17 anni di leggi “ad mafiam”. La lotta di Berlusconi contro le istituzioni democratiche

23/05/2011, 10:59

Tratto da: Adista Documenti n° 42 del 28/05/2011

DOC-2354. ROMA-ADISTA. Il 27 e 28 marzo 1994 il Polo delle libertà vince le elezioni politiche e Silvio Berlusconi diventa presidente del Consiglio. Tre mesi dopo, a governo appena insediato, il neo ministro della Giustizia Alfredo Biondi propone l’approvazione del cosiddetto «decreto salvaladri» – che introduceva un elenco di reati (in particolare i reati di corruzione e concussione ed altri reati dei colletti bianchi) per i quali veniva proibita la misura della custodia cautelare in carcere –, poi ritirato grazie alla mobilitazione dell’allora “popolo dei fax”.

Era la prima legge ad personam voluta da Berlusconi a cui, in 17 anni quasi ininterrotti di governo, sono seguite altre 36 leggi che - come spiega il magistrato Domenico Gallo nella sua relazione tenuta all’assemblea dei Comitati Dossetti per la Costituzione, a Bologna, il 29 aprile – vanno definite piuttosto «leggi ad mafiam», perché «favoriscono soprattutto la criminalità, anche quella dei colletti bianchi, ed impediscono l'azione di contrasto alla criminalità della polizia e della magistratura». «Nella scena finale del film Il Caimano – dice Gallo – si vede la folla che attacca i Tribunali. Adesso ci troviamo in una situazione in cui la realtà si è molto avvicinata alla fiction, però quel finale può ancora essere cambiato. Ma ci è rimasto poco tempo». Pubblichiamo di seguito la sua relazione. (l. k.)