Nessun articolo nel carrello

LAMPEDUSA: IL MONDO CATTOLICO LANCIA LA SFIDA. E DENUNCIA UNA POLITICA SCHIAVA DEL CONSENSO

Tratto da: Adista Notizie n° 37 del 26/10/2013

37343. ROMA-ADISTA. Mentre i barconi, carichi di migranti, continuano incessantemente a far rotta verso l’isola di Lampedusa, non si placa la polemica esplosa in seguito alla tragedia del 3 ottobre scorso in cui hanno perso la vita oltre 350 profughi.


Quando i diritti umani non portano voti

Se da un lato sono più che note le posizioni oltranziste della Lega e quelle del centrodestra sulla Legge Bossi-Fini e sul reato di clandestinità, e dall’altro il governo è corso ai ripari lanciando l’operazione di pattugliamento e monitoraggio delle coste “Mare Nostrum”, hanno stupito le dichiarazioni di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio che, intervenendo per richiamare all’ordine i due parlamentari 5 stelle dopo l’approvazione di un loro emendamento per l’abolizione del reato di clandestinità in Commissione Giustizia, hanno dichiarato il loro disaccordo, perché l’operazione non rientrava nel programma del movimento e perché, prima di procedere, i due avrebbero dovuto consultare colleghi e base. A destare scandalo, però, il post del 10 ottobre scorso sul blog www.beppegrillo.it: se in campagna elettorale il movimento avesse parlato di abolizione del reato di clandestinità, dicono Casaleggio e Grillo, «il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico». Commento corredato dalla solita retorica secondo la quale una tale decisione rappresenterebbe «un invito agli emigranti dell'Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l'Italia». «Lampedusa è al collasso e l'Italia non sta tanto bene», concludono i leader del M5S, quindi non possiamo permetterci di accogliere altre persone. Un tuffo nella destra populista che lascerebbe pensare ad un tentativo di pescare nelle acque mosse dello smarrito elettorato di centrodestra, ma che, in realtà, non stupisce poi così tanto se si considera il variegato bacino di consensi del movimento.

Parole che comunque irritano quanti, nella società civile e anche nel mondo cattolico, hanno sempre promosso l’abolizione del reato di clandestinità come caposaldo nella lotta per la sopravvivenza dei migranti e per la tutela dei diritti dei cittadini stranieri. Tra questi, spicca con forza l’aspro commento dei comboniani di Nigrizia: «Forse, arrivando coi barconi, privi di adsl, [Grillo] non li considera elettoralmente interessanti», si legge il 10 ottobre sul sito www.nigrizia.it. L’articolo – tutto in punta di amara ironia – paragona Grillo a Bossi, «che liscia il diopopolo becero con proposte demagogiche e crudeli. No… Grillo è diverso. E sbaglia chi lo bolla come un qualunquista, populista, antipolitico, unto del web», anche quando dice che con l’abolizione del reato di clandestinità si perdono voti e «si corre il rischio di essere invasi da torme di immigrati (quelli sporchi, cattivi, ladri…)». Al centro della pagina, un’immagine doppia: sulla sinistra il corpo senza vita di un migrante che galleggia tra i flutti; a destra invece, una fotografia di Grillo che, con spavalderia, attraversa a nuoto il Canale di Sicilia. A Grillo non interessa il reato di clandestinità, perché lui la soluzione ce l’ha in pugno, si legge più avanti: «Inviare nei Paesi africani o mediorientali, da cui queste persone scappano per fame e per guerra, centinaia, se non migliaia di istruttori di nuoto. Magari tutti addestrati (via web, ovviamente) dallo stesso Grillo, esperto nuotatore e perfetto conoscitore del Canale di Sicilia». «Perché, diciamocelo, è intollerabile che questi poveri cristi che arrivano a poche miglia dalle coste italiane non sappiano galleggiare. Corsi per tutti, quindi. Infanti inclusi. Le stelle comete grilline, poi, illumineranno la via. Che Mistero Buffo non averci pensato prima».


Rompere l’alleanza destre-cattolicesimo

Il giorno dopo la tragedia, il coordinatore nazionale di Pax Christi, don Renato Sacco, aveva affidato un commento al sito del movimento: «Mentre sei fermo al semaforo, ti cade l’occhio sui manifesti della Lega che se la prende con chi si interessa di rom e migranti». Di fronte allo slogan “Prima il Nord”, proseguiva, «ti viene la rabbia, più forte del magone. E non ce la fai a piangere. E ti senti in colpa di abitare in un Paese così, in un mondo così. Ti chiedi se non è davvero anche un po’ colpa tua, dei tuoi silenzi, della tua rassegnazione».

