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CONVERGENZE PARALLELE. LEGHISMO E CRISTIANESIMO IN UN DOSSIER DI MISSIONE OGGI

Tratto da: Adista Notizie n° 93 del 04/12/2010

35887. BRESCIA-ADISTA. Dalla “balena bianca” alle “camice verdi”: il leghismo, oltre a rappresentare un fenomeno tipicamente settentrionale, “ha il suo insediamento più robusto nelle aree in cui più forte era la ‘subcultura’ cattolica e tende a ergersi quale paladino dei ‘valori e delle tradizioni cattoliche’, con la condiscendenza, se non la simpatia, di una parte delle autorità ecclesiastiche non solo locali”. È quanto denuncia il numero di dicembre di Missione Oggi, mensile dei padri saveriani (www.saverianibrescia.com/missione_oggi.php), in un approfondito dossier di 16 pagine dal titolo Leghismo e cristianesimo. La cattolicità a rischio. I curatori, Mauro Castagnaro e Marino Ruzzenenti, affermano che l’adesione cattolica al modello leghista mette in luce alcune evidenti contraddizioni che meritano un ulteriore approfondimento.

Già nel luglio 2010 il mensile promosso da Pax Christi, Mosaico di pace, aveva diffuso un analogo dossier (Un moderno tribalismo guerriero. Federalismo, razzismo e Chiesa cattolica) che denunciava “la larga adesione a forze politico-sociali ispirate a teorie razziste e xenofobe”, e invocava “un serio esame di coscienza per le comunità cristiane” (v. Adista n. 61/10). I missionari saveriani si inseriscono così nel solco della riflessione ecclesiale sulle derive culturali del Paese e sulle complicità della Chiesa cattolica, che dimostrano, si legge ancora, “una mancata sedimentazione della proposta conciliare di un cristianesimo consapevole e critico, a vantaggio del permanere di una religiosità, i cui simboli il leghismo recupera in un’identità cristiana ridotta alla dimensione rituale/culturale”.

L’adesione al modello leghista e di centro-destra, denuncia il sociologo Stefano Allievi nel rapporto, si verifica principalmente nella componente cattolica “con pratica e conoscenza più tiepida”, mentre tra i cattolici “impegnati e attivi” si riscontra una maggiore preferenza per culture politiche di centro-sinistra: “Chi scrive ‘Padania cristiana’ a caratteri cubitali sui muri del Nord di solito in parrocchia non si vede o non è attivo. E chi rivendica crocefissi in ogni aula, scolastica e municipale, spesso a casa sua non ce l’ha e non lo prega”. Eppure il sodalizio leghismo-cattolicesimo presenta ulteriori e paradossali contraddizioni: i matrimoni in rito celtico di Calderoli e Castelli (il quale avrebbe successivamente proposto di mettere la croce sulla bandiera italiana); la nota croce celtica di Borghezio; le politiche xenofobe contro i migranti, egoistiche contro il Sud e in contrasto con i principi della Costituzione; le invettive contro le gerarchie cattoliche romane – solo perché, appunto, romane e centraliste – e contro la Curia milanese, guidata dai cardinali “cattocomunisti” Martini e Tettamanzi. “Tutto questo – afferma Allevi – nella Lega è regola, non eccezione”. E conclude: “Si sa: anche Mussolini aveva cominciato la sua carriera politica anarco-socialista con infuocati comizi in favore dell’ateismo” “e finì per firmare i Patti Lateranensi. La piroetta leghista dal folklore neo-celtico al bacio dell’anello cardinalizio non sarebbe, dopo tutto, più estrema”.

Sull’inconciliabilità tra leghismo e cattolicesimo scrive anche il teologo Giacomo Canobbio, ricordando che “anche le SS portavano scritto sulle divise” Gott mit uns (Dio è con noi) per perseguire “fini tutt’altro che religiosi”. L’accettazione della stridente dissonanza si spiegherebbe, chiarisce Canobbio, con la funzione simbolico identitaria della religione: anche durante il nazismo la cultura popolare restava “legata a simboli e a tradizioni che, anche prescindendo dalle pratiche evangeliche, permettevano una identificazione socialmente riconosciuta. In essa le distinzioni sottili tra religione e cultura, tra costume e Vangelo, tra leggi civili e morale, in genere non trovano spazio”. E così, il senso etimologico del termine “cattolico” (kath’ holon indica l’apertura alla totalità) è negato dal suo significato “culturale”, che produce derive territorialiste e xenofobe. “Alla luce di queste considerazioni – azzarda Canobbio – ci si potrebbe domandare se il fenomeno Lega non sia da considerare come una forma di malattia del cattolicesimo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, il docente di Etica Giannino Piana, che rintraccia nel leghismo “un’etica tribale (o clanica), espressione di un comunitarismo chiuso caratterizzato da una forma di appartenenza totalizzante ed escludente, dove l’unica preoccupazione è la salvaguardia dei privilegi del proprio gruppo”, grazie ad “una strategia difensiva” che si realizza nel disprezzo delle diversità (stranieri, musulmani, omosessuali, ecc.). Ancora una volta risulta evidente che “l’etica che scaturisce da questi atteggiamenti e comportamenti è agli antipodi del messaggio morale cristiano”. Se tra il leghismo e il cattolicesimo si è realizzata un’alleanza, conclude, occorre denunciare la “scarsa penetrazione del messaggio cristiano nelle coscienze”, la proposta di un messaggio cristiano non radicale e “l’assenza di una coraggiosa denuncia” da parte della Chiesa, che “rischia di suonare come una forma di complicità”. (giampaolo petrucci)

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