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Il nostro sogno comune

Tratto da: Adista Documenti n° 9 del 08/03/2014

Fin dalla sua creazione, la Conferenza dei vescovi del Brasile (Cnbb) si è impegnata a esprimersi profeticamente e in modo fermo e propositivo su temi pertinenti alla realtà brasiliana. (…).

Più di 30 anni fa, nel 1980, la XVIII Assemblea Generale della Cnbb approvò il 1º documento della Chiesa in Brasile sulla questione agraria, dal titolo “La Chiesa e i problemi della terra”. Già in precedenza, tuttavia, singoli vescovi avevano pubblicato lettere pastorali a favore della realizzazione della riforma agraria. La difficile situazione in cui vivevano i lavoratori e le lavoratrici dei campi interpellava la Chiesa ed esigeva il suo impegno e la sua parola. Così, il 22 giugno del 1975, è stata creata la Commissione Pastorale della Terra (Cpt), dalla quale sono poi nati diversi movimenti sociali legati alla questione agraria. Per mezzo della Cpt, e grazie alla sua voce profetica, l’ingiustizia sociale e la violenza nei campi sono state denunciate dinanzi allo Stato brasiliano e presso organismi internazionali. Ed è stato ancora per mezzo della Cpt che il Mst e altri movimenti contadini hanno potuto contare sull’appoggio necessario e solidale della Chiesa, nel rispetto dell’indipendenza e della libertà di entrambe le parti, rispetto ai metodi, alle ideologie e ai principi evangelici e dottrinali.

Da allora, la società brasiliana ha attraversato molte trasformazioni e importanti cambiamenti politici, a cominciare dalla fine della dittatura militare e dal processo di ridemocratizzazione del Paese, culminato con la promulgazione della Costituzione Federale, nel 1988.

Nella prossima Assemblea Generale della Cnbb, fissata per maggio, verrà approvato un nuovo documento ufficiale, dal titolo “Chiesa e questione agraria all’inizio del XXI secolo”: un messaggio dei vescovi per il popolo di Dio e la società in generale, elaborato in comunità di fede, ai fini di un annuncio profetico e di una denuncia delle gravi ingiustizie ancora in corso contro i “popoli della terra, dell’acqua e delle foreste”. La riforma agraria, sempre promessa, non è stata la priorità di nessuno dei governi democratici che si sono succeduti. La definizione di un limite massimo della proprietà è ancora quasi un’utopia, un sogno che potrà realizzarsi solo attraverso una legge di iniziativa popolare.

Questo VI Congresso Nazionale del Mst, che celebra i 30 anni dalla sua nascita, avviene in un momento grave per il nostro Paese. La proprietà della terra continua a essere concentrata nelle mani di pochi; il nuovo Codice Forestale è molto al di sotto di quanto auspicato dalla Chiesa e dai piccoli agricoltori; la nostra popolazione ingerisce veleni anziché alimenti e acqua. Respiriamo pesticidi e prodotti tossici. Le imprese transnazionali si stanno appropriando della nostra biodiversità e delle sementi. Tutta la catena produttiva è nelle mani di pochi gruppi transnazionali a servizio del grande capitale. La violenza nei campi è aumentata e lo Stato è tanto veloce a punire i poveri e a criminalizzare i movimenti sociali quanto è lento a punire i grandi proprietari e gli stessi mandanti degli omicidi di leader contadini, indigeni e quilombolas.

I nostri fratelli indigeni, quilombolas e delle comunità tradizionali attraversano una difficile situazione, di fronte al tentativo di indebolire le garanzie costituzionali del loro diritto su questi territori. (…). Si punta ora a riformare la Costituzione trasferendo al Congresso, che è sotto il dominio della Bancada Ruralista, il potere di realizzare nuove demarcazioni di terre. Se da un lato si sono registrati alcuni passi avanti nell’affermazione dei diritti umani, dall’altro si assiste a un aumento dei conflitti sociali. È una realtà che preoccupa tutti noi, Chiese e movimenti sociali. Non è questo il Brasile che vogliamo. Come è emerso dalla riflessione condotta dalla Cnbb insieme alla società nella 5ª Settimana Sociale Brasiliana, dobbiamo ricostruire lo Stato perché sia al servizio dei cittadini e delle cittadine e non del capitale e dei suoi detentori.

Il Mst ha segnato la storia del Brasile negli ultimi trent’anni con la sua resistenza e la sua ostinazione nella denuncia di un modello ingiusto e nell’annuncio di un’altra possibilità di relazione con la terra e tra i soggetti sociali. Ci rallegra il fatto che molti operatori laici di pastorale, religiose, religiosi, preti e vescovi abbiano contribuito a costruire la storia del Mst e di altri movimenti sociali, mossi non da ideologie, ma dalla fede e dalla parola del Vangelo, e che anche oggi portino avanti la loro militanza. Questo cammino non sarà dimenticato, ma resterà iscritto nella mente e nei cuori di coloro che (…) sognano un Brasile migliore per tutti e per tutte.

Chiediamo che i compagni e le compagne del Mst abbiano il coraggio di portare avanti questa lotta. E che, in questo cammino, si aprano al dialogo con i nuovi attori sociali, con altri protagonisti che lottano per un Brasile migliore. Che abbiano l’umiltà di riconoscere anche i propri errori metodologici, i quali in nulla inficiano le conquiste e gli ideali della lotta. Che si uniscano agli alleati storici nella prospettiva di accumulare forze nel processo. (…).

Esprimiamo il nostro appoggio e la nostra solidarietà nei confronti del Mst in questi 30 anni di storia, al di là del fatto di non averne condiviso, in alcuni momenti, tutti i metodi e le posizioni. Vi ringrazio per il contributo dato alla lotta per la condivisione e la giustizia sociale, principio della fede cristiana e del pieno esercizio della cittadinanza. In tutto ciò che è giusto secondo i principi del Vangelo e della Dottrina sociale della Chiesa, cammineremo insieme nella costruzione di un Brasile democratico, libero e senza corruzione. 

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