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Se la sovranità appartiene al Capitale. Il genocidio economico come legge di mercato

Tratto da: Adista Documenti n° 30 del 01/09/2012

DOC-2462. SAN JOSÉ-ADISTA. È un genocidio economico commesso in piena consapevolezza quello che si sta oggi consumando all’interno dell’Unione Europea: un crimine ordinato dal potere economico e disciplinatamente eseguito dal potere politico, in un contesto svuotato di ogni valenza democratica. È lucida e impietosa l’analisi condotta dall’economista, filosofo e teologo della liberazione tedesco (ma residente in Costa Rica) Franz Hinkelammert, che, in un articolo pubblicato sul sito del Grupo Pensamento Crítico (7/7/12) e ripreso il 12 luglio dall’Instituto Humanitas Unisinos, l’Università gesuita del Vale do Rio dos Sinos (www.ihu.unisinos.br), squarcia il velo di ipocrisie e di menzogne che cela lo scandalo in corso oggi in Europa con la crisi del debito, tanto simile a quello vissuto negli anni ’80 in America Latina. Lo scandalo di lasciar volutamente annegare chi potrebbe essere soccorso e portato in salvo. Perché una cosa è certa: se il popolo greco sta affondando nella miseria, se quello spagnolo e quello italiano corrono il rischio di seguire la stessa strada, se l’intera popolazione europea minaccia di essere infine travolta, è perché così hanno deciso le banche, i mercati, la classe politica. E così hanno deciso pur avendo di fronte un’alternativa assolutamente percorribile, ragionevole ed efficace, come fu la soluzione data alla crisi del debito alla fine della II Guerra Mondiale. Ma allora, spiega Hinkelammert, era iniziata la Guerra Fredda, e il sistema capitalista, minacciato nella sua stessa esistenza dall’avanzata dei partiti comunisti, specialmente in Francia e in Italia, si era visto costretto ad adottare misure chiaramente estranee alla sua logica, ma perfettamente comprensibili nel quadro di un’“economia di guerra”. «La crisi del debito - sottolinea il teologo - è un affare troppo buono per rinunciarvi, a meno che non risulti inevitabile per assicurare l’esistenza stessa del sistema». E oggi il sistema capitalista non si sente altrettanto in pericolo (se una minaccia è individuata nell’incombente catastrofe ambientale, c’è comunque la cosiddetta economia verde ad offrire nuove e promettenti possibilità di guadagno). Così, proporre oggi una reazione alla crisi del debito analoga a quella che si ebbe alla fine della II Guerra Mondiale «è considerata una cosa da folli e da estremisti».

In ogni caso, per rendere possibile tutto ciò si è resa necessaria una totale subordinazione della politica alle leggi del mercato, come è appunto avvenuto all’interno delle cosiddette democrazie modello, Stati Uniti ed Europa in testa. Al punto da riconoscere espressamente, come ha fatto la cancelliera Angela Merkel, che «la democrazia deve essere in accordo con il mercato». Che ne è allora della sovranità popolare? «Attualmente - evidenzia Hinkelammert - consiste nel fatto che il popolo dichiara sovranamente che il potere economico e, pertanto, il Capitale, è sovrano». Con una logica e ben nota conseguenza: nel caso non affermi tale sovranità del Capitale, il popolo sovrano cessa automaticamente di essere democratico.

Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, ampi stralci dell’intervento del teologo (per la cui lettura integrale rimandiamo al sito Ihu on line). (claudia fanti)

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