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CATALOGNA INDIPENDENTE. E SOCIALISTA? IL PROGETTO POLITICO DI SUOR FORCADES

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 04/05/2013

37147. BARCELLONA-ADISTA. Catalana, laureata in medicina e in teologia fondamentale, divenuta famosa nel 2009 per le sue critiche all’industria farmaceutica a motivo delle vaccinazioni contro l’influenza A, la suora benedettina Teresa Forcades (v. Adista Notizie n. 69/11) ha dato vita ad un progetto politico di base per «agire» contro «la deriva neoliberista». Ne ha parlato il 14 aprile scorso durante la presentazione del libro Diálogos con Teresa Forcades, scritto dalla giornalista Eulalia Tort dopo un anno di conversazioni avvenute nel monastero di Monserrat. Il progetto è lanciato da un Manifesto per il processo costituente in Catalogna che la suora ha elaborato insieme all’economista Paul Arcadi Oliveres, presidente di Giustizia e Pace catalana e attivista del 15-M, il movimento degli indignados spagnoli iniziato il 15 maggio del 2011 con una serie di proteste pacifiche finalizzate ad una democrazia più partecipativa e contro il dominio di banche e corporazioni.
Forcades e Oliveres propongono, come ha spiegato la religiosa, la creazione di una candidatura «plurale» per canalizzare il processo dalla base, a partire cioè «dalle periferie e dai popoli», e presentarla poi alle prossime elezioni del Parlamento autonomo catalano (2016) al fine di «sostenere la convocazione di una assemblea costituente per definire quale modello di Stato e di ordine economico vogliamo».
Dal punto di vista sociale ed economico, la piattaforma propone, fra l’altro, l’espropriazione della banca privata, la difesa di una banca etica, salari e pensioni degne, una riduzione dell’orario lavorativo, una riforma elettorale per ampliare la partecipazione democratica, diritto alla casa, no alla guerra e alla corruzione. È chiaro, ha detto suor Forcades nel corso di un programma di TV3, che «niente del programma sociale che proponiamo si può fare senza uno Stato proprio»: da qui la necessità di una «Repubblica catalana», una Catalogna indipendente dalla Spagna, di cui ora è provincia autonoma. La “candidatura popolare”, ha affermato ancora la religiosa, non vuole essere un partito politico, aggiungendo che né lei né Oliveres hanno la minima intenzione di presentarsi alle elezioni e che intendono solo promuovere «un cambiamento sociale in questa deriva neoliberalista». Ha assicurato che, data la sua personale concezione cristiana del lavoro, «non è contro le imprese. Non voglio un mondo dove bisogna attendere che un comitato centrale decida tutto», ha detto, però «una cosa è essere imprenditore capitalista e un’altra imprenditore». «Puro capitalismo» è quando «una persona, con il lavoro di un’altra, guadagna 1.000 e paga 1». «È la base del nostro sistema», e «non è cristiano, perché attenta alla dignità delle persone. Per questo sono anticapitalista». E vicina al socialismo, come dimostra il Manifesto, perché, ha aggiunto citando testi del filosofo Enrique Dussel (e, ricordiamo noi, di Giulio Girardi) «c’è sempre stato dialogo fra marxismo e cristianesimo». D’altronde, se «Marx parlava di feticismo associato al denaro», qualcosa del genere «dicevano già i profeti dell’Antico Testamento».
L’iniziativa, sua e di Oliveres, ha spiegato ancora suor Forcades, è un’esortazione all’esercizio di quella «libertà radicale» di cui gode l’essere umano che «ci ha dato Dio». Di fronte agli attuali «tagli nei diritti civili, sociali e di libertà», è ora di «dire basta», perché «la soluzione non ci verrà dall’alto», bisogna «articolare una lotta per la giustizia sociale», ma «attraverso il cristianesimo», non con la dittatura del proletariato né con forme di lotta violente. (eletta cucuzza)

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