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SCOMUNICA PER LA PRESIDENTE DI WE ARE CHURCH. MA IL MOVIMENTO RESPINGE LE ACCUSE

Tratto da: Adista Notizie n° 20 del 31/05/2014

37659. INNSBRUCK-ADISTA. Scomunica latae sententiae, vale a dire automatica: è un messaggio molto forte quello che il Vaticano lancia ai movimenti di riforma della Chiesa cattolica con il provvedimento comminato a Martha Heizer, presidente del movimento internazionale di riforma della Chiesa We are church (nonché neopresidente della sezione austriaca), e al marito Gerd. Il motivo: aver celebrato delle eucaristie private senza prete presso il proprio domicilio. Il provvedimento è stato trasmesso alla coppia dal vescovo di Innsbruck, mons. Manfred Scheuer, il 21 maggio. Esso, tuttavia, è stato rifiutato dai coniugi Heizer: «Non l’abbiamo accettato – hanno spiegato all’emittente radio austriaca Orf – perché mettiamo in discussione la procedura nella sua totalità». Il giorno seguente, Heizer ha spiegato in un comunicato di essere «profondamente scioccata del fatto di ritrovarsi nella stessa categoria dei preti pedofili» (affermazione, questa, peraltro inesatta: a tutt’oggi non è contemplata la scomunica per i preti colpevoli di abusi sessuali su minori). «Questa procedura – ha aggiunto – mostra fino a che punto la Chiesa cattolica ha bisogno di rinnovamento».

La misura è stata ugualmente rifiutata anche dal movimento: «Il movimento Noi Siamo Chiesa respinge il decreto del ex-S.Uffizio, esprime la sua solidarietà a Martha e a Gerd e conferma la sua completa collocazione all’interno della Chiesa di cui si sente parte fino in fondo, a dispetto di chi pretende di tutelare la fede e invece tutela solo il diritto canonico», si legge in un comunicato della sezione italiana, a firma di Vittorio Bellavite. Che spiega: «Martha Heizer e il marito Gerd si riuniscono in casa per celebrare insieme l’Eucaristia con altre poche persone con modalità simili a quelle che da tempo sono praticate dalle Comunità di Base, cioè senza un prete canonicamente accreditato. Contemporaneamente, a quanto ci è dato di sapere, continuano a seguire anche le funzioni parrocchiali. È uno dei tentativi di maggiore coerenza con la prassi e con l’insegnamento di Gesù per rendere il Vangelo più accessibile e più comprensibile a tutti. È questa la strada che la Chiesa dovrà seguire in futuro ricorrendo ai cosiddetti viri probati (e in prospettiva alle mulieres probatae) per permettere che alla celebrazione eucaristica, momento principale della fede della comunità cristiana, partecipino tutti i battezzati e le battezzate, tutti i membri del Popolo di Dio». «Questo – continua Bellavite – ha chiesto recentemente a papa Francesco il vescovo della diocesi di Amazzonia in Brasile Ervin Krautler, ricevendo, a quanto si sa, molto ascolto».

È indubbio, prosegue Bellavite, che si tratti di un attacco, indiretto, «al nuovo corso di papa Francesco e alle riforme indispensabili che egli cerca di proporre. Non è possibile nessuna altra interpretazione davanti a un intervento nei confronti della presidente del principale movimento che da anni si impegna per la riforma della Chiesa cattolica nella linea del Concilio e che, ora, ha accolto con convinzione il messaggio del nuovo vescovo di Roma. La questione, di cui era imputata Martha, era ferma da tre anni e sembrava abbandonata. Non a caso viene risollevata ora che nella Chiesa lo scontro si sta facendo vivace».

Perché la scomunica?

Sul motivo della scomunica Heizer non controbatte nulla: è vero che da anni lei e il marito ospitavano in casa celebrazioni eucaristiche, alle quali prendevano parte alcuni credenti. Ma per il Diritto canonico, celebrazioni di questo genere non sono che simulazioni della messa e, in quanto tali, costituiscono uno dei delicta graviora puniti con la scomunica. 

La notizia di tali celebrazioni era emersa già nel 2011, grazie ad alcune rivelazioni della televisione austriaca, suscitando un certo scalpore. Era intervenuto il vescovo e la Congregazione per la Dottrina della Fede, informata dei fatti, aveva istituito una commissione d’inchiesta. 

Il 22 maggio, il direttore della Sala Stampa vaticana p. Federico Lombardi ha detto all’agenzia I.Media che questa scomunica «è stata pronunciata dalla diocesi di Innsbruck e non direttamente da Roma»: si tratta infatti di un provvedimento automatico che scatta nel momento in cui si è in presenza di «un atto grave» rappresentato dalla «celebrazione di un eucaristia da parte di una persona non ordinata sacerdote». Una sorta di «auto scomunica», insomma, come ha confermato, lo stesso giorno, il vescovo Scheuer. Nel 2011, ha affermato, di fronte alle notizie trapelate, si è visto costretto ad aprire un’inchiesta e a «intraprendere misure legali». È forte in lui il senso di «fallimento per non essere riuscito a convincere i coniugi Heizer a rivedere la loro posizione e a evitare che si aprisse una procedura; «la constatazione di questa auto scomunica – ha detto ancora all’agenzia svizzera Apic – non è una vittoria, ma una sconfitta per la Chiesa», accolta «con enorme dispiacere». Spiega: «Poiché l’Eucaristia nella sua essenza è la festa di tutta la Chiesa, non può esserci un’“eucaristia privata”. I criteri di validità dell’Eucaristia non possono dipendere dalla volontà soggettiva e dalle condizioni spirituali delle persone coinvolte». (ludovica eugenio)

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