‘seguivano Gesù’ - afferma il teologo argentino -, è perché erano parte integrante del gruppo itinerante dei suoi discepoli”. Ammettendole nel suo gruppo Gesù ci dice quindi che tutti sono adatti al servizio di Dio, ma questa forse è una verità ancora troppo scomoda da accettare. E non è un caso che a raccontarla sia un teologo come Ariel Álvarez Valdés, il quale, stanco del divieto di parlare, scrivere, pubblicare e insegnare impostogli dal vescovo opusdeista di Santiago del Estero mons. Francisco Polti Santillán (con l’“incoraggiamento” di Roma; v. Adista nn. 62 e 92/08), si è sentito costretto a lasciare il sacerdozio per potersi “dedicare alla Bibbia e insegnare senza pressioni la Parola di Dio” (v. Adista n. 25/10). Tra le sue “colpe”, quella di aver messo in dubbio che Adamo ed Eva siano realmente esistiti, che l’arcangelo Gabriele sia entrato volando in casa di Maria per parlare con lei, che i miracoli comportino la sospensione delle leggi di natura, che il parto di Maria sia avvenuto in maniera diversa dai parti normali.

Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, il testo del teologo argentino, tratto dalla rivista Mensaje (www.mensaje.cl). (i. c.)

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