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PROVINCIA DI TRENTO: STRADA IN SALITA PER IL DDL ANTI-OMOFOBIA CHE NON PIACE AL VESCOVO

Tratto da: Adista Notizie n° 32 del 20/09/2014

37781 TRENTO-ADISTA. Si infiamma il dibattito intorno a una proposta di legge contro l’omofobia al vaglio del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento. Dopo due anni in cui i promotori (capofila Arcigay) hanno raccolto 7mila firme, il ddl di iniziativa popolare firmato da Paolo Zanella (presidente di Arcigay Trento) e altri è stato dibattuto in una Commissione ad hoc, che a luglio ha licenziato un testo di mediazione, frutto dell’incontro tra la mozione Zanella e il disegno di legge del consigliere Pd Mattia Civico.

Il documento Zanella-Civico (“Interventi di contrasto delle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o dall’intersessualità”) afferma che «ogni discriminazione legata all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alla condizione di intersessualità» sarà considerata dalla Provincia «come una violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali», che gli Enti locali adotteranno «misure per il superamento delle condizioni di discriminazione» e «per la sensibilizzazione sui fenomeni dell'omofobia, della transfobia e del bullismo omofobico» dentro le istituzioni (formazione del personale, uso di un lessico adeguato, ecc.) e sul territorio. Il disegno di legge punta con forza sul fattore educativo, proponendo «la realizzazione di interventi di informazione, sensibilizzazione e diffusione di buone prassi», anche in partenariato con le associazioni lgbt. Interventi specifici previsti anche nelle scuole, con «la realizzazione di progetti e attività sui temi dell'educazione alla sessualità e all'affettività» ,«della prevenzione e del contrasto al bullismo omofobico».

E, come si dice in questi casi, “apriti cielo!”. In un’intervista pubblicata dal settimanale diocesano Vita Trentina (28/8), il vescovo di Trento mons. Luigi Bressan ha bocciato il provvedimento, suscitando la mobilitazione dei partiti di ispirazione cattolica (che hanno minacciato ostruzionismo ad oltranza in aula) e il dietrofront di alcuni consiglieri che avevano partecipato convintamente alla stesura del ddl.

L’elenco delle critiche, in una fase storica in cui la nuova crociata di gerarchie e movimenti cattolici sembra essere la denuncia della cosiddetta “ideologia di genere”, suona come una cantilena già sentita: il Trentino ha «problemi ben più urgenti»; alle leggi contro l’omofobia ci sta già pensando il Parlamento nazionale; per la tutela delle minoranze bastano le leggi in vigore sulle pari opportunità; ancora, puntualizza il vescovo, «nella Bibbia si legge che Dio “maschio e femmina li creò”» e quindi il genere non si sceglie; questa legge mette il bavaglio a chi, per motivi religiosi o culturali, promuove la famiglia tradizionale; «in più passaggi si parla di indottrinare i ragazzi nella scuola», mentre «nell’età evolutiva si deve esser molto delicati per non disorientare e creare poi disagio per tutta la vita». Una lista colorita anche da un poco delicato “volo pindarico” del vescovo sui limiti che bisognerebbe imporre a certe “lobby”: «In Olanda si è creato perfino un partito che sosteneva come finalità prima la pedofilia; fortunatamente ha avuto pochi elettori, ma democraticamente era stato ammesso».

Insomma, prosegue il vescovo, tanto grave e pericolosa è questa legge che già i movimenti cattolici si stanno organizzando per promuovere un referendum abrogativo. E intanto, conclude, mentre il provvedimento è ancora sotto la lente della Commissione, «io prego perché lo Spirito Santo le/li illumini nel determinare il vero bene comune della nostra gente», «con quell’attenzione alla famiglia che resta, lo si voglia o meno, la base della società e del suo futuro». 

Dura la replica di Flavio Romani (presidente nazionale di Arcigay) alle parole pubblicate da Vita Trentina: siamo al «solito rituale degradato della politica italiana», ha commentato in un comunicato dell’Arcigay del 3 settembre. «I mal di pancia della curia sono la prima preoccupazione di una certa politica che si scorda di essere votata dai cittadini e di dover corrispondere perciò a loro e alla Costituzione, non agli altari. Argomenti più simili alla superstizione che alla fede, usati in maniera indecente da chi dei valori religiosi dovrebbe essere custode, entrano ancora una volta a gamba tesa nel dibattito istituzionale, sovvertendo il suo percorso democratico e facendosi spazio con l’arroganza e i ricatti. Questa è la politica che ci fa vergognare».

«La nostra è una provincia autonoma e teocratica», tuona il segretario dei Laici Trentini per i diritti civili, Alessandro Giacomini, dalle colonne di trentotoday.it (5/9). «La proposta di legge è stata sottoscritta da tutti i capigruppo di maggioranza, ma è bastata una intervista al vescovo Luigi Bressan a Vita Trentina per stoppare l'iter». Tra l’altro, afferma Giacomini, «l'arcivescovo Bressan non si è neppure degnato di leggere la proposta perché per lui l'omosessualità è una malattia» ma in realtà, chiosa, «la vera malattia è l'omofobia». (giampaolo petrucci)

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