Secondo don Sacco occorre «aprire tutti gli occhi su una cultura razzista sempre meno sommersa, che emerge nei discorsi e commenti anche di tanti ben pensanti, giovani e meno giovani» e che troppo spesso, per ragioni politiche, è stata minimizzata anche dal mondo cattolico (www.paxchristi.it, 10/10). In particolare, Sacco punta il dito sull’alleanza tra il leghismo e il cattolicesimo “padano” che ha alimentato negli anni una cultura razzista e cinica, terreno fertile per le stragi del mare. «Mi preoccupa ripensare ai commenti e ai sorrisi di chi, anche all’interno della Chiesa, davanti alle “sparate” della Lega» «non si rendeva conto che diventavano legge e segnavano tragicamente la vita di tante persone». Quel patto scellerato, in virtù dei “valori non negoziabili”, chiarisce Sacco, ha spinto in secondo piano i diritti umani e più di qualche occhio si è chiuso di fronte al dilagare del pensiero razzista, che intanto promuoveva le sue leggi. E poi – scrive in chiusura – succede che dopo pochi anni «ti trovi di fronte a una lunga fila di bare e a qualcuno che ritiene esagerato il lutto nazionale, e si rifiuta di fare il minuto di silenzio dicendo che, se fossero rimasti a casa loro, non sarebbero morti in mare».


Il cantiere della fraternità

In un comunicato del 14/10, Pax Christi torna sui fatti di Lampedusa per guardare avanti con speranza e lanciare la sfida del cambiamento. Per il nostro Paese è tutto da rifare – si potrebbe leggere tra le righe – in termini di politiche migratorie, di accoglienza e di cooperazione internazionale. Secondo Pax Christi bisogna agire in maniera incisiva a livello locale ed europeo su alcuni fronti precisi. Innanzitutto, è necessario «fermare le guerre e la corsa alle armi» in quelle zone calde, come ad esempio la Siria, che producono ondate continue di profughi in fuga. In secondo luogo, è sempre più necessario «costruire ponti e relazioni per una civiltà del diritto» creando canali umanitari agevolati, «un sistema di accoglienza unitario e articolato» sul territorio e «momenti di educazione alla cittadinanza umana, alla “cultura dell'incontro”, al disarmo delle menti e dei cuori». Infine – Pax Christi fa suo l’invito di papa Francesco lanciato al Centro Astalli, lo scorso 10 settembre – i religiosi dovrebbero «aprire le strutture ecclesiali alla “carne di Cristo”», ovvero ai migranti. Un «cantiere necessariamente ecumenico e universale» dove «ognuno può fare la sua parte», comunità di fede, Stato, Enti locali e società civile.


Europa grande assente

La tragedia di Lampedusa ha scosso anche i vertici della Chiesa cattolica europea. Il naufragio del 3 ottobre ha segnato drasticamente l’Assemblea plenaria delle 39 Conferenze episcopali europee aderenti al Ccee (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee), che si è svolta a Bratislava, dal 4 al 6 ottobre scorsi, intorno al tema “Dio e lo Stato. L'Europa tra laicità e laicismo”. Nel corso dell’assise, il presidente del Consiglio e arcivescovo di Budapest, card. Péter Erdõ, ha ribadito che «col crescere dell'unità dell'Europa deve crescere parallelamente anche la comunione circa la responsabilità davanti ai doveri che ci spettano». In merito alla strage di Lampedusa, «non è soltanto l’Europa mediterranea a essere coinvolta: tocca all’intero continente, perché una delle idee base dell’Unione europea è quella della solidarietà» (già nel 2011, in piena crisi libica, quando le coste dell’isola erano prese d’assalto dalle carrette del mare, Erdõ aveva invocato il coinvolgimento europeo). Parole confermate e rinvigorite anche dall’intervento del presidente della Conferenza episcopale di Malta (isola “sensibile” al tema a causa della sua posizione al centro del Mediterraneo), il vescovo di Gozo mons. Mario Grech, che ha denunciato: «Siamo tutti corresponsabili di fronte alla morte di queste persone».


La cattiva politica fa stragi

I vescovi siciliani, riuniti a Siracusa nella sessione autunnale della Conferenza episcopale siciliana, il 12 ottobre hanno diffuso un messaggio nel quale invitano a pensare l’accoglienza e il dialogo come valori che appartengono al patrimonio evangelico cristiano. In tal senso, affermano, i cittadini lampedusani hanno «mostrato al mondo il valore e l'efficacia dei gesti semplici e significativi del quotidiano: la vicinanza, il soccorso, il pianto, la collera, la pazienza». Ma, denunciano, hanno anche «dimostrato l'inutilità controproducente di talune risposte istituzionali che non hanno contribuito a risolvere il problema», moltiplicando, anzi, il numero delle vittime. Senza troppi giri di parole, i vescovi siciliani considerano la cattiva politica responsabile di quelle oltre 350 vittime. Così come quella strisciante “cultura” che non ha ancora accettato l’inevitabilità dei fenomeni migratori. «Questi morti e tutti quelli che negli anni sono stati cancellati dal mare chiedono verità, giustizia e solidarietà», hanno aggiunto. «È ora di abbandonare l'ipocrisia di chi continua a pensare che il fenomeno migratorio sia un'emergenza che si auspica ancora di breve durata». I vescovi siciliani invitano poi «a vivere il prossimo Avvento come tempo di fraternità e di condivisione»: «Un’occasione propizia per approfondire la conoscenza del fenomeno migratorio, liberandosi da pregiudizi e luoghi comuni; per studiare forme possibili di aiuto e di solidarietà verso gli immigrati; per sollecitare interventi politici ai diversi livelli che contribuiscano ad affrontare realisticamente il problema e a elaborare soluzioni efficaci». (giampaolo petrucci)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.