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SPENDING REVIEW IN CASA SALESIANA: LIBRERIE CHIUSE, DIPENDENTI A RISCHIO

Tratto da: Adista Notizie n° 46 del 28/12/2013

37442. ROMA-ADISTA. Per i dipendenti delle librerie dell’editrice Elledici, di emanazione salesiana attraverso l’Istituto Bernardi Semeria, la Befana ha pronto un sacco di carbone. Se poi per qualcuno sarà di varietà dolce si vedrà. Il fatto è che da qui a un mese, entro gennaio cioè, chiuderanno le sedi di Milano, Firenze e Roma Conciliazione. La stessa sorte è già toccata nella prima metà del 2013 alle librerie Elledici di Genova, Padova e Messina. Su quelle di Varese, Napoli e Catania per ora non circolano notizie ferali. Si suppone che nulla rischi quella storica di Torino, che è la città del fondatore della Congregazione salesiana, don Bosco, nonché sede della casa editrice. Fra i locali che ospitano le librerie, quelli di proprietà dei salesiani sono stati messi in vendita, per le altre è in rescissione o è stato rescisso il contratto di affitto.

La decisione della proprietà è, con certezza, irreformabile. I dipendenti non possono sperare in ammortizzatori sociali previsti dal contratto nazionale del commercio, in quanto il gruppo non ha un numero di lavoratori sufficiente per poter accedere al beneficio della cassa integrazione, ma è tuttavia aperto un tavolo di trattativa presso la Filcams, il sindacato Cgil del settore. Ormai il punto è solo evitare il licenziamento tout court.

La proprietà da noi contattata ha manifestato comprensione per il dramma delle famiglie coinvolte e informato che sta offrendo, là dove possibile e perciò non per tutti, soluzioni alternative tipo lo scivolo per il dipendente ormai vicino alla pensione, un lavoro nella sede di Torino per qualche lavoratore della libreria di Milano, impieghi come promotori delle vendite.

Cosa c’è dietro una così significativa falcidia? Lo abbiamo chiesto ai responsabili della proprietà. Le case editrici sono tutte in crisi, e anche noi non ci sentiamo troppo bene, è stata la risposta; la Elledici si sta ridimensionando, pur se – tranquilli – la programmazione per il 2014 è già approvata e soddisfacente.

Si sono però dovuti tagliare dei rami forse non proprio secchi, ma certo appesantiti da criticità cui negli anni passati ha fatto fronte economicamente la casa madre torinese, e non si può andare avanti così.

Dato il taglio di “rami” piuttosto indiscriminato, vien da chiedersi: che fossero tutte in perdita e piene di buffi le librerie salesiane? In realtà, no. Abbiamo saputo che quella di Firenze, per esempio, va soddisfacentemente, anche meglio di quelle di Milano e Roma; queste sono più stazionarie nel loro fatturato che però è piuttosto promettente: a Milano, leggiamo sulla cronaca milanese di Repubblica (16/12), l’anno scorso il fatturato è stato di 604mila euro, 18mila scontrini battuti, 70/80 clienti giornalieri; a Roma, da quando c’è papa Francesco, gli scontrini staccati nella sede di via della Conciliazione sono considerevolmente aumentati (ad oggi intorno ai 27mila, 120/130 giornalieri per un totale di +20% sullo stesso periodo del 2012), anche se il fatturato ne ha beneficiato in modo parziale (la crisi consiglia spese comunque parsimoniose), e la libreria non è mai vuota di clienti, famiglie, giovani, gruppi, papaboy. Vedere per credere.

Ma secondo la Congregazione proprietaria una simile prospettiva è insufficiente, e, se “la spesa non vale l’impresa”, meglio rinunciare alle librerie. D’altronde queste, rammentano, erano in origine solo filiali Elledici, ovvero punti di rivendita e distribuzione a librerie, parrocchie, entità religiose, ecc. La trasformazione, voluta una quindicina di anni fa, attualmente non dà frutto, forse per politiche editorial-distributive errate, si può sospettare, ma certo anche a causa della diminuzione e dell’invecchiamento dei sacerdoti, principali clienti della Elledici che pubblica libri di liturgia, catechesi, dottrina, spiritualità, ecc. Ora però, a quanto pare, l’editrice farà a meno anche delle filiali, salvo situarle in altro tipo di locali di proprietà salesiana e moltiplicare i promotori.


Gioiello in vendita

Nella capitale, oltre alla libreria “don Bosco” situata in via della Conciliazione, c’è quella di via Marsala, fronte stazione Termini, entrambe con sette dipendenti. A fine gennaio, dicono dalla Elledici, i dipendenti di via della Conciliazione saranno assorbiti dalla sede di via Marsala. Una soluzione – ma è ancora tutto in alto mare – che, se non penalizzerà in toto i lavoratori di via della Conciliazione con un licenziamento secco, penalizzerà però i dipendenti che, prevedibilmente, bene che vada, da titolari di contratti a tempo pieno (attualmente nove passeranno a titolari di contratti part time (attualmente cinque), con una sensibilissima diminuzione delle ore lavorative e di salario per tutti.

La libreria di via Marsala, ci dicono dalla Elledici, fattura ben di più della gemella di via della Conciliazione, trovandosi in uno snodo di traffico ferroviario e cittadino più facilmente raggiungibile dalla clientela classica dell’editrice (“vende soprattutto gadget ai turisti”, lamentano in sostanza dalla proprietà; “la nostra Libreria è una delle cose più belle, d’impatto e promozionali che la Congregazione possiede… è una perdita d’immagine incalcolabile”, è in sintesi l’opinione dei dipendenti). Per questo quella in vendita è la “Don Bosco”. Che peraltro, sottolineiamo, ha un valore commerciale alto: secondo nostri calcoli, la proprietà può sperare in un introito fra 2 milioni e 2 milioni e mezzo di euro per i circa 350 metri quadri del locale, situato invidiabilmente a metà strada fra piazza san Pietro e Castel Sant’Angelo. Non sarà di tutto riposo trovare il compratore.

I dipendenti della “Don Bosco” hanno manifestato le loro preoccupazioni e perplessità in un volantino affisso alla porta d’ingresso, dove definiscono la decisione della proprietà «un grave errore di valutazione» e sollecitano i clienti a «inoltrare» il loro «pensiero a riguardo» ai responsabili della casa editrice, di cui forniscono gli indirizzi e-mail.I dipendenti della libreria di via Melchiorre Gioia a Milano, combattivi e decisamente recalcitranti sulle proposte alternative avanzate dalla proprietà, hanno scritto a papa Francesco e al cardinale e loro arcivescovo Angelo Scola perché intervengano in loro aiuto e solidarietà. (eletta cucuzza)

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