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Tonino Bello, maestro di nonviolenza

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 2 del 19/01/2013

Tra memoria e futuro. Intreccio di storia e di orizzonti. Proprio come il luogo in cui eravamo, incrocio di due mari e simbolo di un incontro, possibile, tra culture e persone diverse, capaci di ascolto e di dialogo. Santa Maria di Leuca ha ospitato il convegno promosso da Pax Christi, “In piedi, costruttori di pace! Tonino Bello maestro di nonviolenza per una Chiesa della tenerezza”. Ci si dà appuntamento in tanti, ogni anno ormai, nei giorni che precedono la marcia per la pace del 31 dicembre. Il mare è un luogo simbolo, che ci riconduce a tutti i migranti che proprio là vi trovano la morte, per l’innalzamento di frontiere, per l’asfissia delle nostre politiche incapaci di accogliere e di integrare. Un luogo simbolo di culture che guerreggiano tra loro. Un posto scelto non «per restringere gli orizzonti, ma perché questa porzione di terra è quasi il luogo paradigmatico dove si svelano gli stessi meccanismi perversi che certamente in modo più articolato, attanagliano tutti i Sud della terra» (don Tonino Bello, in Chiesa e lotta alla mafia, 1992). Il Sud è, quasi per definizione, luogo di schiavitù e liberazione. E ci sembra di riascoltare don Tonino che, nel salutare i partecipanti alla Marcia di Molfetta del 31 dicembre 1991 diceva: «La terra in cui vi trovate è come una finestra aperta, da cui osservare tutte le povertà che incombono sulla storia. È una terra-finestra. Una terra-simbolo. Una terra-speranza. Una terra-frontiera. Finis terrae. Da questa terra-finestra si scruta bene l’Adriatico in fiamme. Il crollo dell’Albania e il fuoco dei Balcani. Si distingue bene il Mediterraneo, nuovo invisibile muro, che curva la nostra regione come un arco di guerra puntato dal Nord verso il Sud del mondo. Il radicalmente altro che è il musulmano, il radicalmente impoverito che è l’africano».
Pax Christi è a pochi mesi di distanza dal congresso in cui si eleggerà il nuovo consiglio nazionale e si prospetteranno i nuovi orizzonti di impegno. Passato e futuro, quindi. Nel corso dei due giorni lo sguardo si è, in parte, volto indietro e Gianni Novello, Giuliana Bonino, mons. Luigi Bettazzi e tanti altri ci hanno aiutato a ripercorrere alcuni momenti salienti dell’azione di Pax Christi negli anni scorsi, liberi da toni nostalgici: nella Chiesa perché il suo volto sia sempre più materno e accogliente, inclusivo; per una Chiesa del grembiule al servizio dei poveri, libera dalla tentazione di servigi ai potenti di turno. Per il disarmo, dall’impegno per l’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza al no “senza se e senza ma” al nucleare. È un memoriale la lettera dei vescovi pugliesi per una regione “Arca di pace e non arco di guerra” e l’impegno di don Tonino contro gli allora F16…
E la rete si tesse nel tempo. Perché dagli F16 di ieri, fermo e forte oggi è il nostro no agli F35, ci ha sollecitati Renato Sacco, rientrato da poco dalla visita a Sarajevo, a 20 anni dalla marcia dei 500, guidata in modo discreto e profetico da don Tonino. Ieri come oggi, appunto. Sarajevo 1992 – Sarajevo 2012. Dal passato si arriva sulla soglia del futuro: quali nuovi orizzonti di ideali, quali sogni diurni e impegni quotidiani? Perché la pace che don Tonino voleva, ci ha ricordato Tonio Dell’Olio, è quella dal volto feriale.
Non si poteva fare a meno di offrire alcuni elementi di lettura del contesto odierno. E così Giuliana Martirani ci ha accompagnato alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo che, oggi più che mai, deve fare i conti con la morsa della dittatura dei mercati monetari e finanziari e con «le ideologie del liberismo radicale e della tecnocrazia» che «insinuano il convincimento che la crescita economica sia da conseguire anche a prezzo dell’erosione della funzione sociale dello Stato e delle reti di solidarietà della società civile, nonché dei diritti e dei doveri sociali». Un liberismo messo in discussione dalla Populorum Progressio e una revisione del nostro modello di sviluppo invocata dalla Caritas in Veritate. Questi, prosegue, «possono essere i due pilastri per la revisione profonda e lungimirante sul bene comune lì invocata. A partire tuttavia dai nostri riferimenti spirituali e culturali che, lungo tutto l’Antico e il Nuovo Testamento ripartono sempre, non dai primi, ma dai secondi della storia e della geografia». Una storia e una geografia riletti con occhi e cuore di “secondi”. Ecco “il meridiano perduto”.
Non si può che passare dal vicolo cieco dell’economia e del modello di sviluppo in cui siamo, tutti, collocati oggi. Perché, come ha ricordato Benedetto XVI al corpo diplomatico (7 gennaio 2013), «se preoccupa l'indice differenziale tra i tassi finanziari, dovrebbero destare sgomento le crescenti differenze fra pochi, sempre più ricchi, e molti, irrimediabilmente più poveri». E di finanza – e di guerra, di conflitti armati – ha parlato Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas Italiana: «La crisi economica e finanziaria, associata a una serie parallela di fenomeni e processi geo-politici internazionali e regionali, ha suscitato nel corso di questi ultimi anni dinamiche di instabilità sociali e istituzionali, tali da determinare la nascita di nuove situazioni di tensione e conflittualità armata». I dati che illustra Beccegato sono sconcertanti: «A partire dal 2006, il numero complessivo dei conflitti armati, che dopo la fine della Guerra Fredda era andato sostanzialmente diminuendo di anno in anno, è tornato di nuovo a crescere in modo repentino: nel 2011 sono state 20 le guerre ad alta intensità combattute nel mondo, in riferimento a 14 Paesi. Ed è solo la punta dell’iceberg: nello stesso anno, il totale di tutte le situazioni di guerra e conflitto armato assommavano a 388 unità. Nel 2012 le statistiche mostrano un ulteriore peggioramento soprattutto in relazione alle crisi siriane e della striscia di Gaza e le tendenze per il 2013 non preannunciano nulla di buono».
Insomma, un buon punto di partenza per un rinnovato impegno per la pace. Quella disarmata, nonviolenta. Quella che emerge nell’azione e nelle parole di don Tonino Bello. Parole e profezia, peraltro, protagoniste di un “docu-film” che Pax Christi sta realizzando in vista dei 20 anni dalla morte del suo amato presidente, diretto da Edoardo Winspeare, e per il quale si sta sperimentando una vera proposta di “azionariato popolare” (per info: www.paxchristi.it) che ci consentirà di portare a compimento l’opera. Per parlare di politica. E di economia, appunto.

* Direttrice di “Mosaico di pace”, mensile promosso da Pax Christi

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